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Prada riporta Versace in Italia (e sogna di competere con Lvmh e Kering?)

Dopo settimane di rumors, ora è ufficiale: Prada acquisirà Versace, riportando il brand in Italia dopo che era stato acquistato da Capri Holdings nel 2018. La maison milanese sta gettando le basi per costruire un gruppo che faccia concorrenza ai francesi Lvmh e Kering? Tutti i dettagli

 

Il mondo della moda è in fibrillazione. Tra direttori creativi che vanno e che vengono è arrivata un’altra di quelle notizie che aspettava solo la conferma: Prada ha raggiunto un accordo con Capri Holdings per acquistare Versace.

L’intesa ha l’obiettivo di unire due dei più grandi nomi della moda italiana, riportando il brand fondato a Milano alla fine degli anni ’70 da Gianni Versace e poi diretto dalla sorella Donatella di nuovo nel suo luogo di nascita.

La fusione, inoltre, rafforza la posizione dell’Italia in un settore del lusso guidato da conglomerati francesi.

I NUMERI DELL’ACCORDO

L’accordo, come dichiarato da Prada, ha un valore aziendale di 1,25 miliardi di euro, un prezzo molto ridotto rispetto ai circa 2,15 miliardi di dollari, debito incluso, che Capri Holdings ha pagato per Versace nel 2018, ricorda Reuters. La holding, precedentemente nota come Michael Kors, aveva acquistato l’azienda dalla famiglia Versace e da Blackstone.

Va anche detto che, mentre Prada, dopo aver sfidato il rallentamento della domanda di lusso, sta cercando di espandersi, Versace ha operato in perdita.

DUE MONDI AGLI ANTIPODI

“Il nostro obiettivo è continuare l’eredità di Versace celebrando e reinterpretando la sua estetica audace e senza tempo”, ha dichiarato il presidente di Prada, Patrizio Bertelli. “Allo stesso tempo, le forniremo una piattaforma forte, rafforzata da anni di investimenti continui e radicata in relazioni di lunga data”.

Difficile immaginare i due nomi accostati. Da una parte i colori, l’oro e la trasgressione di Versace e dall’altro il minimalismo e l’austerità di Prada, la quale però beneficerà sicuramente di nuovi clienti.

“Versace ha un enorme potenziale. Il viaggio sarà lungo e richiederà un’esecuzione disciplinata e la massima pazienza”, ha dichiarato Andrea Guerra, Ceo di Prada.

RISCHIO CALCOLATO?

Per Prada si tratta di una scelta coraggiosa dato che accade in un momento in cui il lusso continua a soffrire e la guerra dei dazi prende una piega diversa ogni giorno. Inoltre, dopo le acquisizioni di Helmut Lang e Jil Sander alla fine degli anni ’90, che Bertelli, azionista di riferimento di Prada, ha definito “errori strategici”, il gruppo si è sempre tenuto alla larga da grandi operazioni.

Ma la casa di moda, con sede a Milano, controllata dalla stilista Miuccia Prada e dal marito Patrizio Bertelli e quotata a Hong Kong con una capitalizzazione di mercato di circa 14 miliardi di euro, è anche il più grande gruppo italiano della moda di lusso per fatturato.

UN SETTORE DOMINATO DAI FRANCESI

“L’ambizione di Prada di diventare un conglomerato italiano leader nel settore del lusso è una mossa significativa in un mercato dominato da gruppi francesi. È esattamente ciò che molti italiani speravano”, ha commentato Achim Berg, consulente del settore moda e lusso.

Come osserva infatti Reuters, nonostante l’Italia rappresenti tra il 50% e il 55% della produzione globale di beni di lusso personali, secondo le stime della società di consulenza Bain, il nostro Paese non ha un gruppo di dimensioni paragonabili ai colossi francesi Lvmh e Kering.

E per ora nemmeno i numeri perché il fatturato combinato dei cinque maggiori gruppi del lusso quotati in Borsa di proprietà italiana – Prada, Moncler, Ermenegildo Zegna, Brunello Cucinelli e Ferragamo – è ancora ben al di sotto dei circa 17 miliardi di euro di Kering, anche dopo il forte calo delle vendite registrato dal gruppo francese lo scorso anno.

Tuttavia, questa acquisizione, secondo Berg, “rappresenta il serio tentativo di Prada di costruire un gruppo, un tentativo molto più ambizioso rispetto a quelli compiuti in passato con Helmut Lang e Jil Sander”. A cui magari un giorno potrebbero unirsi Armani e Dolce & Gabbana, tra le poche maison italiane a essere ancora completamente a conduzione familiare e non quotate in Borsa.

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