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Unicredit Orcel

Perché Unicredit brinderà per Bpm con i venti di guerra in Ucraina

Banco Bpm a Unicredit: fatti, numeri e scenari anche alla luce della Borsa fiacca causa venti di guerra sull'Ucraina. L'articolo di Emanuela Rossi

 

E malo bonum. Per dirla con gli antichi Romani, non è detto che la rinuncia di Andrea Orcel a prendere una quota di controllo della banca russa Otkritie non possa preludere a un altro affare, geograficamente più vicino. Le tensioni geopolitiche e i venti di guerra in Ucraina stanno infatti presentando il conto alle Borse (il Ftse Mib oggi perde oltre il 3%), colpendo in particolare i titoli bancari insieme a quelli energetici.

Tra questi c’è Banco Bpm che oggi lascia sul terreno quasi il 3% portando il titolo a quota 3,45 euro. Proprio sulla banca guidata da Giuseppe Castagna ha puntato gli occhi Orcel che – secondo indiscrezioni di stampa – potrebbe convocare un consiglio d’amministrazione a breve per valutare il dossier e le strategie ad hoc.

D’altronde, per dirla con il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, a margine dell’Assiom-Forex, “il mercato è vivo. Rispettiamo il mercato”.

LA RINUNCIA DI ORCEL IN RUSSIA…

Il 28 gennaio scorso Orcel, durante la conference call con le agenzie di stampa in cui ha parlato di conti 2021 e di strategie future, ha chiarito che Unicredit “ha valutato” una quota di controllo della banca russa Otkritie ma “per la situazione geopolitica” ha deciso di abbandonare il progetto. L’ad, riferisce l’Ansa, ha spiegato che su Otkritie la valutazione riguardava “una quota di controllo in Ipo per poi integrarla con un’altra nostra banca. Il ‘franchise’ e le sinergie erano potenzialmente superiori ai rischi. Avremmo conferito la nostra banca in Russia diventando azionisti di riferimento di una banca più grande, ma ci siamo ritirati dalla due diligence per i rischi geopolitici”. L’istituto comunque, ha aggiunto, “resta in Russia” che “fa parte della nostra rete e abbiamo sempre avuto una presenza superiore al nostro costo del capitale”.

Sui legami fra Unicredit e Mosca occorre menzionare l’agenzia Radiocor che ha analizzato un report di Credit Suisse – che cita dati della Banca dei regolamenti internazionali aggiornati a giugno 2021 – secondo cui le banche italiane e quelle francesi sono le più esposte in Russia per un importo complessivo superiore ai 30 miliardi di dollari. Terza sul podio dei singoli istituti – dopo l’austriaca Raiffeisen Bank e la francese Société Générale – è proprio Unicredit che nel 2020 aveva circa il 4% di ricavi dalla Russia ed esposizione in prestiti al Paese per 7 miliardi, ossia il 2% del totale presiti della banca guidata da Orcel.

…E LE ATTENZIONI DI UNICREDIT PER BANCO BPM

Di una possibile Opa di Unicredit su Banco Bpm si è cominciato a parlare proprio in questi giorni anche se venerdì scorso un portavoce del gruppo ha cercato di abbassare i toni comunicando a Radiocor che, “nell’ambito della propria attività e in coerenza con il Piano Strategico 2022-2024, UniCredit continua a valutare tutte le opzioni strategiche disponibili e non mancherà di tenere informato il mercato di qualsiasi sviluppo concreto”.

Una preda, Banco Bpm, che – come riferisce Milano Finanza ma senza tener conto delle oscillazioni borsistiche di oggi – “potrebbe rivelarsi piuttosto costosa. Conti alla mano, qualche analista scommette su un premio superiore al 27% offerto da Intesa Sanpaolo per Ubi e compreso tra il 40 e il 50%”.

Di sicuro un’eventuale Opa consentirebbe a Unicredit di crescere in Lombardia e “a qualche grande socio del Banco non dispiacerebbe, a partire dalle fondazioni (con cui il presidente Massimo Tononi intrattiene eccellenti rapporti) e da fondi di investimento come quello guidato da Davide Leone”. Secondo Mf sul dossier – per conto di Uniredit – ci sarebbero già diverse banche d’affari internazionali tra cui Morgan Stanley e Jp Morgan e anche Mediobanca che “secondo indiscrezioni non confermate potrebbe intervenire nel deal come advisor finanziario” dell’istituto guidato da Orcel, “una mossa che non sorprenderebbe alla luce del rapporto di stima che lega i due ceo”. A fianco di Banco Bpm, invece, “sono schierati da tempo Lazard e Citi anche se, in caso di opa, quasi certamente il pool sarà allargato ad altri istituti”.

COSA SI DICE A PIAZZA MEDA

Nel frattempo dalle parti di Piazza Meda, sede di Banco Bpm, si getta acqua sul fuoco. “Tuttora io non so nulla di questa vicenda” ha risposto il presidente dell’istituto, Massimo Tononi, a margine dell’Assiom Forex, a Parma. Come riferisce l’Ansa, Tononi ha chiarito che – quanto ai soci e ai contatti per costituire un nocciolo duro in caso di un’Opa – “abbiamo contatti ricorrenti ma non c’è nessuna novità nelle ultime ore. Abbiamo un dialogo costante con i soci ma è naturale, è nella fisiologia. Nulla di specifico”.

Stessi toni, ovviamente, da parte dell’ad Castagna. “Non reagiamo, per ora non abbiamo niente di concreto per cui reagire” ha esordito rispondendo ai giornalisti presenti al Forex. “Abbiamo intrapreso un sentiero di crescita – ha affermato come riferito dall’Agi – confermato dai risultati del 2021 migliori delle attese, abbiamo tantissima strada da fare ancora da soli e tantissima crescita da poter avere sul nostro titolo che sta avendo il giusto apprezzamento dal mercato”.

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