Caro direttore,
perché il ministero del Turismo sostiene mediaticamente il provvedimento che sta per entrare in vigore il 1 febbraio, con la riduzione del limite minimo di acquisto per i turisti da 154,95 € a 70 €, continuando a sottostimare il valore del comparto pari a 3,1 miliardi nel 2019, quando lo stesso Libro Blu delle Dogane riferito allo stesso anno dichiara che le fatture digitali obbligatorie vistate dal sistema Otello in uscita dall’Italia sono state 5 milioni e 400mila, di valore medio pari a 995 €?
Chi conosce la dinamica del Tax Free sa anche che, alle fatture vistate in uscita dall’Italia, vanno aggiunte quelle vistate in altre Dogane di Paesi UE che, pur emesse in Italia, sono uscite dalla UE in quei Paesi.
Il valore totale degli acquisti soggetti al beneficio Tax Free è stato, dunque, decisamente superiore al valore indicato, come peraltro dichiarato in numerose occasioni pubbliche dal principale intermediario di rimborso.
Ammettiamo pure che il Ministero del Turismo si attenga alle stime ufficiali di Bankitalia, che, come noto, sottovaluta ampiamente la spesa turistica, in quanto conduce interviste a un campione di Turisti alle frontiere e – si sa – non c’è domanda che induca a mentire come quella rivolta a uno straniero che sta per lasciare il nostro Paese, chiedendogli “Posso sapere quanto ha speso per shopping?”.
Tuttavia il ministero del Turismo, se volesse davvero sapere a quanto ammonta lo shopping Tax Free, non ha che l’imbarazzo della scelta, visto che trattasi di operazioni di vendita per le quali il beneficio/incentivo si applica a condizione che sia emessa fattura e questa venga vistata da una Dogana in uscita dalla UE, a cominciare dalla Dogana Italiana.
E allora come si spiega la palese sottostima?
Io ho un sospetto : poiché è evidente che il Ministero promuove il provvedimento sul limite minimo di acquisto, senza intervenire sui rimborsi effettivi ai turisti, che continuano indisturbati ad essere decurtati almeno di un terzo rispetto all’IVA dovuta e che lo Stato rinuncia a incassare, l’impressione è che non si voglia fare i conti in tasca a chi può continuare a introitare questi margini.
Inoltre, è evidente che, conoscendo l’entità effettiva del comparto, è facile calcolare il favore che viene fatto ai percipienti, che non sono i turisti.
Lo sarebbero – i turisti da attrarre – se il provvedimento avesse previsto anche un aumento consistente dei rimborsi effettivi, tale da far diventare lo shopping detassato in Italia il più conveniente e quindi attrattivo al mondo.
Ma non essendo stato fatto, pare proprio che non si voglia far emergere quale occasione sia stata persa e quale spreco di risorse continua ad essere perpetrato.
Grazie per l’attenzione,
Arturo Aletti