skip to Main Content

Poste Agcom Sengi Express

Poste Italiane non tirerà pacchi al governo sul debito pubblico. Parola di Del Fante

Che cosa ha detto l'amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante, nel corso di un'audizione parlamentare ieri sul piano industriale del gruppo controllato dal Tesoro e dalla Cassa depositi e prestiti. Fatti, numeri, parole, approfondimenti

Avanti tutta sui pacchi. Frenata sulla chiusura degli uffici nei piccoli comuni. Sostegno ai Btp.

Sono alcuni dei temi affrontati ieri dall’amministratore delegato del gruppo Poste Italiane, Matteo Del Fante, nel corso di un’audizione alla Camera sul piano industriale.

Il capo azienda del gruppo controllato dal Tesoro (35%) e dalla Cassa depositi e prestiti (29%) ha preso alcuni impegni davanti ai deputati della commissione Trasporti. Mentre sul dossier Alitalia ha tagliato corto: “Non abbiamo avuto nessun tipo di interessamento sul dossier Alitalia, quindi io lo leggo sulla stampa”.

AVANTI TUTTA CON I PACCHI

Il primo è un impegno sulla consegna dei pacchi, perché “nel piano presentato a febbraio è previsto 1 miliardo di investimenti per i mezzi di consegna e per le apparecchiature di smistamento”, ha detto Del Fante. L’obiettivo è quella di recuperare nell’e-commerce dove i pacchi cresceranno del 15% l’anno.

COME CAMBIERA’ L’ORGANICO DI POSTE

Si legge in questa chiave il piano industriale 2018-2022, che prevede oltre 10mila ingressi a pieno organico entro quattro anni. Poste metterà infatti in campo circa 4.500 dipendenti “per il recapito dei pacchi nel pomeriggio”, e altri 5.500 nei servizi finanziari, ha indicato l’amministratore delegato di Poste con il gradimento della maggioranza di governo. D’altronde da tempo, nonostante Del Fante sia stato nominato ai vertici di Poste durante i governi a guida Pd, il numero uno del gruppo postale ha trovato una sintonia con la maggioranza M5S-Lega.

I TAGLI AGLI UFFICI PIU’ PICCOLI

Negli ultimi mesi non erano mancati poi i dubbi su possibili tagli nei centri più piccoli e al personale. Anche qui Del Fante ha cercato di rassicurare: “Poste non sta licenziando nessuno. Chi lascia l’azienda lascia con un accordo di prepensionamento”. Ha poi aggiunto: “Confermiamo l’impegno formale di non chiudere nessun ufficio postale nei Comuni con meno di 5mila abitanti”.

DOSSIER DEBITO PUBBLICO

“Al 30 giugno Poste ha in gestione 510 miliardi di euro di risparmi degli italiani”, ha sottolineato ieri Del Fante. “Di questi, il 63% fa capo al risparmio postale”: libretti postali per 105 miliardi e buoni postali fruttiferi per 216 miliardi. E’ “un canale di finanziamento del debito del Paese”, ha rimarcato il capo azienda di Poste. Sono soldi che giriamo a Cdp”.

GLI INVESTIMENTI IN TITOLI DI STATO

Ed anche della raccolta del risparmio gestito, tra fondi e riserve tecniche e per quanto previsto sui conti correnti, Poste”investe altri 140 miliardi di euro in titoli di Stato”. “Siamo strutturalmente acquirenti di titoli di Stato – dice Del Fante con toni “sovranisti”graditi al governo – perché riteniamo che il compito di una azienda come Poste sia quello di investire nei titoli del nostro paese”.

L’ANDAMENTO DELLA RACCOLTA

Del Fante ha ricordato che dal 2003 al 2014 la raccolta è stata “marginalmente positiva”, poi “nei tre anni successiva c’è stata una uscita di risorse di 10 miliardi l’anno”. La svolta è avvenuta “dalla seconda metà del 2017 e nel 2018 con Cdp”, e con l’arrivo di Del Fante (ex Cassa) alla guida della società, e’ stato “invertito quel trend perché è stato deciso di ridare priorità alla nostra rete di distribuire risparmio postale, lo strumento di risparmio piu’ radicato nel nostro Paese”.

LE COMMISSIONI PER POSTE

I rapporti commerciali e finanziari tra Poste e Cdp sono stabiliti da una convenzione che alcuni addetti ai lavori hanno analizzato, non senza qualche dubbio. A luglio Ferruccio de Bortoli ha scritto sul Corriere Economia: “Poste riceve, esente da Iva, una commissione di poco meno dello 0,6% per collocare, in esclusiva, i titoli di Cdp. Sulla base dell’ultimo contratto triennale fra le due parti, sottoscritto nel dicembre scorso per il 2018-20’20, l’ammontare delle commissioni riconosciute oscilla tra 1,55 e 1,85 miliardi l’anno, a seconda del raggiungimento di una serie di obiettivi”.

IL COMUNICATO SULL’ACCORDO

Nel comunicato con il quale si dava conto del rinnovo dell’accordo fra Cdp e Poste si sottolineava l’insostituibile caratteristica del risparmio postale come “volano di sviluppo e di crescita” per “contribuire all’aumento degli investimenti strategici e al miglioramento della competitività del Paese”.

I MARGINI SOTTO I RIFLETTORI

“Ma proprio per questo ci si domanda – ha scritto de Bortoli – se il circuito di attività che origina dai sacrifici di tante famiglie italiane sia del tutto esente da critiche e perfettamente virtuoso. Se il margine generoso (e misterioso) riconosciuto alla Cdp (legge 8 aprile 2016 n. 49) sulla parte di risparmio postale, circa 150 miliardi, depositata sul conto di tesoreria e pagato da tutti i contribuenti, sia congruo. E non sia una forma di sussidio che maschera un bilancio in perdita”.

Back To Top