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Cosa c’è dietro alla restituzione della sussidiaria di Ariston in Russia

La Russia ha restituito al gruppo Ariston la sua sussidiaria russa, che aveva sequestrato e consegnato a Gazprom. Il governo di Mosca sta preparando il rientro delle aziende straniere nel paese, ma è davvero probabile?

La Russia ha restituito al gruppo Ariston la sua sussidiaria russa dedicata ai sistemi di riscaldamento, chiamata Ariston Thermo Rus, che un anno fa aveva sequestrato e consegnato a una divisione della società gasifera statale Gazprom.

DA ARISTON A GAZPROM, E RITORNO

Il 26 marzo scorso il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto per trasferire nuovamente il controllo di Ariston Thermo Rus al gruppo italiano dopo averla assegnata a Gazprom Household Systems, che si occupa di apparecchi di riscaldamento domestici: si era trattata di una ritorsione per le sanzioni europee sulla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Mentre la restituzione – così ha scritto il Financial Times, che ha parlato con diverse fonti italiane – è stata il frutto di “un’intensa attività di lobbying da parte di italiani di alto rango”.

Ariston Thermo Rus ha circa trecento dipendenti e opera in Russia da quasi cinquant’anni.

LA RUSSIA STA LAVORANDO AL RIENTRO DELLE AZIENDE OCCIDENTALI?

La notizia è notevole perché si tratta della prima volta che la Russia mette fine alla gestione esterna di un’azienda sequestrata non attraverso una vendita forzata, ma attraverso la restituzione dell’attività ai suoi proprietari. Potrebbe trattarsi di un segnale alla comunità imprenditoriale internazionale, anche alla luce dei negoziati con gli Stati Uniti e del diverso trattamento ricevuto dal presidente Donald Trump.

Lo stesso Putin, peraltro, ha fatto intendere la possibilità di un rientro delle aziende straniere in Russia, pur sotto condizioni: ha detto che dovranno fornire delle “garanzie di condotta coscienziosa e responsabile”. Kirill Dmitriev, a capo del fondo sovrano russo, ha aggiunto che una delle condizioni per il ritorno delle società occidentali potrebbe essere la creazione di joint venture con dei soggetti russi.

Da queste e altre dichiarazioni, sembra che il clima in Russia stia tornando alla normalità: business as usual, come si dice in gergo. Al momento, tuttavia, non risulta che ci siano grandi aziende occidentali al lavoro per rientrare su mercato russo. Una fonte del Financial Times ha detto di non aspettarsi un afflusso di investimenti esteri in Russia o un ritorno delle società statunitensi quotate in borsa, ad esempio, che sono uscite dal paese anche con un dimezzamento del valore dei loro asset.

LE TRATTATIVE TRA ITALIA E RUSSIA

Secondo un funzionario del governo italiano sentito dal Financial Times, l’espropriazione di Ariston Thermo Rus – che spinse la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a convocare l’ambasciatore russo in Italia – è stata motivata da ragioni politiche, in particolare dalla “forte sensibilità” di Mosca nei confronti della confisca dei beni russi all’estero.

È probabile che Ariston sia stata presa di mira per i sequestri delle sussidiarie europee di Gazprom e della compagnia petrolifera statale Rosneft; la Russia, per ritorsione, aveva anche sequestrato le sussidiarie russe delle società energetiche Fortum (finlandese) e Uniper (tedesca), consegnandole a Rosneft.

L’appropriazione della società di Ariston venne da subito presentata dalle autorità russe come “temporanea e revocabile”. Nei negoziati per la restituzione della sussidiaria hanno avuto un ruolo il ministero italiano degli Affari esteri, l’ambasciata italiana in Russia e un privato cittadino italiano di cui non è nota l’identità. Ma potrebbe anche aver giocato un ruolo fondamentale il fatto che Gazprom Household Systems non sia riuscita a far fruttare economicamente Ariston Thermo Rus.

Paolo Merloni, presidente di Ariston, ha dichiarato che la restituzione della sussidiaria è stata “un segno del riconoscimento di decenni di investimenti e di gestione responsabile” in Russia, aggiungendo che il gruppo si impegna a “continuare il [suo] viaggio” nel paese, nel rispetto delle sanzioni occidentali e delle normative locali.

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