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Report, Bankitalia, i diamanti e il caso Bertini

Il punto sul caso diamanti-banche. L'articolo di Emanuela Rossi

 

Il prossimo appuntamento è per il 20 gennaio quando la Commissione bicamerale di inchiesta sulle banche, presieduta da Carla Ruocco (M5S), dovrebbe sentire direttamente il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Tema dell’audizione: la vicenda della vendita dei diamanti ai clienti da parte di importanti gruppi bancari nazionali. La questione è tornata alla ribalta dopo che a inizio dicembre la trasmissione di Rai 3 “Report” ha fatto emergere – sono parole della stessa Ruocco – “profili inquietanti” della vicenda. Del resto, ha aggiunto la parlamentare pentastellata, se il fatto venisse confermato “getterebbe pesanti ombre sul rapporto di fiducia che deve intercorrere tra banche e clientela”.

Nel frattempo l’Istituto di Via Nazionale ha detto la sua ufficialmente spiegando “di aver esercitato specifiche azioni di moral suasion nei confronti delle singole banche coinvolte. Sulla base della richiesta di informazioni della Vigilanza, gli intermediari hanno comunicato l’avvio di iniziative di rimborso nei confronti dei clienti”. Sulla vicenda è intervenuto poi, pochi giorni fa, anche il governatore Ignazio Visco, secondo cui la ricostruzione emersa dalla trasmissione di Sigfrido Ranucci è “erronea e fuorviante” e fa “illazioni assolutamente pretestuose e offensive”.

LE ACCUSE A BANKITALIA

Protagonista della vicenda è Carlo Bertini, funzionario di Via Nazionale ed ex responsabile in Banca d’Italia di un team che vigilava su Montepaschi, che si è accorto che qualcosa non andava in merito alla vendita dei diamanti e ha acquisito documentazione da cui sarebbe emerso un coinvolgimento degli allora vertici di Siena, fra cui Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. Bertini ne ha poi parlato con la vicedirettrice generale di Palazzo Koch, Alessandra Perrazzelli, e la dirigente, in sostanza – stando alle registrazioni trasmesse da “Report” -, lo avrebbe invitato a “lasciarsi scivolare addosso” certi problemi; inoltre ha messo nero su bianco i suoi sospetti in alcune mail. Nel frattempo il whistleblower ha iniziato ad aver problemi con i suoi capi e alla fine è stato sospeso per un anno dal servizio e dallo stipendio (ridotto alla metà).

Per quanto riguarda la vicenda giudiziaria, portata avanti dalla Procura di Milano, lo scorso luglio Intesa Sanpaolo e la società Dpa hanno patteggiato, mentre Idb – l’altro soggetto specializzato nella vendita dei diamanti -, Banca Aletti, Banco Bpm, Montepaschi, Unicredit e 105 persone coinvolte sono state rinviate a giudizio.

LA POSIZIONE DELLA BANCA D’ITALIA E LE PAROLE DI VISCO

Sull’accaduto negli ultimi giorni Via Nazionale è intervenuta per ben due volte, il che la dice lunga sull’importanza della posta in gioco considerando la ritrosia a parlare almeno ufficialmente in Bankitalia.

Con una nota ufficiale – diffusa poco dopo la messa in onda della puntata di “Report” – Bankitalia ha ricordato quanto fatto a partire dal 2017 in relazione alla compravendita dei diamanti e “l’ampia collaborazione fornita alle indagini svolte dall’Autorità Giudiziaria, poi sfociate nella richiesta di rinvio a giudizio per truffa, autoriciclaggio, ostacolo alle funzioni di vigilanza e corruzione fra privati che la Procura della Repubblica di Milano ha chiesto nei confronti di 105 persone fisiche e 5 società, di cui 4 banche (Unicredit, Banco-BPM, Banca Aletti, MPS)”.

“In definitiva – si legge ancora -, la Banca d’Italia ha esercitato le proprie funzioni intervenendo negli ambiti di competenza con atti di moral suasion, ispezioni, provvedimenti sanzionatori. L’AGCM, direttamente competente sulla questione delle pratiche commerciali scorrette nella vendita di diamanti, è intervenuta esercitando i propri poteri. La magistratura, cui la Banca d’Italia ha fornito il proprio costante supporto, sta valutando gli aspetti penali”.

La seconda parte del comunicato è invece incentrata su quanto detto durante la trasmissione televisiva – in cui “l’azione della Banca d’Italia è stata rappresentata in modo fortemente distorto” – e in particolare sulle affermazioni di Bertini di cui si menziona il procedimento al quale è stato sottoposto e che ha portato alla sospensione cautelare dal servizio e dalla retribuzione, eccezion fatta per “un assegno alimentare pari alla metà del trattamento economico spettante”. Via Nazionale ha precisato che Bertini “ha partecipato a tutte le decisioni interne e ha avuto modo di far presente e discutere le proprie posizioni.

Egli ha però successivamente ritenuto di affidare le proprie convinzioni a esternazioni disordinate e irrituali, espresse in forma di accuse generiche, iperboliche e offensive, ad avviso della Banca d’Italia del tutto ingiustificate – anche alla luce delle numerose iniziative nel frattempo intraprese dalla Banca d’Italia, dall’Agcm e dalla magistratura – e deliberatamente destinate ad avere la massima risonanza esterna. Quali che fossero le originali intenzioni, il risultato conseguito è stato quello di gettare un discredito immotivato e immeritato sui suoi colleghi, sui suoi superiori e sull’istituzione”. Per questo la banca centrale “si riserva ogni altro passo necessario per tutelare il proprio onore e l’integrità della propria reputazione”.

Una posizione riaffermata, con forza, pochi giorni dopo con l’intervista di Visco a La Stampa. L’inchiesta di “Report”, ha affermato, “non è solo lacunosa. È erronea e fuorviante, anche perché basata su registrazioni effettuate a insaputa degli interessati, tagliate così da offuscare il contesto e rovesciarne il significato. Vi sono poi state illazioni assolutamente fantasiose e offensive”.

Il governatore è poi tornato sul tema dei controlli: “La Banca d’Italia vigila sulla correttezza delle operazioni bancarie, la Consob sugli investimenti finanziari, mentre questa attività sui diamanti, che avvenga dentro o fuori le banche, è una pratica commerciale, la cui responsabilità ricade sull’Agcm, che ha in effetti comminato pesanti sanzioni alle banche interessate”. Visco ha respinto le accuse ricordando che, “preoccupati dei rischi legali e reputazionali degli intermediari dopo essersi coordinati con le altre autorità siamo intervenuti più volte, anche con comunicazioni alle banche. A seguito di un’ispezione antiriciclaggio, questa sì materia di nostra competenza, abbiamo irrogato una forte sanzione a una banca per la quale erano emerse gravi carenze in questo ambito. Abbiamo inoltre dato massima collaborazione all’autorità giudiziaria. E non vi è stata nessuna pressione né dall’interno né dall’esterno”.

COSA NE PENSA LA POLITICA

Anche la politica si è interessata alla questione e ha trovato in Movimento Cinque Stelle, Lega e Fratelli d’Italia i partiti più attenti.

Il presidente della commissione Giustizia della Camera, Mario Perantoni (M5S), ha posto l’accento sulla tutela di Bertini ricordando che “il Movimento 5 Stelle ottenne la scorsa legislatura la ‘legge Businarolo’ che per la prima volta ha introdotto in Italia le tutele per i segnalatori di illeciti, una legge importante per il contrasto alla corruzione. A suo tempo l’istituto di via Nazionale fu tra i sostenitori della norma che ovviamente si applica in tutte le sedi pubbliche: dunque attendiamo con interesse la decisione della commissione di disciplina, insieme a tutta la Federazione autonoma lavoratori di Banca Italia, il sindacato interno, che si è schierata a difesa di Bertini annunciato per domani uno sciopero”.

Il Carroccio, con il responsabile economia del partito, Alberto Bagnai, se l’è presa invece con i vertici di Via Nazionale: “Le parole estremamente gravi della vicedirettrice di Banca d’Italia Alessandra Perrazzelli al funzionario di vigilanza Carlo Bertini non possono passare sotto silenzio”. E ancora: “Stupisce come la stampa, così loquace nell’aprile 2019 nel riportare le perplessità della Lega sulla nomina della Perrazzelli, taccia ora che le nostre perplessità si rivelano fondate. I nostri dubbi non erano di natura ideologica e purtroppo il tempo, in questa come in altre occasioni, ci ha dato ragione. Evidenti questioni di opportunità suggeriscono le immediate dimissioni di una vicedirettrice che interpreta in questo modo il ruolo della vigilanza bancaria. Si riconferma inoltre la fondatezza e l’urgenza della proposta di riforma della governance di Banca d’Italia depositata dalla Lega il 28 maggio 2019”.

Insieme agli altri rappresentanti della Lega in commissione d’inchiesta sulle banche, Bagnai ha pure chiesto la convocazione dei vertici della Vigilanza di Palazzo Koch e quella dello stesso Bertini in quanto “le rivelazioni di ‘Report’ richiedono un approfondimento a tutela urgente delle istituzioni e dei risparmi degli italiani”.

“Profonda preoccupazione per le gravissime rivelazioni di ‘Report’” è stata espressa da Fratelli d’Italia che si è associata al partito di Matteo Salvini nel chiedere la convocazione di Bertini e della Vigilanza. Inoltre FdI ha chiesto l’immediata calendarizzazione al Senato del disegno di legge 1411 del 11 luglio 2019, a prima firma de Bertoldi, che riguarda specificamente la governance di Bankitalia” per “garantire al Paese Istituzioni adeguate e soprattutto delle governance nelle Autorità e nei poteri fondamentali dello Stato che non siano autoreferenziali, come invece purtroppo troppo spesso accade. Il tutto con le conseguenze che, dalla magistratura alla finanza, spesso rischiano di inquinare il Sistema Paese limitandone le potenzialità di sviluppo”.

LA POSIZIONE DELL’EX BANKITALIA DE MATTIA

A intervenire sulla questione è stato anche l’ex dipendente di Via Nazionale Angelo De Mattia, ex segretario particolare del governatore Antonio Fazio e ora commentatore su diversi quotidiani, il quale ha auspicato chiarezza ed “esigenza di arrivare a mettere un punto fermo in tempi rapidi” anche grazie all’apporto della Commissione banche “che ha i poteri dell’Autorità giudiziaria” e che “potrà dare un importante apporto raccordandosi con le indagini in corso anziché sovrapporvisi e utilizzando adeguatamente le audizioni promosse”.

De Mattia punta molto proprio sull’intervento di Visco che “contribuirà decisamente a fare chiarezza soprattutto sui rapporti tra istituti che hanno operato in questo campo e Vigilanza bancaria”. Ma occorrerà pure capire come ha agito la vice direttrice generale Alessandra Perrazzelli: “Vogliamo confidare che si tratti di un grande equivoco – ha evidenziato -. Diversamente non sarà semplice il giudizio che se ne dovrebbe trarre”. Intanto, ha rilevato, “i sindacati interni hanno duramente reagito”.

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