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Prin Mezzogiorno

Pnrr e Prin, il governo si rimangia i piani per il Mezzogiorno?

Il Mezzogiorno dovrebbe beneficiare del 40% delle risorse provenienti dal Pnrr, ma il Mur sembra cambiare le carte in tavola. Tutti i dettagli sul bando Prin riscritto 3 volte in 9 giorni

 

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede che le risorse vengano distribuite su base territoriale, con un’attenzione particolare al Mezzogiorno che dovrebbe riceverne il 40% (82 miliardi di euro su 206) per ridurre storiche diseguaglianze: dal divario infrastrutturale a quello digitale, ma anche ambientale e sociale.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo ha ricordato nel discorso di insediamento e il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha recentemente sottolineato che il Pnrr serve proprio a superare i divari tra le persone e le “aree del Paese in situazione economica meno favorevole”.

IL PRIN

Il bando relativo ai Progetti di ricerca di interesse nazionale (Prin) fa parte della Missione 4 del Pnrr dedicata a Istruzione e Ricerca. Il Prin, su una complessiva dotazione di 1,8 miliardi, prevedeva 741,8 milioni per il Mezzogiorno.

Ma quindi come mai il ministero dell’Università e della Ricerca (Mur), guidato da Maria Cristina Messa – dopo varie modifiche – ha ridotto di quasi 80 milioni di euro i fondi ai ricercatori del Sud?

E quale magheggio è stato fatto?

BANDO N.1

Il Mur ha pubblicato il primo bando con le procedure per l’assegnazione delle risorse il 25 gennaio scorso con il decreto dirigenziale n.74., in cui non era presente nessuna indicazione sulla quota Sud.

BANDO N.2

Il primo bando viene annullato e il 31 gennaio ne viene pubblicato uno nuovo tramite il decreto dirigenziale n. 99. La quota per il Mezzogiorno, denominata Linea di intervento ‘Sud’, questa volta, prevede 296,7 milioni di euro, ovvero il 40%.

BANDO N.3

Ma solo due giorni dopo, il 2 febbraio, anche il decreto n. 99 viene sostituito da un nuovo provvedimento: il decreto dirigenziale n. 102. “Anche in questo caso – ha scritto oggi sul Messaggero il professore Gianfranco Viesti – senza alcuna spiegazione”.

“È naturalmente possibile che in questi documenti possa essere rivisto qualcosa, dato anche l’impegno a cui sono chiamati i Ministeri: spiace però che il Mur non abbia in alcun modo motivato ai cittadini utenti del sito (che sono quelli che poi ripagheranno con le proprie tasse i prestiti ricevuti dalla Ue per il Piano di Rilancio) il cambiamento delle proprie scelte”, ha commentato l’economista Viesti.

LA BEFFA

Il professore fa poi notare che non si tratta di ritocchini bensì di un taglio di quasi 80 milioni di euro che dovevano essere destinati a progetti di ricerca per ricercatori che operano nel Mezzogiorno – come previsto dal Pnrr.

“Il decreto 102 – ha evidenziato Viesti – cambia radicalmente impostazione: sparisce la Linea di intervento ‘Sud’ e le risorse destinate ai ricercatori del Mezzogiorno, a totale inalterato, sono ridefinite in 218,1 milioni […] Un taglio di quasi 80 milioni”.

COME SI GIUSTIFICA IL MUR

“La ministra Messa – ha riferito il professore – ha poi chiarito in Parlamento che ciò è dovuto al fatto che si è appurato che il 40% si applicherebbe solo a parte del totale”.

Ma i colpi di scena non sono finiti. Viesti ha infatti raccontato che ieri mattina, nel corso di un evento ufficiale di presentazione del bando alla comunità scientifica, “il Mur ha chiarito che ‘tale 40% rappresenta un target da raggiungere nel complesso degli stanziamenti del Pnrr e non rispetto al solo bando Prin 2022’”.

In pratica, spiega Viesti, “non vi è alcun vincolo a destinare effettivamente quei 218 milioni ai ricercatori del Mezzogiorno”.

Da 296,7 milioni di euro a 218,1. Quel 40% riservato per legge al Sud si è quindi ridotto al 29% circa.

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