Il cda di Ubi Banca “esprimerà le proprie valutazioni” sull’Ops di Intesa Sanpaolo “in conformità con le previsioni del Testo Unico in materia di intermediazione finanziaria, con assoluta serenità e indipendenza di giudizio, su basi fattuali e nel pieno rispetto della regole di mercato”.
Lo comunica l’istituto oggetto dell’Ops di Intesa Sanpaolo, ma è un altro l’aspetto giornalisticamente più rilevante del comunicato della banca presieduta da Letizia Moratti e guidata dall’amministratore delegato, Victor Massiah.
Ubi Banca, infatti, nella nota per la stampa sottolinea che “con riferimento ad alcuni articoli comparsi di recente sulla stampa volti a gettare discredito sugli attuali consiglieri della banca sulla base di infondate affermazioni in ordine al possesso dei requisiti di idoneità – e, in particolare, a quelli di onorabilità, indipendenza e assenza di conflitti di interesse degli amministratori in carica – detti requisiti sono stati sottoposti al vaglio delle autorità di Vigilanza competenti dopo la nomina del nuovo Consiglio, nei modi e tempi previsti dalla legge, con esito positivo”.
Si tratta quindi – secondo Ubi – di “notizie errate e fuorvianti, la cui diffusione rappresenta un fatto grave ed insidioso, specie alla luce della tempistica con cui sono state pubblicate che si colloca in prossimita’ della seduta in cui il consiglio e’ chiamato ad esprimere le proprie valutazioni sull’ops promossa da Intesa Sanpaolo”.
Ubi, quindi, “si riserva di assumere tutte le iniziative utili e/o opportune al fine di tutelare i propri interessi e di perseguire, nelle sedi appropriate, gli autori di tali fuorvianti affermazioni”.
Ma a che cosa si riferisce la banca? Quali sono gli articoli che hanno destato la reazione dei Ubi tanto da minacciare cause e azioni legali?
Scorrendo le rassegne stampa degli ultimi giorni, e tenendo conto delle parole della nota di Ubi, gli osservatori di cose bancarie ritengono che recenti articoli di Mf/Milano Finanza (oggi) e del Messaggero (ieri) abbiano provocato la reazione di Ubi Banca.
Oggi il fondatore ed editore di Mf/Milano Finanza, Paolo Panerai, ha rimarcato la bontà della manovra di Intesa: l’Ops di Intesa su Ubi, “sia pure lanciata pre-Covid, ha due vantaggi contemporaneamente: rendere più forte la prima banca italiana, portandola a dimensioni europee, e consentire agli azionisti di Ubi, che era nata come banca popolare, di trarre valore significativo dalla fusione. Un’opportunità rara, anzi rarissima, nel contesto economico di oggi e del prossimo futuro”, ha scritto nel suo editoriale Orsi&Tori Paolo Panerai, azionista di riferimento del gruppo Class, ponendo l’accento sul fatto che “le opa o le ops sono una delle più eque operazioni del mercato azionario. Perché mettono sullo stesso piano, con gli stessi diritti, azionisti piccoli e grandi”.
L’offerta di Intesa Sanpaolo partirà lunedì prossimo sul mercato e “riguarda soprattutto i piccoli azionisti”, che potrebbero essere “i danneggiati principali”, qualora nei prossimi giorni il cda di Ubi si pronunciasse contro l’ops di Intesa Sp. Per questo, si spiega, hanno davanti a loro solo la strada del contenzioso legale per veder rispettati i loro diritti: class action, azione di responsabilità verso gli amministratori ed esposto a Consob.
Nell’editoriale di Mf/Milano Finanza – firmato da quello è che il vicepresidente e amministratore delegato del gruppo Class Editori – si fa notare che “è assolutamente possibile, secondo gli analisti più accreditati, che in caso di insuccesso dell’operazione il titolo Ubi possa perdere sino a un 30-40% per il venir meno del premio implicito dell’offerta e per il riallineamento alla sua performance storica e alla sua valutazione fondamentale”. In più, secondo la valutazione dei piccoli azionisti, “qualora (..) fossero stati già azionisti di Intesa negli ultimi cinque anni, avrebbero ricevuto dividendi pari a 2,7 volte il dividendo percepito come azionisti di Ubi”.
econdo l’editoriale, “come succede in offerte come queste anche negli Usa, l’atteggiamento del cda di Ubi sconta l’interesse al mantenimento del proprio ruolo, in una banca formalmente indipendente pur se, come si sottolinea da parte di alcuni, eterodiretta anche da azionisti e azioni parcheggiate alle Cayman tramite Parvus”.
“Le opa o le ops sono una delle più eque operazioni del mercato azionario. Perché mettono sullo stesso piano, con gli stessi diritti, azionisti piccoli e grandi”, ha aggiunto.
“Nell’ops possono conferire le loro azioni a chi ha lanciato l’offerta e diventarne socio. In tutti i casi non sono discriminanti, a meno che chi è oggetto dell’ops la voglia far fallire per ragioni di potere. Molto probabilmente, nel caso dell’ops su Ubi, sono grandi azionisti che hanno affidato un pacchetto di azioni pari all’8,6% alla gestione off shore del fondo Parvus di Edoardo Mercadante, una storia opaca sulla quale ha accesso i riflettori la Procura di Milano”.
Un motivo in più per constatare – secondo Panerai – che l’ops riguarda “soprattutto i piccoli azionisti, che non schermano – aggiunge – le loro azioni in paradisi fiscali e tengono alla luce del sole i propri risparmi, ritenendo a ragione di essere in un mercato borsistico trasparente. Essi infatti sarebbero i danneggiati principali qualora il consiglio di amministrazione di Ubi in questi giorni dovesse pronunciarsi contro l’operazione”.
E ieri il quotidiano il Messaggero ha dato conto di un esposto dell’associazione dei piccoli azionisti di Ubi curato dall’avvocato Mario Zanchetti in cui si evidenzierebbero conflitti di interessi di amministratori di Ubi e altro.
“Ma come nasce l’esposto? Le situazioni cui si riferisce Zanchetti emergono in parte da un procedimento penale pendente presso il tribunale di Bergamo – ha scritto Rosario Dimito del Messaggero – Più in particolare, dopo aver ripercorso le vicende che hanno condotto alla nomina degli attuali componenti del Cda dell’Istituto, l’esposto affronta la posizione dei consiglieri Letizia Cavelletti Bellini, Alessandro Masetti Zannini (presidente del Comitato per il controllo sulla gestione), Simona Pezzo-lo De Rossi (componente del Comitato per il controllo sulla gestione) e Paolo Bordogna. Di ciascuno di essi, Zanchetti elenca le posizioni societarie che evidenziano potenziali conflitti di interesse anche in virtù delle attività esercitate da parenti stretti, come nel caso della consigliera Cavalletti Bellini la cui attività di influenza sulla gestione dell’istituto è attualmente al vaglio del tribunale. O come nel caso di Maseni Zannini, membro del cda di alcune società e fondazioni «beneficiarie dl finanziamenti da parte di Ubj». E via così elencando”.
Da qui la nota di Ubi.