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Popolare Bari, ecco che cosa deciderà su costi, Npl, bond, capitale e superholding

Tutte le novità in cantiere alla Popolare di Bari. Numeri, fatti, indiscrezioni e scenari

 

Taglio dei costi. Operazione sulle sofferenze. Studio di un bond subordinato. Saranno questi alcuni dei principali punti all’ordine del giorno del consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Bari in programma per mercoledì 30 gennaio.

Si profilano dunque novità per il gruppo bancario pugliese della famiglia Iacobini. Ma non sul progetto di una super holding delle banche del Sud come scritto giorni fa dal Corriere della Sera e poi smentito in maniera sovente piccata da alcune banche minori citate. N

on è detto, comunque, che il progetto sia stato accantonato, anche perché si levano voci a favore come quelle degli editorialisti Angelo De Mattia su Milano Finanza e Massimo Lo Cicero sul Sole 24 Ore.

Ma vediamo le ultime novità più imminenti per la Popolare di Bari.

ECCO CHE COSA HA DECISO IL 30 GENNAIO IL CDA DELLA POPOLARE DI BARI

ECCO CHE COSA DECIDERA’ IL CDA DELLA POPOLARE DI BARI

Il piano di ristrutturazione arriva sul tavolo del consiglio di amministrazione della Popolare di Bari. Oggi il board dell’istituto pugliese, scrive Luca Gualtieri su MF-Milano Finanza, esaminerà la strategia messa a punto nelle scorse settimane dal consigliere delegato Vincenzo De Bustis, dall’advisor Rothischild e dagli studi legali Bonelli Erede e Orrick.

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COME SARA’ IL TAGLIO DEI COSTI ALLA POPOLARE DI BARI

Al centro della manovra ci sarebbe un taglio dei costi che porti il cost-income dall’83,9% di fine giugno a un livello più vicino alla media nazionale e una profonda azione di derisking, che dovrebbe riguardare sia gli npl che gli utp in portafoglio per un nominale complessivo di oltre due miliardi. Secondo gli ultimi dati disponibili del 30 giugno scorso la banca ha npe lordi per 2,57 miliardi, con una preponderante presenza di utp.

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LE INDISCREZIONI SUGLI OPERATORI NPL

Il portafoglio potrebbe andare a investitori specializzati che già nelle scorse settimane si sarebbero avvicinati all’istituto pugliese. Tra gli altri sul mercato si fanno i nomi di Varde e Christofferson, Robb & Company (Crc), che potrebbero affiancare o addirittura subentrare a Cerved nell’attività di gestione.

I NUMERI E GLI SCENARI

L’istituto punta a raccogliere una cifra compresa tra 200 e 500 milioni per coprire le perdite sui crediti e portare il coefficiente patrimoniale in territorio sicuro. In alternativa nelle scorse settimane è emersa la possibilità di lanciare un bond subordinato convertibile da collocare a investitori istituzionali, ma l’emissione costerebbe infatti un rendimento a doppia cifra.

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