Pandoro amaro per Chiara Ferragni. La Procura di Milano ha infatti chiuso le indagini per truffa aggravata nei confronti dell’imprenditrice e influencer Chiara Ferragni e di altre tre persone per le vicende della beneficenza legata alla vendita del pandoro Balocco e delle uova di Pasqua Dolci Preziosi.
GLI INGIUSTI PROFITTI SECONDO L’ACCUSA
Secondo i magistrati dell’accusa, le società della Ferragni, con le campagne pubblicitarie “Pandoro Balocco Pink Christmas” e “Uova di Pasqua Chiara Ferragni” avrebbero realizzato un “ingiusto profitto” che supera i 2 milioni di euro, per la precisione la somma di cui si parla nelle carte risulta pari a 2.175.000 euro.
Nello specifico, secondo i magistrati, sotto la lente il profitto (ritenuto ingiusto) conseguito “dalle società Tbs Crew srl e Fenice srl e per il loro tramite anche dalle persone fisiche, pari a 750mila euro oltre Iva”. E ancora: “ingiusto profitto conseguito dalle società Tbs Crew srl e Fenice srl e per il loro tramite anche dalle persone fisiche, pari a 1.075.000 mln oltre iva”. I pm contestano un ingiusto profitto conseguito dalle società Sisterhood srl e Fenice srl e per il loro tramite anche dalle persone fisiche, pari a 400mila euro + iva”.
LA TESI DELLA PROCURA MILANESE
Le indagini “hanno permesso di ricostruire la pianificazione e diffusione di comunicazioni di natura decettiva, volte a indurre in errore i consumatori in ordine al collegamento tra l’acquisto dei prodotti pubblicizzati e iniziative benefiche” .
Con la campagna commerciale sul Pandoro Balocco Pink Christmas, Limited Edition Chiara Ferragni “venivano propalate informazioni fuorvianti” attraverso “locuzioni” come il “pandoro Chiara Ferragni le cui vendite serviranno a finanziare un percorso di ricerca promosso dall’ospedale Regina Margherita di Torino”, “Il pandoro di Chiara Ferragni per sostenere l’ospedale Regina Margherita di Torino”, “Il mio pandoro @chiaraferragnibrand @balocco sostiene l’ospedale Regina Margherita di Torino per un Natale più dolce per tutti”, “Questo progetto sostiene l’ospedale Regina Margherita di Torino”.
I SOGGETTI COINVOLTI
L’avviso di chiusura delle indagini preliminari è stato notificato a Chiara Ferragni, Fabio Damato, Alessandra Balocco e Francesco Cannillo per truffa aggravata. Inoltre le viene contestato, sempre in merito all’operazione del pandoro, di aver omesso “di riferire che, contrariamente al messaggio promozionale, Balocco S.p.a Industria Dolciaria aveva effettuato in data 2 maggio 2022 un versamento di 50.000 a favore dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, e che nessuna correlazione sussisteva tra tale pagamento e i profitti derivanti dalla vendita del prodotto pandoro Balocco Pink Christmas, Limited Edition Chiara Ferragni” e anche di non avere fornito “spiegazioni a chi – attraverso i medesimi canali utilizzati per la promozione del prodotto – avanzava richieste volte a conoscere l’effettiva quota destinata all’iniziativa benefica”.
LA CONTROMOSSA NON È SERVITA?
Sembra non esser servita insomma la contromossa di Chiara Ferragni del dicembre scorso quando, nel pieno delle polemiche e del danno all’immagine (la questione arrivò persino ad Atreju dal cui palco il presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva stilettato che “il vero modello da seguire non sono gli infuencer” che promuovono “carissimi panettoni, facendo credere che si farà beneficenza ma il cui prezzo serve solo a pagare cachet milionari”), aveva provato a riprendere quota e ad accattivarsi le simpatie dei giudici con un ravvedimento operoso da un milione donato all’ospedale Regina Margherita di Torino.
NEMMENO I SARZANINI ADDOLCISCONO IL PANETTONE SERVITO DALLA PROCURA
E, come si anticipava, per Chiara Ferragni c’è stato anche il tema del danno della propria attività imprenditoriale che si basava sulle foto, i video e le stories pubblicate soprattutto su Instagram. “Nell’ennesimo tentativo di rilanciare la sua immagine – si legge su un pezzo agostano di Lettera43 -, l’influencer ha scelto la romana Lighthouse Communication di Enrico e Roberta Sarzanini, fratelli di Fiorenza, vicedirettrice del Corriere della sera“.