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Playmobil Taylor Swift

Playmobil spera di rimettere insieme i pezzi grazie a Taylor Swift

Santa Taylor Swift, aiutaci tu. Ormai tutti si affidano a lei. Biden e i democratici sperano in un suo intervento per vincere le prossime presidenziali, l'economia americana gira anche grazie a lei e per le donne è un'icona dell'empowerment femminile. Ora anche Playmobil le rivolge una preghiera sperando di risollevarsi. Fatti, numeri e curiosità

 

Taylor Swift ha in mano l’economia americana, le prossime presidenziali Usa e ora anche la fortuna di Playmobil. Già, perché l’azienda tedesca di pupazzetti e costruzioni non se la passa benissimo, soprattutto rispetto al suo più grande competitor, Lego. E, dunque, starebbe provando a coinvolgere la popstar per diventare più cool.

LA CRISI DI PLAYMOBIL

Il 2023 non era finito bene per Playmobil che, nell’esercizio 2022-2023, aveva registrato la prima perdita della sua storia. Il fatturato del marchio di giocattoli infatti era diminuito da 653 a 614 milioni di euro.

Inoltre, lo scorso ottobre, il gruppo Brandstaetter, di cui fa parte Playmobil, aveva annunciato che entro il 2025 taglierà 694, di cui 370 in Germania, dei suoi circa 4.000 posti di lavoro su scala globale. I tagli, precisava Avvenire, “rappresentano una quota del 17% a livello mondiale e del 16% della forza lavoro totale in Germania dove a conti fatti verrà tagliato un sesto dei dipendenti”.

Tra i cambiamenti aziendali anche l’esternalizzazione della costruzione degli stampi per produrre parti dei pupazzetti con un taglio di 74 posti di lavoro perché, come spiegato da Playmobil, “non è più una delle competenze principali e ha perso la sua importanza”.

ACCORDO NELL’ARIA TRA PLAYMOBIL E TAYLOR SWIFT?

Per risollevare dunque le sue sorti, Playmobil si sarebbe messa in contatto con l’entourage di Swift per lanciare un pupazzetto che la rappresenti. Stando a quanto dichiarato dall’amministratore delegato della società, Bahri Kurter, sono stati presi contatti con persone vicine alla cantante e il lavoro creativo è iniziato. “Vedremo come si svilupperà la situazione”, ha detto ad Afp, aggiungendo che una figura della star americana “sarebbe un grande sogno”.

PLAYMOBIL VS LEGO, OVVERO LA SFIDA IMPOSSIBILE

Tuttavia, parlando di questo sogno nel cassetto, Kurter ha anche ammesso che Playmobil “ha iniziato tardi” nel settore delle licenze. Mentre infatti l’azienda si appresta a compiere 50 anni di attività, la competizione con la danese Lego, numero uno indiscusso delle costruzioni per bambini, appare molto difficile.

In casa Playmobil il più grande successo di sempre è una statuetta di 7,5 cm del padre della Riforma protestante, Martin Lutero, di cui sono state vendute 1,3 milioni di copie. Non proprio una figura che si direbbe alla moda, soprattutto se paragonato a quelle di Star Wars, Harry Potter e Barbie, prodotte da Lego.

L’azienda danese, al contrario, non sembra soffrire nemmeno dei tempi e dei gusti che cambiano tra i più piccoli. Kurter di Playmobil, per giustificare i risultati negativi degli ultimi due anni, ha infatti parlato di come oggi siano diverse le abitudini di gioco dei bambini, che preferiscono i giochi digitali rispetto a quelli tradizionali e che quindi, per rivolgersi a tutte le fasce d’età, la società potrebbe iniziare a realizzare anche giochi da tavolo. Lego, invece, non sembra averne bisogno dato che le sue vendite sono 10 volte superiori a quelle del suo concorrente.

DAI KIDADULT AL GREEN

Playmobil, oltre a corteggiare Swift, vuole battere anche altre strade per non finire nell’oblio. Tra le varie idee, aumentare il numero di accordi con alcuni dei principali musei, come il Louvre, dopo il successo della collaborazione con il Rijksmuseum di Amsterdam e la collocazione di 400.000 figurine del pittore Van Gogh. Ma anche puntare sugli adulti che collezionano pupazzetti con personaggi famosi e sportivi.

Infine, l’azienda vanta sia il fatto di produrre in Europa – Germania, Spagna, Repubblica Ceca e Malta, dove ha sede la sua fabbrica più grande dopo quella di Norimberga – sia il suo approccio green, cercando di rafforzare le proprie credenziali di sostenibilità in un momento in cui ne va della reputazione delle aziende. Come dichiarato da Kurter: “La gamma di prodotti per i più piccoli sta passando al 90% di materie prime di origine vegetale. È un inizio”.

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