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Sanchez in Spagna abbraccia Telefonica per arginare i sauditi

Il governo Sanchez in Spagna porta avanti i suoi piani di espansione in Telefonica, la società di telecomunicazioni più importante del paese: vuole arrivare a controllare una quota del 10% per bilanciare l'ingresso dell'Arabia Saudita. Tutti i dettagli

Il governo spagnolo retto dal socialista Pedro Sanchez (nella foto) ha fatto sapere di aver aumentato la sua partecipazione in Telefonica, la società di telecomunicazioni dominante in Spagna e monopolista fino al 1997, dal 3 per cento al 6 per cento. La notizia ha stimolato la crescita in borsa del titolo, che ha guadagnato il 12,6 per cento: si scambia adesso a 4,1 euro per azione.

PERCHÉ LA SPAGNA ENTRA IN TELEFONICA

La Spagna ha intenzione di arrivare “il più velocemente possibile” – così disse il portavoce del governo a fine marzo – ad una quota del 10 per cento in Telefonica in modo da bilanciare l’ingresso nella società di Saudi Telecom Company (Stc): da settembre, infatti, il gruppo saudita di telefonia mobile controlla il 9,9 di Telefonica, tra azioni e strumenti finanziari; la quota ha un valore di 2,1 miliardi di euro. Stc fa riferimento al Public Investment Fund, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita.

Il governo spagnolo ha spiegato che la sua partecipazione in Telefonica serve a garantire la stabilità dell’azienda e a tutelarne gli asset strategici, in quanto Telefonica è considerata una fornitrice essenziale di servizi di telecomunicazione alla difesa.

IL RUOLO DELLA SEPI

La partecipazione in Telefonica viene finanziata attraverso l’emissione di debito pubblico ed è gestita da Sepi (Sociedad Estatal de Participaciones Industriales), la società che gestisce le partecipazioni statali sotto il controllo del ministero delle Finanze.

Stando a quanto dichiarato dalle autorità spagnole, l’impatto dell’operazione sui conti pubblici sarà minimo e verrà mitigato dalla riscossione dei dividendi. Il valore di una quota del 10 per cento si aggira intorno ai 2 miliardi di euro; le stime dicono che Sepi riceverà almeno 172,5 milioni di euro all’anno dai pagamenti dei dividendi fino al 2026.

In un comunicato pubblicato a fine marzo, la Sepi dichiarava che il suo ingresso da “azionista con un impegno a lungo termine […] fornirà a Telefonica una maggiore stabilità azionaria per raggiungere i suoi obiettivi, contribuendo a salvaguardare le capacità strategiche di un’azienda strategica per gli interessi nazionali” della Spagna.

Come scriveva Reuters a dicembre, citando una fonte anonima, l’ingresso dello stato in Telefonica è un segnale ai sauditi e agli altri investitori esteri che la Spagna è pronta a difendere le aziende di importanza strategica.

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