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Perché Standard & Poor’s conferma il rating dell’Italia ma abbassa l’outlook

Standard&Poor’s conferma il rating dell’Italia lasciandolo a BBB (a lungo termine), dunque a due gradini dal “non investment grade”. Conferma anche per l’A-2 (la “pagella” a breve termine). Invece S&P abbassa l’outlook – dunque le prospettive del Paese – da stabile a negativo. La mossa sull’outlook assegna all’agenzia il potere di abbassare il rating nei prossimi…

Standard&Poor’s conferma il rating dell’Italia lasciandolo a BBB (a lungo termine), dunque a due gradini dal “non investment grade”. Conferma anche per l’A-2 (la “pagella” a breve termine). Invece S&P abbassa l’outlook – dunque le prospettive del Paese – da stabile a negativo. La mossa sull’outlook assegna all’agenzia il potere di abbassare il rating nei prossimi 24 mesi.

COME SI GIUSTIFICA LA RIDUZIONE DELL’OUTLOOK

Per giustificare l’outlook negativo, S&P scrive che “il piano economico del governo rischia di indebolire la performance di crescita dell’Italia”, già di per sé debole.

LE PREVISIONI DI CRESCITA

Se la previsione di crescita del governo era dell’1,5% per il 2019, l’agenzia di rating la fissa all’1,1% sia per il 2018 e sia per il 2019. Le cause di questa frenata sono molteplici, come l’annullamento o la compromissione delle “riforme strutturali del passato”, ad esempio sul fronte pensioni; un calo dei consumi privati; l’apprezzamento dell’euro, proprio ora che il prezzo del petrolio sale.

CAPITOLO DEFICIT

La colpa è anche del deficit eccessivo, che si attesterà al 2,7% (invece che al 2,4 ipotizzato da Palazzo Chigi). Un simile andamento del deficit – avverte d’altra parte Standard&Poor’s – rischia di soffocare la “ripresa del settore privato”.

DOSSIER DEBITO

L’agenzia di rating è in allarme anche per il debito che smetterà di ridursi proprio perché le previsioni di crescita dell’economia – quelle del governo – sono “ottimistiche”.

NODO BANCHE

Sulle banche, l’agenzia scrive: “La politica economica e fiscale del governo ha eroso la fiducia degli investitori, come riflesso da un aumento del rendimento sul debito pubblico. Ciò a sua volta sta influenzando negativamente l’accesso delle banche al finanziamento del mercato dei capitali e, in misura minore, il loro coefficiente patrimoniale regolamentare”.

Ecco le prime reazioni degli esponenti della maggioranza di governo:

 

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