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Scioperi, ecco come il Garante sbugiarda Cgil e Uil

Che cosa ha detto Paola Bellocchi, presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali in un'audizione alla Camera.

Il Garante degli scioperi smaschera le tesi farlocche di Cgil e Uil sullo sciopero generale.

Ecco che cosa ha detto Paola Bellocchi, presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali in un’audizione alla Camera, mentre i leader di Cgil, Maurizio Landini, e Uil, Pierpaolo Bombardieri, criticano l’impostazione politica – secondo loro – del Garante. Che invece, per legge, non si può occupare degli scioperi generali.

NON È UNO SCIOPERO GENERALE, DICE BELLOCCHI

Ma la politica c’entra nulla, emerge implicitamente dalle parole odierne dei vertici della Commissione. Semplicemente perché lo sciopero del 17 novembre proclamato da Cgil e Uil non è uno sciopero generale. E’ quello che ha rimarcato la presidente della Commissione di Garanzia Paola Bellocchi in un’audizione oggi alla Camera. “Sono escluse moltissime categorie”, ha spiegato, “avevamo il problema interpretativo che non fosse uno sciopero generale. Per come è stato interpretato lo sciopero generale riguarda la generalità delle categorie”. Questa è una “una proclamazione chiusa, conteneva una serie di categorie escluse. Ci è sembrato – ha aggiunto – non ricorressero i presupposti di uno sciopero generale. Così ogni confederazione potrebbe proclamare uno sciopero generale a la carte”.

Secondo Bellocchi non è né uno sciopero generale perché “comprende un elenco di settori” né uno sciopero generale nazionale “perché esclude un elenco di settori che poi sono compresi nelle proclamazioni regionali. Per come è sempre stato interpretato e applicato – ha spiegato -, lo sciopero generale riguarda la generalità delle categorie del lavoro pubblico e privato, la proclamazione deve essere aperta. In questo caso la proclamazione era chiusa perché conteneva un elenco di settori esclusi in cui il contrasto alla manovra economica del governo è stata portata avanti da federazioni regionali di categoria”.

VENTI PROCLAMAZIONI DI SCIOPERI

“In ciascuna regione – ha proseguito il presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali – il contrasto alla manovra economica del governo verrà fatta con due pezzi di sciopero, uno il 17 che comprende tutto il lavoro pubblico e alcune categorie del privato. Le rimanenti categorie che erano state escluse dalla proclamazione del 17 poi si sono organizzate autonomamente, abbiamo 20 proclamazioni di scioperi regionali in una serie di date. Ci è sembrato dal punto di vista interpretativo che in una proclamazione così strutturata non ricorressero i presupposti dello sciopero generale”.

“Se intendessimo in senso meramente convenzionale o soggettivo la nozione di sciopero generale – ha detto ancora – da domani ogni confederazione farebbe uno sciopero generale a la carte. Ognuno sceglie le categorie che stanno dentro e quelle che stanno fuori, questo avrebbe introdotto un germe di instabilità in una tipologia di sciopero che ha già provocato parecchi problemi alla Commissione. Ormai il panorama sindacale è pieno di sigle, confederazioni autonome, con un numero rilevante e notevole di scioperi generali. Ero per assicurare una coerenza e la tenuta del sistema-. Dal punto di vista logico – ha concluso – mi pare che uno sciopero generale per come è sempre stato inteso e praticato anche dalle grandi organizzazioni sindacali sia una grande giornata di mobilitazione di tutti i lavoratori che protestano tutti nella stessa giornata”.

COSA DICE LA LEGGE

La legge 146 del 1990 sugli scioperi nei servizi essenziali “non menziona mai lo sciopero generale”, afferma Paola Bellocchi. “Lo sciopero generale è formato la scioperi di categoria ognuno deve applicare le proprie regole di settore in termini di preavviso, di durata massima della prima azione, di rarefazione e di divieto di concomitanza. La legge non lo menziona lo sciopero generale e per consentirne e facilitarne l’esercizio la Commissione di garanzia ha adottato nel 2003 una delibera di indirizzo interpretativo. La Commissione di garanzia può stabile un presupposto di applicazione. Non parliamo dell’applicazione della legge 146. Se non ci fosse questa delibera applicheremmo la legge 146 ma risulterebbe più complicato fare uno sciopero generale perché basterebbe il divieto di concomitanza tra settori alternativi che insistono sullo stesso servizio pubblico essenziale per non consentirlo. È una disciplina convenzionale. Come la Commissione l’ha creata così può interpretarne i presupposti di applicazione”.

Bellocchi sottolinea che non è entrato nel ragionamento della Commissione il fatto che non sia stato proclamato da tutte le confederazioni. “La questione – ha spiegato – era la generalità. La proclamazione è legittima dal punto di vista della libertà sindacale ma non rientra nell’interpretazione della delibera del 2003, lo consideriamo uno sciopero plurisettoriale”.

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