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Bilancio

Salario minimo: cosa ha deciso l’Europa e cosa farà l’Italia

Tutto quello che c'è da sapere sul salario minimo dopo l'accordo tra Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio europeo sulla proposta di direttiva

 

La Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio europeo (il Trilogo) hanno raggiunto un accordo sulla proposta di direttiva su “un equo salario minimo”. Questo non vuol dire che sia scattata l’ora del salario minimo europeo ma che è stato compiuto il primo passo di una strada tracciata già nel documento del gennaio 2020 con il quale la Commissione europea aveva aperto il dibattito sul tema.

COS’È IL SALARIO MINIMO

Il salario minimo è un valore minimo fissata da per legge dagli Stati che lo prevedono. In 21 dei 27 paesi europei esiste un salario minimo. In Italia non esiste un salario minimo generalizzato ma, di norma, i contratti collettivi fissano queste soglie per ciascuna categoria di lavoratori. Restano fuori quei lavoratori per i quali non vi sono contratti collettivi nazionali

COS’HA DECISO IL TRILOGO

Il Trilogo ha approvato una proposta di direttiva che prevede che i Paesi con un salario minimo debbano prevedere un sistema di controllo per la governance e l’aggiornamento del salario minimo. La direttiva stabilisce i requisiti per garantire un reddito dignitoso attraverso un salario minimo legale o la contrattazione collettiva fra lavoratori e datori di lavoro e non c’è alcun obbligo a scegliere una o l’altra strada, come non c’è alcun atto d’imperio sui livelli retributivi. È stato, dunque, chiesto agli Stati che prevedono già un salario minimo di creare una cornice nella quale inquadrare la normativa, in modo da impostare criteri chiari per il controllo della sua efficacia. Dopo questo accordo il testo tornerà alla Commissione Lavoro e Affari sociali e poi di nuovo in plenaria. La pubblicazione in Gazzetta ufficiale arriverà con il via libera del Consiglio dei ministri Ue del Lavoro convocato per il 16 giugno in Lussemburgo. La direttiva, una volta approvata, sarà vincolante nell’obiettivo: l’esistenza di un salario dignitoso in tutta l’Ue (che sia un salario minimo sancito dalla legge o frutto di contrattazione collettiva). Gli Stati membri avranno due anni per recepirla.

I LIVELLI DEL SALARIO MINIMO

Le istituzioni europee hanno chiesto che siano individuati dei livelli indicativi per il salario minimo. Nella conferenza stampa del 7 giugno, il Commissario europeo per il lavoro e i diritti sociali e i relatori del Parlamento hanno fatto esplicito riferimento al 60% del salario mediano. Questo non è un obbligo (non vi sono obblighi nelle decisioni del Trilogo) ma solo un valore di riferimento. Il livello del salario minimo dovrà poi essere periodicamente aggiornato, anche attraverso il dialogo con le parti sociali, proprio perché lo scopo è garantire un tenore di vita dignitoso.

IL RITORNO DELLA SCALA MOBILE?

La “scala mobile” è uno strumento di politica salariale che permette di adeguare i salari all’inflazione al fine di tutelarne il potere di acquisto. In Italia fu introdotta nel 1945, tagliata nel 1984 ed eliminata nel 1992. La “scala mobile” aveva il difetto di alimentare la spirale inflazionistica che imperversava nel nostro paese, erodendo proprio il potere di acquisto che voleva, invece, proteggere. Nella direttiva sul salario minimo la Commissione, Consiglio e Parlamento Ue, hanno approvato viene introdotta una specie di “scala mobile” che in Europa chiamano “Automatic indexation”. La prima, enorme, differenza con lo strumento italiano è che l’indicizzazione europea è riferita solo al salario minimo e non a tutti gli stipendi, per preservare la capacità di sopravvivenza di chi percepisce la retribuzione minima. A voler inserire nel testo questa opzione, come riporta Repubblica, è stato il Commissario lussemburghese al Lavoro, Nicolas Schmit, che viene dalle file del Pse.

SALARIO MINIMO EUROPEO: LA COMPETENZA DEGLI STATI

L’introduzione del salario minimo non si tradurrà in un salario minimo uguale in tutti gli Stati europei. Occorre ricordare che la competenza in materia resta nelle mani degli Stati perché i Trattati vietano alla Commissione Ue di legiferare in materia di remunerazioni. Ciò vuol dire che saranno i singoli Stati a decidere introdurre per legge un livello minimo salariale, dell’ammontare che riterranno opportuno (seguendo le indicazioni della Commissione). Questo iter non è una novità, si applica a tutte le materie legislative in cui vi sia la competenza sovraordinata degli Stati membri.

IL RUOLO DELLA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA

Un secondo aspetto rilevante è il ruolo della contrattazione collettiva che, come riconosciuto dal progetto di legge europeo, riveste “un ruolo fondamentale per una tutela garantita dal salario minimo adeguata”. Nei paesi in cui la copertura collettiva è elevata, ci sono meno lavoratori a basso salario e salari minimi più elevati rispetto al salario mediano, minori disuguaglianze salariali, remunerazioni più elevate. Tuttavia i salari minimi legali restano ancora troppo bassi: attestandosi a circa il 60% del salario lordo mediano o al 50% del salario lordo medio in quasi tutti gli stati Ue dove esistono. Secondo le indicazioni del Trilogo i Paesi Ue con un tasso di copertura della contrattazione collettiva inferiore all’80% (il Parlamento voleva il 90%, Consiglio e Commissione Ue avevano indicato il 70%) dovranno elaborare un piano d’azione per promuoverla, adottando misure che agevolino il coinvolgimento delle parti sociali.

DOVE ESISTE IL SALARIO MINIMO IN EUROPA

Attualmente il salario minimo legale esiste in 21 Paesi. Non rientrano nel “club del salario minimo” Italia, Austria, Svezia, Danimarca, Finlandia, Cipro paesi nei quali è molto diffusa la contrattazione collettiva. Le differenze tra i Paesi Ue sono notevoli: si va dai 332 euro al mese della Bulgaria ai 2.202 del Lussemburgo. In Europa, inoltre, ci sono salari minimi legali inferiori a mille euro in 13 paesi (Est, Baltici, Grecia, Portogallo); fra mille e 1500 in due (Slovenia e Spagna) e superiori a 1500 nel resto dei 21 stati con il minimo legale. Qualche giorno fa la Germania ha alzato il suo salario minimo a 12 euro l’ora.

IL SALARIO MINIMO IN ITALIA

Nel Parlamento italiano sono ferme una serie di proposte di cui due avanzate dal Partito Democratico e una dal Movimento Cinque Stelle, per l’introduzione del salario minimo anche nella legislazione italiana. A queste si è aggiunta l’ipotesi proposta dal ministro del lavoro Orlando di estendere l’applicazione del trattamento economico complessivo dei contratti più rappresentativi di un settore a tutti i lavoratori di quel settore. Secondo dati INPS oltre 5 milioni di lavoratori dipendenti guadagnano meno di mille euro al mese e sono 4,5 milioni quelli che vengono pagati meno di 9 euro lordi all’ora. Il presidente INPS Tridico aveva indicato che in Italia oltre 2 milioni di lavoratori percepiscono 6 euro lordi all’ora.

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