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Decreto

Rete unica, tutti i sussurri di Gualtieri su Tim, Cdp e Kkr

Che cosa ha sussurrato il ministro dell'Economia, Gualtieri (Pd), su Tim e la società per la "rete aggregata"

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ritiene che sia poco proficuo focalizzare la discussione solo sugli assetti proprietari della nuova società della rete che dovrebbe nascere, auspicabilmente, dalla fusione tra la rete di Tim e Open Fiber, spiegano fonti del Mef.

A prescindere infatti da quale sarà la quota azionaria di Tim in questa “rete aggregata” sulla base dei processi di valutazione – aggiungono le fonti del ministero dell’Economia dettate ieri alle agenzie di stampa – in ogni caso la governance della nuova società dovrà garantire, attraverso processi decisionali condivisi tra gli azionisti di riferimento, requisiti di indipendenza degli esponenti aziendali, presidi di controllo interno, esterno e regolatorio, l’assoluta autonomia e terzietà della gestione, la natura “aperta” della rete, la parità di trattamento di tutti gli operatori e la realizzazione dei piani di investimento nei tempi previsti.

“Il dibattito politico su questo tema dovrebbe liberarsi delle posizioni di principio e focalizzarsi su cosa si può concretamente fare oggi per migliorare lo status quo, chiaramente subottimale, e dare al paese l’infrastruttura di cui ha bisogno”, è l’auspicio del titolare del Mef secondo gli ambienti del Mef che hanno sussurrato alle agenzie stampa.

“Il tentativo del governo nel difficile negoziato in corso – proseguono le fonti del dicastero di via Venti Settembre – è quello di assicurare la creazione di una società della “rete a banda larga” con un forte ruolo pubblico, per realizzare la transizione rapida alla fibra, dando vita ad una infrastruttura indipendente, che assicuri quindi a tutti gli operatori di mercato l’accesso agli utenti finali in modo paritario”.

Il “forte ruolo pubblico” indicato da Gualtieri è in sostanza Cassa depositi e prestiti che dovrebbe avere una “presenza significativa”, per usare le parole di giorni fa di Gian Paolo Manzella, sottosegretario pd al ministero dello Sviluppo economico. Ma è proprio la quota – se di controllo o meno – a dividere le parti: M5S con il ministro Patuanelli dice che il controllo lo deve avere la Cdp, Tim non + d’accordo e allora Gualtieri cerca di trovare una soluzione di mediazione spostando l’attenzione su altri aspetti della governance.

Di sicuro, per il ministro dell’Economia, “la costituzione di una società separata della rete da parte di Tim è un passaggio rilevante e opportuno, che il Governo auspica possa collocarsi in un percorso volto alla costituzione di una rete aggregata indipendente”. Da questo punto di vista, hanno sempre aggiunto le fonti del Mef, “l’interesse all’investimento in questo progetto da parte di qualificati investitori istituzionali è valutato positivamente”.

Parole indirizzate al fondo americano Kkr per rassicurare gli ambienti americani che hanno visto con fastidio l’intervento di Conte e Gualtieri su vertici e cda di Tim per soprassedere all’operazione FiberCop e l’ingresso di Kkr nella società a controllo Tim in cui far confluire l’ultimo miglio della rete ex Telecom Italia.

Su questo aspetto, comunque, è confermato che sarà il cda di Tim in programma il 31 agosto a deliberare.

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