skip to Main Content

Popolare Vicenza

Popolare di Vicenza, che cosa combinano a sorpresa Consob e Banca d’Italia?

Il 21 aprile, in occasione dell’udienza per decidere se riunire i due tronconi del processo per il crac della Banca Popolare di Vicenza,Banca d’Italia e Consob, si sono costituite come parti civili. Il commento di Fulvio Coltorti, già capo ufficio studi di Mediobanca Novità a sorpresa e che suscita dibattito fra gli addetti ai lavori: al processo per il default…

Novità a sorpresa e che suscita dibattito fra gli addetti ai lavori: al processo per il default della Banca Popolare di Vicenza, Banca d’Italia e Consob si sono costituite parti civili. Ecco i dettagli, le prime impressioni e il commento di Fulvio Coltorti, analista, saggista, ex capo ufficio studi di Mediobanca e ora docente all’università Cattolica di Milano

I FATTI

Il 21 aprile, in occasione dell’udienza per decidere se riunire i due tronconi del processo per il crac della Banca Popolare di Vicenza,Banca d’Italia e Consob, si sono costituite come parti civili.

LA CHIOSA

Ebbene sì, come fa rilevare un quotidiano del Veneto, proprio Banca d’Italia e Consob – le due istituzioni su cui state sollevate perplessità e rilievi dalla stessa Commissione di inchiesta parlamentare sulle banche come non immuni da responsabilità e omissioni nella vigilanza degli istituiti italiani poi crollati – si sono costituite come parti civili. Che significa? Significa che, se e quando verranno riconosciute le responsabili di Gianni Zonin & c., a beneficiare dei danni a loro addebitabili sarebbero anche i due organi che non hanno ben vigilato.

IL COMMENTO DI COLTORTI

A biasimare la decisione è stato con un post su Facebook Fulvio Coltorti, analista di cose finanziarie, saggista ed ex capo ufficio studi di Mediobanca: “Trovo singolare che insieme ai 3500 risparmiatori che chiedono i danni assistiti da 120 avvocati figurino anche Banca d’Italia e Consob – ha scritto Coltorti, ora docente all’università Cattolica di Milano – Chiedono un non meglio precisato risarcimento perché asseriscono di essere stati ostacolati nella vigilanza e non aver quindi visto per tempo i pasticci”.

“A me – scrive Coltorti – questo pare semplicemente assurdo! Intanto, ciò costituisce un’ammissione di colpa nel non aver evitato il disastro; e quindi, invece di chiedere un risarcimento, i vertici dei due enti di vigilanza dovrebbero trarne le conclusioni e dimettersi. E se non lo fanno spontaneamente dovrebbero essere costretti dal Governo”. Conclusione amara di Coltorti: “Poi non vorrei che passasse la logica del risarcimento che risolve tutti i peccati. Intanto il risarcimento non debbono chiederlo i due enti ma il Governo per conto dello Stato che ha subìto perdite e viene obbligato a costosi salvataggi. Se i ladri mi svaligiano la casa debbo sperare in una causa della Polizia contro i ladri che non si sono fatti prendere?”.

Back To Top