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Riforma Mes? La priorità per l’Italia è il Recovery Fund

La decisione di Silvio Berlusconi di frenare sulla riforma del Mes è assolutamente condivisibile. Ecco perché. Il post di Enrico Zanetti, tributarista ed ex viceministro alle Finanze

 

La decisione di Silvio Berlusconi di frenare sulla riforma del Mes è assolutamente condivisibile.

Non si tratta nemmeno di essere pro o contro il Mes, si tratta di avere una visione lucida del quadro generale delle partite che si stanno giocando in Europa e di voler giocare la partita da europeisti italiani.

La riforma del Mes è assolutamente votabile (nel senso che apporta comunque alcune migliorie oggettive all’impianto esistente), ma non è assolutamente decisiva e impellente per l’Italia quanto lo è per altri Paesi.

Rifiutare il voto a favore della riforma del Mes, per preclusioni ideologiche all’insegna de “l’ottimo è nemico del buono”, è dunque una sciocchezza.

Correre ventre a terra a votarla “senza se e senza ma”, come se interessasse a noi più che ad altri, è però una sciocchezza altrettanto grande.

In questo momento, la priorità dell’Italia si chiama Recovery Fund.

Una priorità che giace bloccata da settimane dal ridicolo veto di Ungheria e Polonia per questioni che possono essere sbloccate in cinque minuti, se solo c’è la reale volontà politica comune, a livello europeo, di farlo.

Un blocco che si è materializzato poco dopo che è stato dato il via libera, da parte della Commissione europea, all’ampliamento del Temporary Framework sugli aiuti di Stato che tanto interessava alla Germania e agli altri Paesi del Nord che hanno spazi importanti nei loro bilanci nazionali.

In tempi di normalità come in tempi di pandemia, i limiti Ue agli aiuti Stato sono infatti pastoie per quei Paesi che avrebbero altrimenti la forza finanziaria di erogarne a iosa, mentre sono reti di protezione per quei Paesi, come il nostro, che più di tanto non potrebbero comunque riuscire a fare.

Allargate le maglie della rete di protezione, su fortissima spinta della Germania (che legittimamente segue le proprie strategie, mentre altri in seno alla Commissione Ue hanno placidamente dormito), come per magia si è fatto accidentato il percorso spedito del Recovery Fund, che la scorsa estate veniva venduto dal nostro Governo come cosa fatta e successo già ottenuto (un po’ come l’abolizione della povertà).

Allora è logico, in questa fase, prendersi tutto il tempo che serve sul Mes.

Non perché è follia votarlo (tutt’altro), non perché bisogna essere contro l’Europa (dove andremmo senza?), ma perché la priorità assoluta e unica dell’Italia oggi si chiama Recovery Fund e, fino a quando questa partita non si sblocca, non si va avanti su nessun fronte.

Se il Partito Democratico e le forze liberali del centrosinistra hanno troppa paura di apparire al traino del Movimento 5 Stelle per dire con forza che il MES può attendere, dobbiamo solo che ringraziare Silvio Berlusconi di non avere paura di apparire lui al traino dei suoi alleati su questa partita.

Perché qui non si tratta di essere al traino di qualcuno (è per altro noto che anche gli orologi rotti segnano l’ora giusta due volte al giorno, seppur a loro insaputa), si tratta soltanto di stare con tutti e due i piedi ben saldi in Europa, imponendo l’agenda italiana, né più né meno come altri Paesi fanno, quando le partite in gioco sono semplicemente decisive per il loro futuro.

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