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Perché Next Generation Eu renderà verde l’Europa (e l’Italia)

Le linee guida di Next Generation riguardano in modo particolare un aspetto su cui l’Italia potrà giocare un ruolo di rilievo: la transizione ambientale. L'intervento di Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo

(Estratto dell’intervento di Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, al webinar organizzato dal centro studi Grande Milano dal titolo “Contrastare la crisi economica e preparare la ripresa con l’Europa”)

L’Italia ha beneficiato ampiamente delle iniziative europee: senza il programma di acquisti della Bce e le aspettative di ripresa e rilancio dell’economia alimentate dal programma di Next Generation Eu, la percezione circa la sostenibilità del debito pubblico italiana si sarebbe fortemente deteriorata in presenza della attuale recessione.

Il programma di Next Gen Eu è delineato in modo particolarmente positivo per l’Italia. La componente dei sussidi a fondo perduto è destinata ad accrescere la robustezza della nostra economia, ad aumentare la produttività e il potenziale di crescita attraverso un piano di riforme ad ampio raggio.

Next Gen Eu destina all’Italia circa il 28% delle risorse complessive, a fronte di un peso dell’economia italiana nella Ue del 13%.

Questi fondi devono servire da un lato a rilanciare gli investimenti e dall’altro a recuperare i ritardi dell’economia italiana.

Non dimentichiamo che nel 2019 – prima della crisi pandemica – l’Italia presentava ancora un gap di crescita del 2,9% rispetto al 2008, mentre la Germania lo superava del 14,1%, la Francia dell’11,4% e la stessa Spagna, che aveva subito come noi la crisi del debito sovrano, del 6,7%.

Le linee guida di Next Generation riguardano in modo particolare un aspetto su cui l’Italia potrà giocare un ruolo di rilievo: la transizione ambientale.

Negli Stati Uniti, la vittoria di Biden implicherà un forte impegno della Amministrazione americana nella lotta al cambiamento climatico.

Il 14° piano quinquennale cinese, approvato a fine ottobre 2020, ha obiettivi aggressivi in termini di riduzione delle emissioni.

Nei prossimi anni avremo una crescente domanda di prodotti e servizi “verdi” (nell’agro-alimentare, nella bioeconomia, nell’edilizia verde, nell’abbigliamento, nella componentistica auto e nella meccanica).

L’Italia ha l’industria manifattura meno inquinante di Europa assieme alla Germania e una ricca dotazione di brevetti per la sostenibilità ambientale.

Il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) potrà coinvolgere ingenti capitali privati, che sono già disponibili come mostra il forte incremento dei depositi bancari (aumentati di 128 miliardi nei dodici mesi terminanti a novembre).

Nell’acronimo Pnrr, oltre a “ripresa” e “resilienza” è implicita una terza R, quella delle “riforme” necessarie per incrementare la produttività di alcuni settori (pubblica amministrazione, sistema scolastico, sistema giudiziario).

L’Italia ha una opportunità storica da cogliere che può rafforzare la ripresa economica, accelerare il potenziale di crescita, permettere uno sviluppo più equo e inclusivo.

(Estratto dell’intervento di Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, al webinar organizzato dal centro studi Grande Milano dal titolo “Contrastare la crisi economica e preparare la ripresa con l’Europa”)

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