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Contratto Bancari

Perché Unicredit se ne frega della Russia e gli azionisti brindano

Unicredit: la nota sull'esposizione in Russia, la conferma del dividendo in contanti per il 2021 e del riacquisto di azioni. Tutti i dettagli

 

Scatto di Unicredit mercoledì 9 marzo in Borsa dopo gli scivoloni degli ultimi giorni per la guerra Russia-Ucraina. Ecco tutti i dettagli.

Prosegue il recupero delle Borse europee, che allungano ulteriormente il passo nell’ultima parte della seduta e attendono il vertice di domani tra i ministri degli esteri di Russia e Ucraina.

A Milano il Ftse Mib ha agganciato il +6% e sale del 6,02% a 23.682 punti. In gran spolvero anche Francoforte (+6,84%) e Parigi +6,12%, mentre resta indietro Londra (+2,35%), frenata dai realizzi sui titoli delle materie prime.

Tra le blue chip di Piazza Affari, UniCredit vola a +11,99% dopo aver rassicurato il mercato sulla sostenibilita’ di dividendo e buyback anche in caso di svalutazione delle attivita’ russe.

anche Stellantis (+10,92%) e Intesa Sanpaolo (+10,29%), mentre i titoli del petrolio e della difesa tirano il fiato dopo le recenti cavalcate.

“Nonostante la crisi ucraina Unicredit rassicura gli azionisti, confermando il dividendo in contanti proposto per il 2021 di 1,2 miliardi e il riacquisto di azioni fino a 2,58 miliardi”, ha sottolineato Mf-Milano Finanza.

Hanno scritto sul Sole 24 Ore gli economisti Ignazio Angeloni e Daniel Gros: “L’esposizione che riguarda l’area euro è però concentrata in tre Paesi: Francia e Italia (entrambi per circa 23 miliardi di euro) e Austria per 15 miliardi; inoltre, all’interno di questi Paesi l’esposizione di concentra in alcuni grandi istituti. In termini assoluti, Société Générale è fra le più esposte, per oltre la metà dell’intera esposizione complessiva della Francia. UniCredit è la più esposta fra le italiane, circa la metà della cifra totale italiana o l’1,3% delle attività complessive della banca. Intesa Sanpaolo è presente, in misura minore, attraverso filiazioni locali e garanzie a controparti russe. Più delicata sembrerebbe in Austria la posizione di Reiffeisen, con un’esposizione che potrebbe superare il 10% degli asset”.

Ieri sera UniCredit, una delle grandi banche europee più esposte in Russia (qui l’approfondimento di Start Magazine), ha dettagliato le sue esposizioni nel paese che ha invaso l’Ucraina.

UniCredit Bank Russia ha una posizione creditoria autofinanziata di 7,8 miliardi di euro a fine 2021, RWA di 9,4 miliardi di euro e un patrimonio netto di 2,5 miliardi di euro.

Al netto delle coperture sui cambi, l’esposizione diretta a UniCredit Bank Russia (UCBR) si riduce a circa 1,9 miliardi di euro.

L’esposizione cross border nei confronti di clientela russa è attualmente pari a circa 4,5 miliardi di euro, al netto delle garanzie di circa 1 miliardo di euro da parte di Export Agencies pubbliche non russe, e rappresenta circa 3 miliardi di euro di RWA.

L’esposizione è quasi interamente verso le principali multinazionali russe, per lo più in valute EUR e USD, con contratti regolati da leggi internazionali e soggetti a tribunali internazionali. Le controparti impattate dalle sanzioni rappresentano meno del 5% della espozione cross border complessiva.

La banca italiana ha un’esposizione mark-to-market in derivati verso le banche russe di circa 300 milioni di euro, al netto del collaterale. La massima perdita potenziale nel caso in cui il valore del RUB si approssimi allo zero è di circa 1 miliardo di euro.

Nello scenario estremo, in cui la totalità della massima esposizione non possa essere recuperata e venga azzerata, l’impatto sul CET1 ratio di UniCredit a fine 2021 (15,03%, che sconta il dividendo maturato nel 2021 per 1,2 miliardi di euro) sarebbe di circa 200 punti base.

“La nostra solida posizione di capitale ci consentirebbe di assorbire questo impatto senza scendere al di sotto del 13%”, sottolinea la banca.

UniCredit ha confermato il dividendo in contanti proposto per il 2021 di 1,2 miliardi di euro, mantenendo un CET1 ratio superiore al 13% anche nello scenario peggiore. Inoltre, conferma l’intenzione di eseguire il riacquisto di azioni fino all’importo precedentemente concordato di 2,58 miliardi di euro, sotto la condizione che il nostro CET1 proforma di fine anno 2021 rimanga superiore al 13%. Un impatto finale sul capitale delle nostre esposizioni russe inferiore a 200 punti base permetterà di utilizzare fino a un importo equivalente per il riacquisto di azioni.

“Forniremo aggiornamenti al mercato sullo sviluppo dell’esposizione a 200 punti base su base trimestrale, a meno che il miglioramento non sia superiore a 25 punti base, nel qual caso forniremo un aggiornamento ad hoc”, afferma la banca, sottolineando che il target CET1 capital ratio si mantiene all’interno dell’intervallo del 12,5-13%

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DI SEGUITO IL COMUNICATO INTEGRALE DI UNICREDIT:

UniCredit è presente in Russia dal 2005 e ha già saputo in passato adattarsi e operare nel pieno rispetto di contesti sanzionatori. Stiamo monitorando da vicino gli sviluppi nel paese, in piena collaborazione con le autorità di regolamentazione, avvalendoci di team di esperti dedicati che hanno definito piani di emergenza consistenti per proteggere il nostro personale operativo nell’area, i clienti in tutta Europa e gli azionisti.

UniCredit Bank Russia ha una posizione creditoria autofinanziata di 7,8 miliardi di euro a fine 2021, RWA di 9,4 miliardi di euro e un patrimonio netto di 2,5 miliardi di euro. Al netto delle coperture sui cambi, la nostra esposizione diretta a UniCredit Bank Russia (“UCBR”) si riduce a circa 1,9 miliardi di euro.

L’esposizione cross border nei confronti di clientela russa è attualmente pari a circa 4,5 miliardi di euro, al netto delle garanzie di circa 1 miliardo di euro da parte di Export Agencies pubbliche non russe, e rappresenta circa 3 miliardi di euro di RWA. L’esposizione è quasi interamente verso le principali multinazionali russe, per lo più in valute EUR e USD, con contratti regolati da leggi internazionali e soggetti a tribunali internazionali. Le controparti impattate dalle sanzioni rappresentano meno del 5% della espozione cross border complessiva. Le principali esposizioni del portafoglio si riferiscono ai seguenti settori: circa il 30% verso il petrolio e il gas, circa il 20% ciascuno verso i trasporti e i macchinari & metalli, circa il 10% verso i prodotti chimici, circa l’8% verso le istituzioni finanziarie e la parte residua verso un mix di altri settori.

Abbiamo un’esposizione mark-to-market in derivati verso le banche russe di circa 300 milioni di euro, al netto del collaterale. La massima perdita potenziale nel caso in cui il valore del RUB si approssimi allo zero è di circa 1 miliardo di euro.

Nello scenario estremo, in cui la totalità della nostra massima esposizione non possa essere recuperata e venga azzerata, l’impatto sul CET1 ratio di UniCredit a fine 2021 (15,03%, che sconta il dividendo maturato nel 2021 per 1,2 miliardi di euro) sarebbe di circa 200 punti base. La nostra solida posizione di capitale ci consentirebbe di assorbire questo impatto senza scendere al di sotto del 13%.

Sebbene questo scenario estremo non venga considerato come caso base, il nostro approccio alla distribuzione è prudente e sostenibile. In virtù di questo, confermiamo il dividendo in contanti proposto per il 2021 di 1,2 miliardi di euro, mantenendo un CET1 ratio superiore al 13% anche nello scenario peggiore.

Inoltre, confermiamo la nostra intenzione di eseguire il riacquisto di azioni fino all’importo precedentemente concordato di 2,58 miliardi di euro, sotto la condizione che il nostro CET1 proforma di fine anno 2021 rimanga superiore al 13,0%. Un impatto finale sul capitale delle nostre esposizioni russe inferiore a 200 punti base ci permetterà di utilizzare fino a un importo equivalente per il riacquisto di azioni. Forniremo aggiornamenti al mercato sullo sviluppo dell’esposizione a 200 punti base su base trimestrale, a meno che il miglioramento non sia superiore a 25 punti base, nel qual caso forniremo un aggiornamento ad hoc.

Il nostro target CET1 capital ratio si mantiene all’interno dell’intervallo del 12,5-13,0%.

Continuiamo a gestire dinamicamente la nostra esposizione al rischio, valutando costantemente il potenziale impatto del conflitto sul PIL globale e sulle politiche pubbliche.

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