“Dal Conte 1 al Conte 2, chi immaginava un ridimensionamento di Luigi Di Maio starà rifacendo i conti. Ultimo episodio in ordine di tempo è l’approvazione del Dl sulla liquidità alle imprese. Il tentativo del ministro dell’Economia, che è un pezzo da novanta del governo e del Pd, di esercitare un primato su Sace (società assicurativa di Cdp specializzata nel supporto all’export) è stato respinto”.
E’ l’opinione di Formiche di Paolo Messa pubblicata ieri. L’azione di Di Maio è stata così analizzata da Formiche: “Il ministro degli Esteri aveva già lavorato con l’ad di Cdp, Fabrizio Palermo, per rafforzare Sace e Simest anche in termini di governance. Mossa strategica è stata quella di ingaggiare Pasquale Salzano, uno dei più eclettici e stimati diplomatici italiani, che può vantare l’esperienza di ambasciatore in Qatar e quella di capo delle relazioni esterne di Eni. Davvero difficile trovare una professionalità così completa, fra rapporti con la Farnesina ed il mondo economico. Un’altra prova del fatto che il commercio estero non è un capriccio del ministro ma una scommessa politica”.
Così, ha aggiunto la rivista di Messa, “quando i dirigenti del Mef hanno pensato di riportare Sace nell’orbita di Via XX Settembre (anche per ragioni comprensibili), era prevedibile che la reazione della Farnesina sarebbe stata forte. E così è stato. Di Maio c’è, eccome”.
Di Maio c’è oggi anche sul Sole 24 Ore dove ha detto tra l’altro: “Il lavoro congiunto di Maeci e Mef è riuscito a mantenere Sace nel perimetro Cdp, garantendo quindi piena continuità operativa. La delicatezza di aver introdotto un modello di “quasi-State Account” permanente, cioè una significativa garanzia del bilancio dello Stato sulle operazioni finanziarie a sostegno dell’export, ha consigliato di alzare l’asticella del presidio pubblico attribuendo a un Comitato ad hoc, composto da Mef, Maeci, Mise, Interno e Difesa, il compito di deliberare il piano di attività Sace su cui ogni anno la legge di bilancio definirà i limiti dell’esposizione dello Stato. Mentre resta alla Farnesina ogni prerogativa sull’operatività di Simest. Sull’export quella varata è una vera riforma del sistema di sostegno finanziario, che si va a integrare con il Fondo di promozione integrata e con le azioni del Piano per il made in Italy”.
Dunque Di Maio è stato protagonista e vincitore della partita che ha visto al centro la Sace?
C’è chi ne dubita, anche nel Movimento 5 Stelle. Dove si ricorda un informato e indiscreto articolo di 3 giorni fa del quotidiano La Stampa scritto da Federico Capurso in cui – riprendendo anche sbuffi di ambienti grillini – si leggeva: “La volontà di portare Sace all’interno del Mef alimenta le loro preoccupazioni, sarebbe un’operazione che accrescerebbe enormemente il potere nelle mani del ministro del Pd. Visto anche che alla guida di Sace siede Rodolfo Errore (presidente della Sace, l’amministratore delegato è Pierfrancesco Latini, ndr), un uomo considerato vicino a Massimo D’Alema. E chi più di Gualtieri, in questo governo, può considerarsi un dalemiano?”.
Chi è giunto a concludere che il titolare della Farnesina è stato solo “spettatore” nella partita Sace che ha caratterizzato il capitolo “Garanzie pubbliche” del decreto Liquidità è il giornalista di lungo corso esperto di finanza ed economia, Giovanni Pons, già direttore di Business Insider Italia, che oggi su Repubblica ha scritto: “Con l’ultimo colpo di scena toccato al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che essendosi portato in capo alla Farnesina le deleghe al commercio estero, si è sentito perdente di fronte al rafforzamento di Gualtieri. Il contentino dei 50 miliardi in più alll’export ha permesso di chiudere la partita e a Di Maio di cantare vittoria in una vicenda dove è stato solo spettatore”.
SACE, ECCO IL VERO PROGETTO DI GUALTIERI E RIVERA. FATTI E INDISCREZIONI