Ieri la Commissione europea ha presentato il suo piano per proteggere le catene di approvvigionamento (o supply chains) da nuovi intoppi: quelli originatisi dalla pandemia di coronavirus continuano a gravare su alcuni comparti industriali, come il settore automobilistico, che risente ancora della carenza di chip.
PRESERVARE LA DISPONIBILITÀ DI BENI E SERVIZI ESSENZIALI
Il piano – chiamato Single Market Emergency Instrument – ha l’obiettivo di “preservare la libera circolazione di beni, servizi e persone e la disponibilità di beni e servizi essenziali in caso di future emergenze, a beneficio dei cittadini e delle imprese di tutta l’UE”.
La vicepresidente della Commissione europea, Margrethe Vestager, ha dichiarato che lo strumento “ci fornirà un modo inclusivo, trasparente e veloce per affrontare le crisi future”.
I NUOVI POTERI ESECUTIVI DELL’UE
Il Single Market Emergency Instrument consegna nuovi poteri esecutivi a Bruxelles, che potrà ad esempio ordinare ai paesi membri di stoccare alcuni materiali critici.
Il testo proibisce l’imposizione di divieti all’esportazione all’interno dell’Unione. Obbliga, inoltre, le aziende a divulgare alcune informazioni sulle capacità produttive e sulle scorte di componenti cruciali, ai quali dovranno dare la priorità negli ordini.
Le imprese che non rispetteranno le nuove regole potrebbero essere soggette a multe. Quelle che eludono le norme sugli ordini prioritari potrebbero infatti subire sanzioni fino all’1,5 per cento del loro fatturato medio giornaliero; quelle che non forniscono informazioni corrette alla Commissione, invece, potrebbero ritrovarsi a pagare somme fino a 300.000 euro.
“L’OPPOSTO DI UN’ECONOMIA PIANIFICATA”
Il commissario per il Mercato interno Thierry Breton ha detto che il Single Market Emergency Instrument è “l’opposto di un’economia pianificata”, e che la Commissione non ha intenzione di monitorare costantemente i soggetti produttivi.
LE CRITICHE
Fonti provenienti dal mondo politico e industriale si sono tuttavia lamentate con POLITICO del Single Market Emergency Instrument, sostenendo che la misura fornisca alle autorità europee ampi poteri di intervento nelle decisioni imprenditoriali.
I paesi più scettici verso il testo, che accusano di favorire l’ingerenza negli affari economici nazionali, sono il Belgio, i Paesi Bassi, la Danimarca e la Slovenia.
Martynas Barysas of BusinessEurope, la principale confederazione industriale europea, ha dichiarato che Bruxelles, obbligando le aziende a divulgare informazioni commercialmente sensibili oppure a dare priorità a certi ordini piuttosto che ad altri, “rischia di danneggiare la reale capacità delle imprese di rispondere alle crisi”.
Secondo i funzionari europei, invece, si tratta di preoccupazioni esagerate perché lo scopo del Single Market Emergency Instrument sarebbe proprio quello di evitare l’introduzione di misure emergenziali avventate e radicali in momenti critici.