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Cdp, Snam, Terna e Italgas. Il nodo dei cinesi di State Grid e il modello Cdp Reti da imitare secondo Tononi e Palermo

Fatti, nomi, indiscrezioni e scenari sul riassetto in cantiere della Cassa depositi e prestiti

C’è un nodo cinese da sciogliere nel riassetto del gruppo Cdp?

La riorganizzazione societaria del gruppo del Tesoro passa anche da una semplificazione delle società controllate dalla holding partecipata anche dalle fondazioni bancarie. Tra queste società c’è in primis Cdp Reti, che tra gli azionisti oltre la Cassa depositi e prestiti ha anche il colosso statale cinese dell’energia State Grid.

L’idea sulla quale la Cassa presieduta da Massimo Tononi e guidata dall’amministratore delegato, Fabrizio Palermo, stanno lavorando è comunque – come scritto giorni fa da Start Magazine – la costituzione di una o più sub holding industriali controllate al 100% dalla Cassa depositi e prestiti in cui far confluire le quote di Terna, Snam, Italgas e Saipem e Ansaldo Energia.

L’obiettivo, come indicato nel piano industriale triennale, è quello di superare un portafoglio di partecipazioni che è “frammentato”, secondo Palermo e Tononi.

Della questione, come ha rivelato nei giorni scorsi il quotidiano il Messaggero, i vertici di Cdp ne hanno parlato con esponenti delle fondazioni bancarie, che hanno il 15,93% della Cassa (il ministero dell’Economia ne possiede l’82,77%).

Secondo le indiscrezioni, al momento dal piano di riassetto non sarebbero interessate le quote che Cdp ha in Eni e Poste Italiane (che ora sono nel portafoglio della capogruppo).

Nel piano industriale si prevede la riorganizzazione del portafoglio di gruppo “sulla base di una logica industriale e per settore di attività, per sostenerne i percorsi di sviluppo in una prospettiva di lungo termine”.

Secondo i primi pour parler interni alle fondazioni bancarie, Fincantieri – insieme con altre quote strategiche detenute da Cdp in Terna, Snam, Italgas e Saipem – confluirebbero in una società ex novo che supererebbe l’attuale articolazione di Cdp che vede le quote sparse tra Cdp, Cdp Reti e Cdp Equity in particolare.

Ma il vero progetto dei vertici della Cassa sarebbe un altro: allocare le diverse e frastagliate partecipazioni in sub-holding di filiera. Ossia replicare di fatto l’esempio di Cdp Reti.

Cdp Reti è un veicolo di investimento, costituito nel mese di ottobre 2012, i cui azionisti sono Cassa depositi e prestiti con il 59,1%, State Grid Europe con il 35%, società del gruppo State Grid Corporation of China, ed alcuni investitori istituzionali italiani (5,9%).

Cdp Reti ha il compito di gestire degli investimenti azionari in Snam (partecipata al 30,37%), Italgas (partecipata al 26,04%) e Terna (partecipata al 29,85%), “come investitore di lungo termine con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto, rigassificazione, stoccaggio e distribuzione del gas naturale così come della trasmissione di energia elettrica”, si legge sul sito.

Per centrare l’obiettivo della riorganizzazione, secondo alcune indiscrezioni che circolano nelle aziende statali, la Cdp avrebbe sondato i cinesi. State Grid, secondo le indiscrezioni raccolte da Start, potrebbe valutare la cessione della quota in Cdp ma non per essere liquidata bensì per avere quote direttamente nelle società partecipate da Cdp Reti, ossia Snam, Terna e Italgas, con riflessi non secondari nella governance di queste aziende.

Ma al momento sarebbero solo ipotesi. Nulla è stato deciso. Anche perché per operazioni del genere ci sarebbero riflessi non secondari nella governance delle aziende interessate che andrebbero concordati o notificati a Bruxelles.

Tra l’altro la partita si interseca con la scadenza prossima di alcuni cda come quelli di Fincantieri, Snam, Italgas e Ansaldo Energia. Per tutte queste ragioni, il dossier Cdp Reti sarebbe stato al momento accantonato.

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