Secondo i burocrati politicanti bruxellesi valiamo esattamente 81,807 miliardi di euro, una volta e mezzo il valore del decreto Rilancio che per inciso sarà, forse, operativo tra 90 giorni mancando tutti i decreti attuativi.
Comunque sia, il totale assegnato all’Italia è di 172,7 miliardi e solo 90,938 miliardi andrebbero restituiti.
Partiamo da alcune considerazioni.
La prima: nessuno domani avrà soldi in tasca, questa è una proposta che deve passare dal Consiglio europeo e dal Parlamento dell’Unione.
La seconda, importante quanto la prima, non sono soldi che si potranno spendere come si vuole.
L’Italia sarà obbligata a presentare un piano nazionale di sviluppo di infrastrutture green e un piano di azioni che rendano smart alcuni processi, tipo eliminare in via definitiva il contante.
Chi perde e chi guadagna.
Chi perde, è chiaro, è tutto il meridione d’Italia, per una serie di motivi e questioni ataviche che attanagliano compresa la cattiva gestione dei territori. Ma si spera di sbagliare nel giudizio.
Chi guadagna, invece, ancora non è chiaro, ma un’idea si potrebbe avere.
Le partecipate di Stato saranno in prima linea nella realizzazioni di questi progetti green e i sub appalti andranno come sempre a quelle aziende che hanno interessi anche fuori Italia.
Il risultato anche in questo caso è abbastanza scontato: 172,7 miliardi non andranno a creare lavoro di artigiani e pmi, andranno a creare ricchezza a multinazionali e grandi gruppi che pagano le tasse fuori dall’Italia.
Tutto questo al netto di appalti truccati con relativa mazzetta e sempre che l’Europa sia d’accordo.