Ci sarà una sorpresina (ovvero stangatina) per banche e assicurazioni nella manovra. Così avevano detto ieri sera, dopo il consiglio dei ministri che ha approvato la manovra di bilancio, fonti della Lega alle agenzie di stampa.
CHE COSA C’E’ SCRITTO NELLA MANOVRA DEL GOVERNO INVIATA A BRUXELLES SULLE BANCHE
L’annuncio si è realizzato davvero se si legge il documento contabile con le previsioni programmatiche e le misure di politica economica e finanziaria che l’esecutivo Conte ha inviato alla Commissione europea.
IL CONTRIBUTO CHE SARA’ CHIESTO DAL GOVERNO ALLE BANCHE
Banche e assicurazioni, infatti, contribuiranno alla manovra 2019 con un gettito di oltre 4 miliardi di euro. E’ questo quello che si evince dalle tabelle del Draft Budgetary Plan.
COSA CAMBIA PER BANCHE E ASSICURAZIONI
La rideterminazione dell’acconto di imposta sui premi assicurativi porterà circa 1 miliardo, il differimento della deduzione delle svalutazioni e perdite sui crediti bancari garantirà un ulteriore miliardo di euro, mentre la dilazione in 10 anni dei crediti dovuti ai nuovi principi contabili peserà 1,1 miliardi. Infine “interventi fiscali” sulle banche non dettagliati varranno 1,2 miliardi di euro.
FRA NUMERI E TABELLE
A carico delle banche il Draft Budgetary Plan prevede, oltre alla stretta della deducibilità di svalutazioni e perdite, anche “interventi fiscali” non meglio specificati per circa 1,2 miliardi di euro. Nelle tabelle inviate dal governo a Bruxelles si parla di misure con “efficacia immediata” che valgono lo 0,07% del Pil nel 2019, lo 0,05 nel 2020 e lo 0,03 nel 2021.
LA DEDUCIBILITA’ DI SVALUTAZIONI E PERDITE
Il governo inoltre differisce per le banche, al 31 dicembre 2016, la deducibilità del 10% dell’ammontare di svalutazioni e perdite su crediti e “spalma”, in 10 anni, quella sui crediti dovuti ai nuovi principi contabili Ifrs9, aumentando così, di fatto, la tassazione a carico degli istituti di credito. Nel draft budgetary plan inviato a Bruxelles le due misure avranno un impatto sul Pil rispettivamente dello 0,05 e dello 0,06% nel 2019.
CHE COSA SPIEGA IL GOVERNO
In particolare il governo spiega come “la deduzione della quota del 10% dell’ammontare dei componenti negativi (svalutazioni e perdite sui crediti) degli enti creditizi e finanziari previsti ai fini dell’imposta sul reddito delle società e dell’imposta regionale sulle attività produttive è differita al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2026”.
IL PENSIERO DI INTESA SANPAOLO
Sulla riduzione deducibilità interessi passivi bancari il cfo di Intesa Sanpaolo, Stefano Del Punta, nei giorni scorsi a Bali ha sottolineato: “Gli interessi passivi per una banca sono come la farina per il fornaio. Se aumenta, aumenterà anche il pane per I clienti. Con un problema in più per la crescita generale”.
CHE COSA VIENE MODIFICATO SUL TRATTAMENTO FISCALE
Inoltre viene modificato anche il trattamento fiscale delle svalutazioni dei crediti per i nuovi principi contabili. “La deducibilità ai fini Ires e Irap -si legge – della riduzione di valore dei crediti e delle altre attività finanziarie derivanti dall’adozione del modello di rilevazione del fondo a copertura perdite per perdite attese, deve essere applicato in modo retrospettivo per il 1% del loro ammontare nel periodo di imposta di prima adozione dell’Ifrs9 e per il restante 90% in quote costanti nei nove periodi di imposta successivi”. Questa misura avrà un impatto positivo per lo 0,06% nel 2019 e negativo per lo 0,01% nel 2020 e nel 2021 stima l’esecutivo.
IL COMMENTO DELL’ABI
“Stiamo valutando l’impatto delle misure sulle banche contenute nel draft budgetary plan inviato dal governo alla Ue”. Così ha commentato il vice dg dell’Abi, Gianfranco Torriero, in merito alla stretta sulla deducibilità per gli istituti di credito che si tradurrebbe in un aumento della tassazione. Per Torriero “il documento contiene delle stime di effetti finanziari ma attendiamo che queste vengano traslate in documenti” prima “di fare valutazioni”.
GLI ISTITUTI DI CREDITO FRA GOVERNO E SPREAD
Le banche sono già in subbuglio per il caro spread. Che da un lato fa svalutare gli attivi prefigurando la necessità di potenziali, futuri, aumenti di capitale, come hanno sottolineato negli scorsi giorni di Morgan Stanley, Citi ed Equita. E dall’altro lato fa aumentare in prospettiva il costo per la raccolta di risorse.
Sulla questione banche, da sottolineare un particolare caso politico: quello del Monte dei Paschi di Siena (Mps). Significative le prese posizioni recenti sia della Lega che del Movimento 5 Stelle (qui l’approfondimento di Start Magazine).
L’ARTICOLO DEL CORSERA SU TITOLI E BANCHE
Torniamo ai bond statali: proprio per evitare di vedersi svilire gli attivi, oggi il Corriere della Sera con un articolo di Federico Fubini sottolinea come le banche stanno lentamente vendendo i titoli di Stato italiani in portafoglio: “In agosto l’esposizione del sistema creditizio nazionale, pur restando elevata, è scesa di quasi nove miliardi (in base all’ultimo bollettino «Moneta e banche» di Banca d’Italia)”.
LE PAROLE DI GROS-PIETRO DI INTESA SANPAOLO
Ma recenti dichiarazioni di alcuni banchieri, come ad esempio i vertici di Intesa Sanpaolo, non sono state negative nei confronti dell’esecutivo: “Questa manovra nasce da un’ispirazione di politica economica per generare crescita e per questo non è negativa. Ci riusciremo? Vedremo, ma credo che parlare solo di cifre non porti a nulla. Di sicuro serve però una discussione europea”, ha detto il 14 ottobre il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, che ha usato parole costruttive anche sul reddito di cittadinanza.
E l’assist di Intesa che, invece, pare aver teso una mano al governo con 150 miliardi di investimenti in tre anni, assicurazioni su acquisti di Btp e endorsement su diritto di cittadinanza, come te lo spieghi?
— Camilla Conti (@petunianelsole) October 16, 2018
TUTTI GLI APPROFONDIMENTI SULLA MANOVRA:
COME FUNZIONERA’ QUOTA 100 E IL TAGLIO ALLE PENSIONI D’ORO. L’APPROFONDIMENTO
CHI HA VINTO E CHI HA PERSO TRA SALVINI E DI MAIO CON LA MANOVRA. I GRAFFI DI DAMATO