skip to Main Content

Spread

Ecco il vero livello di allarme dello spread per l’Italia. Gli ultimi report

L'articolo di Dhara Ranasinghe per Reuters Italia

L’Italia potrebbe trovarsi a dover agire per contenere un’impennata dei costi di finanziamento prima di quanto suggeriscano i commenti degli esponenti di governo.

CHE COSA HA DETTO TRIA SULLO SPREAD

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria questo mese ha promesso di fare tutto ciò che sarà necessario in caso il divario di rendimento tra Btp e Bund decennali si allargasse a 400 o 500 punti base. E con un rischio significativo già incorporato nei prezzi, un ulteriore balzo dello spread per il momento sembra improbabile.

COME PROCEDE LO SPREAD

La forbice tra Italia e Germania viaggia attualmente poco sotto 310 punti base, vicino ai picchi da cinque anni. Quest’anno è salito di 150 pb, il massimo dal 2011, con la manovra italiana che sta creando tensioni con l’Unione europea e mettendo i rating sovrani a rischio di declassamento.

IL LIVELLO DI ALLARME

Alcuni osservatori di mercato tuttavia osservano che piuttosto che la soglia di spread di 400-500 pb citata dai politici, il discrimine chiave è più vicino ai 350-360 punti. Un tale livello — coerente con un rendimento del Btp decennale intorno al 4% — probabilmente innescherebbe una salita più brusca dei costi di finanziamento e un contagio all’interno del blocco, aggiungono.

COSA DICE L’ANALISTA

“A 350-400 pb diventa molto difficile che gli investitori restino calmi sui titoli di Stato italiani”, commenta Michael Leister di Commerzbank. “[Una salita su quei livelli] mostrerebbe che non c’è una soluzione rapida al problema italiano”. In poche parole, in ballo c’è l’impatto di un allargamento dello spread sulle banche e la capacità dell’Italia di finanziarsi l’indebitamento.

IL TETTO DEL 4%

Secondo Vincent Deluard, global macro strategist dell’americana INTL FCStone, l’Italia non può permettersi di pagare più del 4% sul debito per lunghi periodi senza cadere in un “loop” in cui i costi di servizio rendono la crescita del debito più veloce dell’espansione economica anche se Roma mantiene un surplus primario.

I NUMERI

Considerando che il rapporto debito/Pil dell’Italia è intorno al 130%, i costi di servizio del debito a un tasso di interesse del 4% arrivano a circa il 5% del Pil, prosegue. “Se il Pil nominale in Italia sale del 3% nel caso migliore, questo significa che per il governo è necessario tenere un avanzo primario del 2% soltanto per mantenere il debito costante”, spiega Deluard.

L’avanzo primario — il saldo di bilancio al netto della spesa per interessi — è indicato all’1,8% quest’anno, più dell’1,4% del 2017 ma comunque sotto quel 2%.

COSA DICONO CITI E JP MORGAN

Per gli analisti di Citi un rendimento del decennale sopra il 4% — 50 pb oltre i livelli attuali — potrebbe essere il “punto di svolta” per un’accelerazione delle vendite. Goldman Sachs ritiene che un movimento sostenuto dello spread sopra i 300 pb dovrebbe richiedere un’azione da parte dell’Italia o della Ue.

J.P. Morgan aggiunge che un allargamento dello spread nel tempo ha un effetto cumulativo sulle spese per interessi e “erode spazio di bilancio”.

“Come regola di massima, consideriamo che un aumento di 100 pb nella curva dei rendimenti porti a un incremento di circa lo 0,15% del Pil della spesa per interessi in un dato anno”, si legge in una nota della banca.

IL BALZO DEI RENDIMENTI

Il balzo dei rendimenti e l’allargamento dello spread aumentano in effetti i costi di raccolta per il Tesoro nelle aste di titoli di Stato. La scorsa settimana l’offerta di Btp a tre anni ha visto l’Italia pagare i tassi più degli ultimi cinque anni, pur con un ammontare offerto piuttosto limitato — 3,5 miliardi di euro.

IL REPORT DI UNICREDIT

Secondo UniCredit, il ministero dell’Economia da inizio anno ha raccolto 325 miliardi in titoli governativi a un costo medio appena sotto l’1%, soprattutto per rifinanziare debito in scadenza su cui corrispondeva in media l’1,3%. Quanto a lungo si proseguirà con questo rialzo dei costi di raccolta è importante tanto quanto i picchi e i minimi che possono essere brevemente toccati e i problemi aumenteranno se i rendimenti resteranno alti fino al prossimo anno.

IL REPORT DI RABOBANK

Richard McGuire di Rabobank ritiene che una salita del rendimento medio ponderato della carta italiana sia preoccupante in quanto coerente con un cammino rialzista dei costi di servizio del debito. Un rendimento del 2,63% sulla vita media dei titoli di Stato — stima lo strategist — manterrebbe i livelli debito/Pil costanti. Il Btp giugno 2025, il più vicino alla vita media ponderata, ha un rendimento intorno a 3,20%.

L’IMPATTO PER LE BANCHE

Un impatto più immediato è quello sulle banche. Gli istituti italiani detengono intorno a 375 miliardi di titoli domestici — pari a circa il 10% dei loro asset — e l’impennata dei rendimenti, che ne erode il valore, intacca i livelli patrimoniali. Un allargamento dello spread a 400 pb costringerebbe alcune banche chiedere risorse al mercato, secondo quanto dichiarato di recente da Assiom Forex.

Morgan Stanley stima che l’impatto complessivo dell’allargamento dello spread dal secondo trimestre sui livelli di capitale delle banche sia tra 1 e 14 pb. Sulla base della dimensione dei loro portafogli obbligazionari e dei livelli di partenza del Cet1, le più vulnerabili sono Banco Bpm, Ubi e Mps, aggiunge Morgan Stanley.

Articolo pubblicato su Reuters Italia, ha collaborato da Milano Valentina Za; qui la versione integrale

Back To Top