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Perché la crisi dei chip incastra ancora Stellantis e Honda

Stellantis ferma i lavori in alcuni stabilimenti europei, Honda ripartirà dopo la pausa estiva con riduzioni del 40% nei volumi produttivi. La crisi dei chip ha già causato la mancata produzione di 13 milioni di auto.

Nei primi mesi di quest’anno, molti attori importanti del settore automobilistico avevano dichiarato che la crisi dei chip era finalmente alle spalle, che il peggio era passato e che nell’arco del 2022 si sarebbe tornati a un lento ma graduale ripristino della situazione ex ante. Col passaggio delle settimane, tuttavia, appare sempre più chiaro come quelle esternazioni fossero a uso e consumo degli azionisti, per non creare il panico tra gli investitori, evitando un fuggi fuggi di capitali che avrebbe dato il colpo di grazia a un comparto, quello dell’automotive, tramortito da lockdown, rialzi dei prezzi, l’accelerazione dei governi sulla transizione ecologica, massicci investimenti nei reparti R&D per propulsori elettrici, software di servizi, guida autonoma e ovviamente dall’inflazione.

GLI STOP DI STELLANTIS

Come riporta l’agenzia di stampa Energia Oltre, nelle ultime ore sono state numerose le Case che hanno annunciato nuovi stop alle catene di montaggio. Stellantis, per esempio, ha dovuto dichiarare che sospenderà i turni fino a sabato 27 agosto all’interno dello stabilimento Peugeot di Sochaux, nella regione della Borgogna-Franca Contea, dove vengono assemblate, tra le altre, le 3008 e 5008. Perdurerà fino a lunedì, invece, lo stop nel sito Opel di Saragozza che interesserà cinque turni alle linee della Corsa e della Crossland. Ovviamente per colpa della crisi dei chip che sta causando anche disagi a coloro che hanno acquistato un’auto e ne stanno attendendo la consegna.

I PROBLEMI DI HONDA

Nelle stesse ore, un altro lancio di Energia Oltre riportava che medesimi problemi alla catena di montaggio renderanno il rientro dalla pausa estiva particolarmente sottotono per Honda. Il colosso giapponese ha ufficializzato l’intenzione di ridurre fino al 40% i volumi di produzione a partire da settembre. Per la precisione, lo stabilimento di Saitama, a nord di Tokyo, taglierà la produzione di circa il 40%, mentre due linee a Suzuka del 30%. Secondo le previsioni della Casa giapponese, per il resto del mese la situazione dovrebbe migliorare e, nel caso di Saitama, la contrazione della produzione si dovrebbe ridurre al 10%.

LE STIME SULLA MANCATA FABBRICAZIONE

Secondo i dati di AutoForecast Solutions, la crisi dei chip nei primi sette mesi dell’anno ha comportato la mancata fabbricazione di 1,06 milioni di mezzi negli Stati Uniti e 1,04 milioni in Europa, mentre il totale dalle prime avvisaglie della mancanza di semiconduttori a oggi si aggirerebbe attorno alla vertiginosa quota di 13 milioni di veicoli in meno sfornati dalle linee di assemblaggio. E la situazione potrebbe peggiorare se si prendono per buone le previsioni degli analisti di Gartner, secondo i quali entro il 2026 ogni veicolo conterrà chip per un valore non inferiore ai 1.000 dollari. Già oggi, del resto, l’elettrica Porsche Taycan, ha qualcosa come 8.000 chip a bordo.

LA RISPOSTA DELLE CASE

Anche per questo molte Case automobilistiche stanno rivedendo i propri contratti coi fornitori, cercando nuove partnership (Hyundai Motor Group ha investito in BOS Semiconductors, startup fabless coreana che progetta System-on-Chip) ma, soprattutto, ridisegnando in fretta e furia le centraline elettriche delle vetture rimaste al palo, nel tentativo di diminuire il numero di semiconduttori (in molti casi, vengono impiegati perfino nelle chiavi intelligenti). Segnali, questi, che permettono di intuire come nemmeno i marchi credono più che la crisi dei chip sia passeggera.

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