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Biden

Perché il piano Biden sarà più efficace del Recovery Plan europeo. Parla il prof. Farese

Next Generation Eu e piano Biden a confronto. Il commento di Giovanni Farese, professore di Storia dell’Economia all’Università Europea di Roma e Marshall Memorial Fellow del German Marshall Fund of the United States

 

“La Cina e gli Stati Uniti stanno uscendo dalla crisi più forti di quanto non fossero prima. L’Europa ne uscirà o più forte o più debole: non dipenderà altro che dalle decisioni politiche che verranno assunte”.

E’ l’opinione di Giovanni Farese, professore di Storia dell’Economia all’Università Europea di Roma e Marshall Memorial Fellow del German Marshall Fund of the United States, che confronta Next Generation Eu e piano Biden: “Il Next Generation Eu è il frutto di un compromesso politico iniziato circa un anno fa e concluso a luglio 2020. Nel frattempo sono avvenute molte cose. Nello stesso arco di tempo gli Stati Uniti hanno approvato tre stimoli, la stima dello stimolo complessivo è prossima al 25 per cento del Pil degli Stati Uniti”.

Si puo confrontare il piano Biden con quello europeo?

Sì, ma il quadro che ne scaturisce non è confortante, o almeno non in misura soddisfacente. La verità è che si è aperto un gap nei rispettivi stimoli fiscali tra Europa e Stati Uniti. Se guardiamo agli Stati Uniti, tra Cares Act (aprile 2020), Covid Act (dicembre 2020) e American Rescue Act, noto come piano Biden (marzo 2020) – che da solo ammonta a 1.9 trilioni di dollari – la stima dello stimolo complessivo è prossima al 25 per cento del Pil degli Stati Uniti. In Francia lo stimolo fiscale complessivo è stimato intorno al 12 per cento, in Germania al 9, in Italia al 7,5. Il Next Generation Eu, approvato a luglio 2020, ammonta a 750 miliardi di euro, ma le somme attese per quest’anno ammontano all’incirca all’1 per cento del PIL dell’area euro.

Quali saranno le conseguenze per le rispettive economie?

Intanto, la crescita sarà più robusta negli Stati Uniti. Lo stimolo americano – uno dei più ampi dalla seconda guerra mondiale – farà raddoppiare, secondo l’Ocse, la crescita prevista nel paese, dal 3,3 al 6,5 per cento. Alla fine del 2022, l’economia americana sarà dell’un per cento più grande rispetto a quanto previsto prima della pandemia, mentre l’area dell’euro sarà di due punti percentuali più piccola. Il piano Biden darà anche un contributo di un punto percentuale alla ripresa dell’economia mondiale, incluso uno 0,5 per l’area euro, spingendo il suo export. Ma va considerato il rovescio della medaglia: il deficit della bilancia dei pagamenti americana peggiorerà e il surplus europeo aumenterà, con conseguenze in certa misura su quelle tensioni commerciali transatlantiche che per altri versi si vorrebbero ricomporre. Occorrerebbe in qualche modo coordinare meglio le rispettive politiche fiscali, per moltiplicare gli effetti espansivi e ridurre gli squilibri.

Che cosa può fare l’Europa? Le regole fiscali vanno riviste?

Occorre riconoscere che c’è un “time lag”: il piano europeo non ha ancora prodotto i suoi effetti. Ma vi è un altro “time lag”. Il Next Generation Eu è il frutto di un compromesso politico iniziato circa un anno fa e concluso a luglio 2020. Nel frattempo sono avvenute molte cose. Nello stesso arco di tempo gli Stati Uniti hanno approvato tre stimoli. Non intendo sottostimare l’importanza politica del Next Generation Eu, inclusa l’emissione di titoli di debito comune e i principi di fondo che hanno orientato la distribuzione delle risorse. E’ stato un passo molto importante. Ma non basta: il passo giusto va fatto nel momento o nei momenti in cui è necessario e della lunghezza (della dimensione) giusta. Non solo sono risorse inferiori alla metà del solo ultimo stimolo americano, ma anche risorse che verranno utilizzate nell’arco di vari anni. Sono poi risorse potenziali, che i paesi europei possono chiedere o non chiedere nella misura che ritengono più opportuna. A tal proposito, l’ex vice presidente della Banca centrale europea, Vitor Constancio, ha suggerito l’idea di escludere dal calcolo del debito i 350 miliardi di euro di prestiti del Recovery Fund. Al di là del Next Generation Eu, sarà inevitabile apportare gli aggiustamenti necessari per mantenere politiche espansive. La Cina e gli Stati Uniti stanno uscendo dalla crisi più forti di quanto non fossero prima. L’Europa ne uscirà o più forte o più debole: non dipenderà altro che dalle decisioni politiche che verranno assunte.

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