Venerdì scorso il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato la legge per regolamentare il mercato delle stablecoin, ovvero quelle valute digitali che si differenziano dalle criptovalute “tradizionali” perché hanno un valore fisso, che di solito è agganciato a quello del dollaro con un rapporto 1:1.
La legge si chiama Genius Act e, dopo il passaggio in Senato, il 17 luglio è stata approvata dalla Camera dei rappresentanti con 308 voti favorevoli e 122 contrari: ha ottenuto il sostegno, quindi, anche di parecchi deputati del Partito democratico.
“È UNA COSA POSITIVA PER IL DOLLARO E PER IL PAESE”
L’istituzione di un regime normativo dovrebbe favorire la diffusione delle stablecoin, che potrebbero imporsi come uno strumento d’uso quotidiano per effettuare pagamenti e trasferire denaro. Trump, però, ha detto anche che la regolamentazione delle stablecoin “è una cosa positiva per il dollaro e per il paese”; il segretario del Tesoro, Scott Bessent, ha aggiunto che queste monete digitali rafforzeranno lo status del dollaro come valuta di riserva globale, amplieranno l’utilizzo del dollaro nell’economia e stimoleranno la domanda di buoni del Tesoro statunitense (i cosiddetti Treasury).
IL GENIUS ACT FARÀ ESPLODERE IL MERCATO DELLE STABLECOIN?
Il Genius Act stabilisce infatti che le stablecoin siano sostenute da asset liquidi come il dollaro e – per l’appunto – i buoni del Tesoro a breve termine; gli emettitori, inoltre, avranno l’obbligo di divulgare pubblicamente la composizione delle loro riserve ogni mese. Secondo la banca Standard Chartered, la legge potrebbe contribuire a far crescere il valore del mercato globale delle stablecoin a 2000 miliardi di dollari entro il 2028, rispetto ai circa 260 miliardi attuali.
La stablecoin più popolare è Usdt, progettata per mantenere un rapporto 1:1 con il dollaro. Anche il presidente Trump – che dall’ultima campagna elettorale si è avvicinato parecchio alla comunità delle criptovalute, ricevendo corposi finanziamenti – ha annunciato il lancio di una propria stablecoin, chiamata Usd1, sostenuta interamente da Treasury a breve termine, da depositi in dollari e da altri equivalenti cash.
STABLECOIN CONTRO VALUTE DIGITALI DELLE BANCHE CENTRALI
Le società emettitrici di stablecoin – come Tether di Paolo Ardoino, con la sua Usdt – pensano che il Genius Act rafforzerà la credibilità delle “monete stabili” e aumenterà la propensione all’utilizzo da parte dei consumatori e, forse, dei gruppi finanziari: del resto, anche il bitcoin si è istituzionalizzato, al punto che entrerà nella riserva strategica di criptovalute degli Stati Uniti voluta da Trump.
Ma, al di là delle questioni economiche, “le stablecoin sono diventate l’ultima manifestazione della competizione geopolitica”, ha scritto l’Atlantic Council, uno dei think tank più prestigiosi al mondo: ha sede a Washington, si occupa di analizzare le relazioni internazionali e ha un orientamento – come da nome – atlantistico.
A questa “corsa alle stablecoin“, come la chiama l’Atlantic Council, partecipano gli Stati Uniti, l’Unione europea, il Regno Unito e la Cina. Solo gli Stati Uniti, però, promuovono le stablecoin emesse da enti privati; gli altri tre soggetti si sono rivolti alle valute digitali delle banche centrali, anche note come Cbdc (da central bank digital currency).
– Leggi anche: Perché le banche centrali spengono l’eccitazione per le stablecoin
COSA FANNO LA CINA, IL REGNO UNITO E L’UNIONE EUROPEA
La Cina, per esempio, ha elaborato – ma non ancora adottato formalmente – lo yuan digitale e “non ha fatto mistero della sua intenzione” di utilizzarlo “all’interno della sua competizione geopolitica con gli Stati Uniti, espandendo l’uso internazionale dello yuan”. Ad oggi, comunque, la diffusione dello yuan digitale, o e-Cny, è scarsa.
Similmente, la Banca centrale europea di Christine Lagarde sta lavorando all’euro digitale per espandere il ruolo internazionale della moneta comunitaria.
Anche il Regno Unito sostiene le valute digitali della banca centrale, ma sembrerebbe essere più attento alle applicazioni economiche di una sterlina digitale (per agevolare i trasferimenti di denaro tra le imprese, ad esempio) che alle sue implicazioni geopolitiche. Infatti, a differenza della Banca centrale europea e della Banca popolare cinese, la Banca d’Inghilterra “sta costruendo un libro mastro programmabile esterno che sarà gestito da terze parti del settore privato”: l’approccio britannico, insomma, è ibrido.
Infine, come anticipato, gli Stati Uniti si oppongono all’emissione di valute digitali dalle banche centrali per privilegiare le stablecoin basate sul dollaro ed emesse da aziende private.
L’IMPORTANZA DELLE STABLECOIN PER GLI STATI UNITI
Attualmente la stragrande maggioranza delle stablecoin in circolazione è ancorata al dollaro, il che peraltro ha reso le società emettitrici (le principali sono Tether e Circle) le terze maggiori acquirenti di buoni del Tesoro statunitense, per un totale di quasi 40 miliardi di dollari nel 2024: sono superate dalla banca JpMorgan e dalla Cina.
“La concentrazione di liquidità nelle stablecoin basate sul dollaro, unita alla loro portabilità sulla blockchain e ai severi requisiti normativi in altre giurisdizioni, crea notevoli ostacoli all’emissione privata di stablecoin sostenute da valute diverse dal dollaro”, fa notare l’Atlantic Council.
LE IMPLICAZIONI GEOPOLITICHE
Le banche centrali sono preoccupate per la diffusione delle stablecoin basate sul dollaro, temendo che questa sorta di “dollarizzazione digitale” possa tradursi in una perdita di sovranità monetaria. La Banca centrale europea, del resto, ha detto chiaramente che l’euro digitale è “cruciale per rafforzare la sovranità europea”, per preservare il corso legale dell’euro e per ridurre la dipendenza – fortissima – dalle piattaforme di pagamento statunitensi, come Visa e MasterCard. In questo senso, l’euro digitale è in competizione diretta con le stablecoin basate sul dollaro. Ad oggi, le stablecoin non basate sull’euro ed emesse da soggetti privati sono di fatto proibite nell’Unione: la normativa di riferimento è il MiCar, o Market in Crypto Asset Regulation.
Come scrive l’Atlantic Council, “molti banchieri centrali, soprattutto in Cina e in Europa, si oppongono sempre di più all’estensione del ruolo globale del dollaro nell’arena digitale attraverso le stablecoin emesse da privati. Tuttavia, la loro capacità di utilizzare le valute digitali delle banche centrali per competere con le stablecoin basate sul dollaro richiede un’azione più rapida e un sostegno politico più forte di quanto si sia visto finora”.
“Gli Stati Uniti mantengono il vantaggio in questa nuova arena di competizione geopolitica, per ora”, conclude il think tank.