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Pnrr, rischio cattedrali nel deserto per la ricerca? Monito dell’Accademia dei Lincei

L'Accademia dei Lincei lancia un monito al governo riguardo ai finanziamenti per la ricerca che arriveranno con il Pnrr: “I fondi sono importanti, ma il patrimonio più importante da creare e custodire sono i ricercatori”, ha detto il presidente Roberto Antonelli

 

Un piano che preveda una continuità dei finanziamenti anche con la fine del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), è l’auspicio lanciato dal presidente dell’Accademia dei Lincei, Roberto Antonelli, intervenendo in occasione della sollecitazione al governo affinché le risorse destinate alla ricerca non siano sprecate.

QUANTI FONDI VERRANNO STANZIATI PER LA RICERCA

Come ha recentemente ricordato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in visita ai laboratori Infn del Gran Sasso, il nostro Paese destinerà più di 30 miliardi in istruzione e ricerca con il Pnrr perché “la ricerca deve essere al centro della crescita dell’Italia”.

ANTONELLI: “NO A CATTEDRALI NEL DESERTO”

Il presidente dell’Accademia, una delle più antiche d’Europa, in vista dei finanziamenti che arriveranno ha sottolineato quanto sia importante un piano che preveda una continuità dei finanziamenti anche a fine Pnrr: “Non possiamo edificare cattedrali nel deserto poi abbandonate all’interrompersi del finanziamento pubblico, sarebbe una strategia perdente. Bisogna pensare a fondi per l’assunzione di ricercatori non a termine, affinché il loro numero sia messo in linea con quello dei dottori di ricerca”.

CUSTODIRE I RICERCATORI

Per questo motivo, la Commissione Ricerca dei Lincei si augura che il personale a tempo determinato – selezionato con cura – che sarà assunto per i progetti del Pnrr “possa costituire un serbatoio di ricercatrici e di ricercatori che potranno potenzialmente entrare nelle Università e negli Enti pubblici di ricerca ma anche, attraverso le sinergie pubblico-privato, nelle aziende”.

Per l’istituzione scientifica italiana, infatti, “i fondi per la ricerca sono importanti, ma il patrimonio più importante da creare e custodire sono i ricercatori e le loro competenze e doti scientifiche”.

QUANDO USCIRANNO I BANDI

Il premio Nobel per la fisica e vicepresidente dell’Accademia, Giorgio Parisi, ha fatto sapere che i bandi per i partenariati usciranno entro la fine del mese, ma che “è assolutamente necessario che i bandi siano scritti con estrema attenzione in maniera da non trovarsi davanti a un numero limitatissimo di maxiprogetti per i quali la scelta diventa obbligata”.

La formulazione, per l’istituto, “avrà la massima importanza e i partenariati estesi dovranno proporre temi di ricerca di base e applicata realmente innovativi, lungimiranti e volti allo sviluppo del Paese”.

LA SELEZIONE DEI PROGETTI

“È fondamentale che le scelte dei progetti [che dovranno accedere ai fondi del Pnrr, ndr] siano fatte confrontando progetti diversi e selezionando i migliori”, ha detto Parisi, il quale ha proposto di attuare misure antitrust per i bandi rivolti alla ricerca.

LE MISURE ANTITRUST NEI BANDI PER LA SELEZIONE

Affinché le risorse del Pnrr non vadano sprecate, oltre a essere destinate ai progetti migliori, Parisi si augura infatti che “nei bandi ci siano le opportune misure antitrust”.

La Commissione Ricerca dell’Accademia, nell’apprezzare l’azione del governo di sostegno e valorizzazione del sistema di ricerca del Paese con l’investimento di 6,9 miliardi di euro in 4 anni, ha chiesto che si ponga “la massima attenzione al rischio di finanziamenti diffusi e poco fruttuosi” e ritiene che sia opportuno “vigilare affinché questa grande occasione non si trasformi in una indiscriminata corsa ai finanziamenti”.

COSA HA DECISO LA CORTE DEI CONTI

Sembrano essere state ascoltate le parole dell’Accademia. Sul Sole24Ore si legge che “la Corte dei conti stringe i bulloni del monitoraggio sui progetti Pnrr in carico agli enti locali […] arruolando i revisori dei conti, i professionisti che vigilano sui bilanci di ogni ente, con una nuova sezione (la 5) dei questionari sui preventivi nella delibera 2/2022 della sezione Autonomie”.

In pratica, spiega il quotidiano, ogni opera collegata ai fondi del Pnrr finirà sui tavoli della magistratura contabile.

COSA FARANNO I REVISORI

I revisori, si legge nell’articolo, “dovranno indicare per ciascun intervento gli importi, il livello di attuazione raggiunto, la data di inizio delle attività, le modalità di attuazione scelte dal Comune, dalla Provincia o dalla Città metropolitana e l’esistenza di bandi, avvisi, deliberazioni d’incarico e così via”.

LA CARENZA DI PERSONALE

Tuttavia, a preoccupare riguardo all’attuazione del Pnrr negli enti locali, scrive Il Sole, “è la carenza di personale negli uffici prosciugati da un decennio di austerità nelle assunzioni (-19% di dipendenti) […] il tempo stringe e la ricostruzione della ‘capacità amministrativa’ locale non si fa in un giorno”.

METTERE UNA TOPPA

Intanto, per tamponare questa carenza, il quotidiano ricorda che le amministrazioni possono chiedere “supporto tecnico-giuridico” a “Cdp, Invitalia e alle altre partecipate statali attive sul tema; e alle consulenze anch’esse spinte dalle normative sul Pnrr e dal lancio del portale InPa gestito dalla Funzione pubblica”.

Questo, però, fa notare l’articolo, non cancella “il fatto che sono gli organici interni alle amministrazioni a svolgere il ruolo cruciale nel decollo del Pnrr sul territorio […] E i segnali non sono tutti incoraggianti”.

Intanto, per tornare sul punto che il tempo stringe, nei nuovi questionari della Corte dei conti viene chiesto “di indicare l’adozione ‘delle iniziative necessarie per assicurare il rispetto delle scadenze di rendicontazione’ indispensabili per i pagamenti Ue”.

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