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Sviluppo Sostenibile

Vi racconto il voltafaccia del mondo allo sviluppo sostenibile

A che punto è lo sviluppo sostenibile e gli obiettivi SDGs dell’Agenda 2030? L'intervento di Alessandra Servidori, docente di politiche del lavoro.

Pochi giorni fa la dichiarazione dell’Onu attesta lo stato critico dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030, anche a causa delle attuali crisi multiple e interconnesse che hanno invertito o arrestato i progressi registrati nei primi anni dall’accordo, firmato nel 2015, sebbene l’Onu denunciasse che fossero insufficienti.

COME VANNO (MALE) GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE

A settembre i 17 Obiettivi subiranno una revisione completa nel corso dell’SDG Summit 2023, il secondo da quando le Nazioni unite hanno adottato l’Agenda 2030. Il vertice sarà l’occasione per imprimere un nuovo slancio all’accordo?

Il rapporto Onu rivela che solo il 12% dei 169 obiettivi SDG sono sulla buona strada, mentre i progressi sul 50% sono deboli e insufficienti. La cosa peggiore di tutte, ha detto Il Segretario Generale ONU, è il fatto che i progressi si sono bloccati o addirittura invertiti su oltre il 30% degli obiettivi.

I 17 SDG sono in uno stato pietoso a causa degli impatti della pandemia di Covid e della devastante “triplice crisi” del clima, della biodiversità e dell’inquinamento, amplificata dall’invasione russa dell’Ucraina. Di conseguenza, il numero di persone che vivono in condizioni di estrema povertà è superiore a quello di quattro anni fa. Anche la fame è aumentata ed è tornata ai livelli del 2005, e l’uguaglianza di genere è lontana circa 300 anni. Altre ricadute includono disuguaglianze record e aumento delle emissioni di gas serra.

Governi, organizzazioni internazionali, settore privato e società civile si confronteranno per definire le azioni trasformative necessarie per accelerare e raggiungere gli SDGs nei tempi previsti. Si conta sul ruolo di leadership dell’Unione europea, che al vertice di settembre presenterà la prima revisione volontaria degli SDGs. Ruolo che il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha rimarcato al Consiglio europeo a Bruxelles lo scorso 23 marzo.

L’APPELLO DI GUTERRES

Guterres ha fatto appello per un piano di stimolo di almeno 500 miliardi di dollari all’anno e per profonde riforme dell’architettura finanziaria internazionale, entrambe raccomandazioni chiave nel Rapporto. Lo stimolo SDG mira ad aumentare i finanziamenti a lungo termine a prezzi accessibili per tutti i paesi bisognosi, affrontare il debito ed espandere i finanziamenti di emergenza, tutte aree che richiedono un’azione.

Sebbene queste misure possano aiutare a cambiare la situazione, ha sottolineato che non risolveranno il problema fondamentale dell’attuale sistema finanziario globale ingiusto e disfunzionale, che richiederà profonde riforme.

TRE POSSIBILI SCENARI

In vista dell’appuntamento di settembre, a dicembre è stata realizzata un’analisi su iniziativa della Commissione per lo sviluppo del Parlamento europeo dal titolo “Achieving the UN Agenda 2030: Overall actions for the successful implementation of the Sustainable Development Goals before and after the 2030 deadline”. Il documento delinea tre possibili scenari, con relativi rischi, per raggiungere i 17 Obiettivi Onu entro il 2030, e offre una panoramica delle criticità incontrate finora nella loro attuazione, emerse dalla letteratura e dalle indagini. Inoltre, fornisce le raccomandazioni per le parti interessate nel contesto europeo, affinché diano un maggior contributo nella realizzazione dell’Agenda 2030.

L’Unione europea perseguirà la sostenibilità “ad hoc”, come sembra stia avvenendo in larga misura (“business as usual”). I rischi principali del primo scenario sono associati all’innesco di punti climatici di non ritorno (“tipping points”),ossia soglie che una volta superate potrebbero portare a cambiamenti climatici irreversibili, minacciando gli equilibri ecosistemici con conseguenze deleterie per la sicurezza dell’umanità e del Pianeta. Secondo uno studio pubblicato su Science, sottolinea l’analisi, l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5° C rispetto i livelli preindustriali, stabilito nel 2015 dall’accordo sul clima di Parigi, non è sufficiente per evitare il pericoloso cambiamento climatico: “La Terra potrebbe aver già lasciato uno stato climatico sicuro quando le temperature sono aumentate di 1°C”.

L’Unione europea porrà maggior enfasi sulla sostenibilità e in particolare sugli SDGs. Il secondo scenario, in cui le società non sono sufficientemente resilienti ad affrontare crisi inaspettate o le dipendenze generate dalla guerra in Ucraina, è accompagnato dal rischio che l’Ue possa non raggiungere l’obiettivo di diventare un’economia e una società a impatto climatico zero entro il 2050. Per centrarlo è fondamentale che i Paesi membri trasformino i loro sistemi energetici in un mercato dell’energia integrato, digitalizzato, competitivo e basato in gran parte su fonti rinnovabili. Oltre alle riforme normative occorrono maggiori investimenti nell’energia pulita e nell’efficienza energetica. L’Unione europea abbraccerà pienamente la sostenibilità come motore di benessere e crescita, rendendola trasversale in tutte le politiche europee. In tal caso il possibile rischio è la mancanza di un impegno globale verso gli stessi valori e di potenziali conflitti che causeranno instabilità. Il terzo scenario deve fare i conti con il fenomeno della costante crescita della popolazione mondiale che comporterà un aumento nella richiesta di risorse.

Secondo le previsioni, il livello di urbanizzazione europeo dovrebbe aumentare dell’83,7% nel 2050, con conseguente abbandono dei terreni agricoli e un incremento di aree edificate fino al 7% del territorio dell’Ue entro il 2030.Lo scenario migliore per raggiungere i 17 SDGs, nei tempi stabiliti, deve fronteggiare le criticità che finora hanno determinato la loro debole attuazione. Il finanziamento è una delle principali sfide, sottolinea l’analisi. La maggior parte dei Paesi non dispone delle considerevoli risorse necessarie per realizzare gli SDGs, una questione aggravata dall’impatto della pandemia che ha costretto a rivedere le priorità.

SFIDE SPECIFICHE E PROBLEMI DI COMPRENSIONE

A ostacolare i progressi nell’Agenda 2030 concorrono anche la mancanza di comprensione delle sfide specifiche di ogni Obiettivo e gli ostacoli culturali ai cambiamenti. Ciò non aiuta a individuare le responsabilità e a garantire l’impegno concreto delle parti interessate.Con le crisi globali in atto si è poi rafforzata l’urgenza di pianificare strategie basate sulle interconnessioni tra i 17 SDGs.

L’analisi ricorda, infatti, come tra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile prevalgano le sinergie (effetti positivi), al 24,6%, rispetto ai trade-off (effetti negativi), al 13,7%; far leva sulle sinergie può accelerare i progressi in più ambiti. A tal fine è essenziale assicurare specifici percorsi formativi alle persone impegnate nella progettazione, realizzazione e monitoraggio delle strategie. Ma l’efficacia dei processi decisionali e della definizione delle priorità dipendono dalla possibilità di accesso a dati affidabili e accurati, una sfida per molti Paesi.

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