C’è chi li ama e chi li odia, ma sicuramente sono stati un fenomeno globale. I bicchieroni di frappuccino, tè e caffè di ogni genere inventati da Starbucks hanno tenuto in fila le persone di tutto il mondo. Da un po’ di tempo però gli affari non vanno più così bene e, oltre al malumore dei clienti, di recente è sbottato anche Howard Schultz, ex Ceo e azionista dell’azienda.
Schultz, che nelle vesti di amministratore delegato ha contribuito a rendere Starbucks un gigante, ha criticato sia la gestione della società sia il potenziale accordo con l’investitore e fondo Elliot Investment Management.
SCHULTZ CONTRO LA GESTIONE DI STARBUCKS
Secondo quanto riportato dal Financial Times, Schultz si sta opponendo a un potenziale accordo tra Starbucks e il fondo Elliott, che è anche azionista di minoranza. Pure l’ex Ceo, che ormai non ha più un ruolo formale nella società e nemmeno accesso alle informazioni finanziarie, è comunque il sesto maggiore azionista con una partecipazione tra i 2,03 miliardi di dollari e 1,6 miliardi di dollari.
“Il miliardario ex venditore di macchine da caffè – ricorda il FT – ha guidato l’azienda per tre volte: per circa 14 anni a partire dal 1986, poi di nuovo dal 2008 al 2017 e più recentemente come Ceo ad interim dal 2022 al 2023″.
Data la sua conoscenza dell’azienda, negli ultimi mesi ne ha criticato pubblicamente la sua leadership. Prima con una lettera aperta su LinkedIn in cui affermava che i dirigenti e i membri del consiglio di amministrazione dovevano “passare più tempo con coloro che indossano il grembiule verde”. Poi – intervenendo in un podcast – ha affermato: “Non è stato un grande anno per Starbucks. […] ci sono molti problemi esterni che hanno contribuito alla pressione, come in ogni azienda, ma l’azienda non ha operato nel modo in cui credo avrebbe dovuto”. E infine: “Se l’azienda sta andando alla deriva verso la mediocrità, ritengo che la leadership e il consiglio di amministrazione ne siano responsabili”.
IL TRACOLLO DI STARBUCKS
Il disastroso quadro descritto da Schultz trova conferma nei numeri e nel trambusto che c’è stato all’interno del consiglio di amministrazione. Come riporta il quotidiano britannico, “il prezzo delle azioni di Starbucks è sceso di circa il 20% dall’inizio del 2024. L’azienda ha tagliato le sue previsioni finanziarie a gennaio e di nuovo ad aprile, quando ha riportato un calo del 4% nelle vendite trimestrali di negozi comparabili, il primo calo di questo tipo dalla fine del 2020. Martedì prossimo annuncerà i risultati del terzo trimestre”.
Inoltre, nell’ultimo anno la più grande catena al mondo di caffè per ubicazione e vendite ha apportato varie modifiche al suo Cda: all’inizio del 2024 si sono aggiunti tre nuovi membri, tra cui gli amministratori delegati di YouTube e T-Mobile, Neal Mohan e Mike Sievert, mentre negli scorsi mesi l’ad di Microsoft, Satya Nadella, ha lasciato il board.
IL POTERE DI ELLIOT IN STARBUCKS
Il fondo Elliot Investment Management, stando a Reuters, ha accumulato una posizione “considerevole” in Starbucks e ha discusso su come migliorare l’andamento delle azioni della società. Per il Financial Times, infatti, “Elliott, noto per essere un investitore aggressivo, ha costruito una consistente quota di minoranza nell’azienda da 86 miliardi di dollari e nelle ultime settimane ha spinto privatamente per un cambiamento, compresa la rappresentanza nel consiglio di amministrazione, nel tentativo di risollevare i risultati poco brillanti di Starbucks”.
Tuttavia, non è chiaro lo stato di eventuali discussioni di accordo tra Starbucks ed Elliott, ma l’agenzia di stampa aggiunge che l’hedge fund, che a dicembre gestiva un patrimonio di 65,5 miliardi di dollari, all’inizio di quest’anno ha lanciato campagne anche presso Texas Instruments e Johnson Controls. Inoltre, siede già nel consiglio di amministrazione di Etsy, Phillips 66, Match e sta spingendo per una nuova leadership e una revisione della strategia alla Southwest Airlines.