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Tim Open Fiber

Qual è il progetto del governo Meloni su Tim e Open Fiber?

Che cosa sta succedendo su Tim e il progetto di rete unica. Ecco le ultime novità. Fatti, numeri, indiscrezioni e approfondimenti

 

Il governo Meloni stoppa Cdp e Tim sul progetto di integrazione fra rete Telecom italia e quella di Open Fiber ma ancora non è chiaro il progetto dell’esecutivo, che si impegna comunque entro la fine dell’anno a definire un piano per realizzare “una efficiente e capillare Rete nazionale a controllo pubblico”, ha messo per iscritto il governo Meloni.

Ecco fatti, numeri, indiscrezioni e approfondimenti. Intanto il quotidiano Domani ha svelato che i vertici della Cassa depositi e prestiti (secondo azionista di Tim dopo i francesi di Vivendi) sono stati spiati.

COSA SUCCEDE A TIM IN BORSA E COSA DICE IL GOVERNO

Telecom Italia estende i ribassi a Piazza Affari penalizzata, secondo un trader sentito dalla Reuters, dalle dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alessio Butti, che ha spento le aspettative del mercato su una possibile Opa totalitaria sul gruppo telefonico guidata da Cdp. Alle 14,15 il titolo Tim è in asta di volatilità dopo un calo del 6,76% a 0,2029 euro. In forte discesa anche le risparmio a -6,2% a 0,1982 euro. “Parlare ancora di Opa totalitaria è una fantasia”, ha detto Butti in occasione di un incontro a Roma. Alla richiesta di chiarimenti, Butti ha ribadito che l’obiettivo del governo è assicurare il controllo pubblico della rete fissa di Tim, precisando che le modalità con cui farlo devono ancora essere definite, mentre non ha escluso l’ipotesi di una Opa parziale.

IL SOGNO DI UN’OPA DI CDP SU TIM

Pura fantasia un’Opa di Cdp su Tim, dice oggi l’esponente di Fratelli d’Italia. Eppure dallo scorso agosto politica e mercati non parlano d’altro su Tim proprio sulla scia di alcuni virgolettati dello stesso Butti. Infatti il profumo di Opa su Tim già ad agosto ha eccitato Piazza Affari: un’Offerta pubblica di acquisto su Tim – o comunque di un acquisto coordinato da Cassa depositi e prestiti – per poi vendere quasi tutto tranne la rete, che rimarrebbe in mano pubblica, era in sostanza il progetto (non smentito) di Fratelli d’Italia per bocca di Butti, secondo la ricostruzione di Bloomberg firmata nei primi giorni di agosto da tre giornalisti dell’agenzia stampa. Un progetto dai contorni mai del tutto chiariti, hanno sottolineato solo in questi giorni i quotidiani specializzati, e dalle ricadute negative per i conti pubblici e dalla dubbia fattibilità secondo le impostazioni della Commissione europea (qui e qui gli approfondimenti di Start Magazine).

LA PRECISAZIONE DI BUTTI

Poi è arrivata una precisazione del sottosegretario: «A domanda del giornalista che chiedeva di un’Opa totalitaria su Tim ho precisato che parlarne ora è pura fantasia e che, se quello fosse il caso, gli strumenti e le modalità saranno individuati a tempo debito dai soggetti in campo». Chiaro invece, continua Butti, l’obiettivo: «L’opportunità di avere una rete nazionale, a controllo pubblico e wholesale only». Sta di fatto, secondo Domani quotidiano, che “l’ipotesi di Butti avrebbe portato i soldi e tanti direttamente nelle tasche dell’azionista francese, mentre con il progetto di Cdp i fondi sarebbero andati formalmente alla società di servizi Tim scorporata da quella della rete e alleggerita di buona parte di dipendenti e debito”.

LE CRITICHE DI BUTTI A CDP

Butti, comunque, ha le idee chiare sui vertici della Cassa depositi e prestiti, come si evince da un tweet del giornalista del Sole 24 Ore, Andrea Biondi:

LA POSIZIONE DI VIVENDI

Quanto successo oggi a Piazza Affari al titolo Tim dimostra indirettamente come l’idea di una Opa potesse essere vista di buon grado dal maggiore azionista del gruppo di tlc, ossia i francesi di Vivendi che hanno il 23,75% di Tim. Quegli stessi francesi che contestavano l’approccio di Cdp sull’operazione rete unica. E qui sorge un altro paradosso: il partito di Giorgia Meloni – da sempre molto critico con obiettivi e azioni dei gruppi francesi in Italia, incluso Vivendi – ha (o ha avuto?) una posizione non sgradita a Vivendi.

LA NOTA DI CDP DOPO QUELLA DEL GOVERNO

La vera novità del 30 novembre è che Cdp Equity, Macquarie Asset Management e Open Fiber – alla luce di quanto comunicato dal governo in data 29 novembre – “in relazione alla creazione di un tavolo di lavoro per la definizione delle migliori soluzioni di mercato in prospettiva della Rete Nazionale e tenuto conto della rilevanza di sistema dell’operazione, anche rispetto ai processi autorizzativi sottesi, ritengono opportuno soprassedere alle scadenze previste dal Memorandum of Understanding relativo al progetto di integrazione tra le reti di TIM e Open Fiber sottoscritto in data 29 maggio 2022 anche con TIM e KKR, e manifestano sin d’ora piena disponibilità a iniziare al suddetto tavolo di lavoro”, si legge in una nota congiunta.

IL COMUNICATO DEL GOVERNO

La nota di Cdp (controllata dal ministero dell’Economia) con i fondi e Open Fiber segue quanto comunicato il giorno precedente dal governo. Ieri, infatti, il ministero delle Imprese e del made in Italy retto da Adolfo Urso e il sottosegretario di Palazzo Chigi alla digitalizzazione, Alessio Butti, che condividono la responsabilità sul dossier rete, hanno emesso un comunicato congiunto per annunciare l’avvio di un tavolo di lavoro che entro il 31 dicembre «possa contribuire alla definizione delle migliori soluzioni di mercato percorribili per massimizzare gli interessi del Paese, delle società coinvolte e dei loro azionisti e Stakeholder» Urso e Butti segnalano la necessità di tenere «conto delle normative esistenti a livello nazionale ed europeo e degli equilibri economici, finanziari ed occupazionali». Tutto questo considerando «le priorità di valorizzare le risorse umane di Tim e dar attuazione ad una efficiente e capillare Rete nazionale a controllo pubblico». Da notare che nella nota non compare la firma del titolare del dicastero dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (Lega). Solo un caso?

GLI EFFETTI DELLA DECISIONE DEL GOVERNO SU TIM

Fra i pochi effetti chiari della direzione di marcia indicata dal governo c’è lo stop di fatto al progetto di fusione tra le reti di Tim e di Open Fiber che era stato architettato dal precedente governo e dalla Cdp guidata da Dario Scannapieco, voluto dall’ex premier Mario Draghi. Un colpo anche ai piani messi nero su bianco dal numero uno di Tim, Pietro Labriola, che lo scorso 7 luglio ha presentato un piano di separazione degli asset infrastrutturali di rete fissa dai servizi “con l’obiettivo di migliorare la posizione finanziaria” (qui l’approfondimento di Start Magazine).

KKR E MACQUARIE ALLA FINESTRA

Ma qual è la posizione dei fondi esteri che aveva partecipato al progetto di Cdp per la rete di Tim= Secondo Repubblica, il fondo americano Kkr avrebbe ribadito al governo l’interesse a investire nella rete e avrebbe presentato diverse opzioni incluso l’acquisto del controllo di NetCo daTim e la contestuale concessione di una call option a Cdp. Tale schema permetterebbe a Telecom di raccogliere risorse e deconsolidare il debito, lasciando piu’ tempo alle parti per individuare strategie per evitare eventuali stop da parte dell’Antitrust europeo.

LE DIVERGENZE TRA CDP E VIVENDI

Gli analisti di Intermonte, però, ricordano che rimarrebbe da superare lo scoglio delle valutazioni della rete, ben distanti da venditore e acquirente. Secondo indiscrezioni Cdp sarebbe disposta a valutare la rete attorno a 17-20 miliardi, mentre altri soci, soprattutto i francesi di Vivendi, valuterebbero Netco almeno 25 miliardi, se non di più. E’ una valutazione superiore potrebbe tradursi in un maggior impegno finanziario per Cdp nel momento in cui quest’ultima esercitasse la call per subentrare a Kkr’, hanno evidenziato gli esperti di Intermonte.

IL NODO DEL DEBITO

Il quotidiano La Stampa suggerisce invece che si possa tornare a ragionare sull’ipotesi della scissione proporzionale della rete, uno scenario che sarebbe gradito a Vivendi. Gli analisti di Equita, però, temono che questa opzione abbia “complessità realizzative legata all’eccesso di debito del gruppo”. Tim, in tal caso, non incasserebbe risorse.

LE IPOTESI DEL SOLE 24 ORE

Il Sole 24 Ore, inoltre, ripropone l’ipotesi di una rete unica futura a perimetro ristretto, confinata alle sole aree bianche e grigie, lasciando le aree nere alla concorrenza infrastrutturale tra due o tre player. Tale operazione incasserebbe piu’ facilmente il nullaosta delle autorità europee. Sempre secondo il quotidiano, Tim potrebbe procedere ad un ‘hard spinoff’ tramite la scissione proporzionale in due società (NetCo e ServiceCo), ma un aspetto cruciale per questo piano e’ il trattamento degli azionisti di risparmio. Per Il Sole rimane sul tavolo anche l’eventualita’ di un’opa sul 100% di Tim finalizzata al delisting.

LA POSIZIONE DI CALENDA

Carlo Calenda, leader di Azione, dà segni di disponibilità verso i piani del governo anche su questo dossier. Su Tim “sono a favore del fatto che Cdp faccia un’Opa e compri Telecom, scorpori la rete per fare una unica rete di telecomunicazione e rimetta la parte dei servizi Telecom sul mercato”, ha detto Calenda ai microfoni di “Radio anch’io” su Rai Radio1. Ma forse Calenda ha parlato poche ore prima di Butti, secondo cui l’Opa è una pura fantasia. Si vedrà.

COSA DICONO GLI ANALISTI

Nell’attesa di ulteriori novità, gli esperti di Equita – sottolinea Radiocor – continuano a consigliare cautela (‘Hold’) sulle Tim , pur ritenendo che il target price per i titoli sia molto più elevato dei corsi di Borsa e pari a 0,39 euro per azione. Per contro Intermonte ritiene che le azioni siano da acquistare, con prezzo obiettivo indicato a 0,43 euro. Anche Banca Akros, infine, reitera il ‘Buy’, con target a 0,4 euro, sottolineando che alla fine “è una notizia positiva l’impegno dell’esecutivo di prendere decisioni sulla compagnia entro fine anno”.

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