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Leroy Merlin

Perché Leroy Merlin continua a fare affari in Russia

Il gruppo Adeo, proprietario di Leroy Merlin, rifiuta qualsiasi commento sull’invasione russa dell'Ucraina. Ecco perché. L'articolo di Mario Sassi, autore del Blog-notes del lavoro

 

Gira e rigira i francesi proprietari di Auchan e della galassia collegata sono sempre sotto i riflettori. Questa volta vogliono restare in un Paese che molti altri stanno lasciando dopo l’invasione dell’Ucraina.

Da noi, Auchan, pur in altre condizioni, se n’è andata molto rapidamente. In Francia la famiglia Mulliez ha capito benissimo che per continuare a crescere deve concentrarsi addirittura provando ad acquisire un loro importante competitor. Fateci caso ma è un po’ di tempo che la numerosa famiglia trova sempre il modo per far parlare di sé.

Renault ha ceduto. Altre realtà francesi e non solo hanno però dichiarato che vogliono restare in Russia. Leroy Merlin, al contrario, non parla ma sembra intenzionata a non andarsene proprio. L’Europa non solo ad est e l’Ucraina sono però in subbuglio.

La polemica è al calor bianco. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il bombardamento di un centro commerciale a Kiev domenica 20 marzo nel quale c’era anche un negozio Leroy Merlin. Il Ministro della Difesa ucraino ha dichiarato sui social: “Leroy Merlin è diventata la prima azienda al mondo a finanziare il bombardamento dei propri negozi dove muoiono anche i loro dipendenti. Secondo una valutazione provvisoria, otto persone sarebbero morte durante il bombardamento aereo sul centro commerciale compreso un dipendente del negozio Leroy Merlin”.

La pressione sulle aziende occidentali a lasciare la Russia è sempre più forte così come le critiche alle imprese francesi che stanno diventando un simbolo internazionale della realpolitik commerciale in tempo di guerra. Né gli ambientalisti francesi che hanno manifestato sotto la sede del Gruppo, né il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ne ha fatto esplicita richiesta nel suo discorso al Parlamento francese sono riusciti a convincere i Mulliez né altri.

È anche partita una petizione firmata dai dipendenti di Leroy Merlin Ukraine che chiede la cessazione delle attività del gruppo Adeo in Russia. La scorsa settimana, il responsabile delle risorse umane ucraino di Leroy Merlin, Liudmyla Dziuba, aveva deplorato su Linkedin l’esclusione dei dipendenti ucraini dal sistema di comunicazione interna di Leroy Merlin. Di fatto non possono più comunicare con nessuno. L’azienda si è trincerata dietro la preoccupazione di possibili attacchi hacker al sistema. Dopo il bombardamento del centro commerciale sta montando una volontà di boicottaggio.

Il gruppo Adeo, proprietario di Leroy Merlin rifiuta qualsiasi commento sull’invasione russa. Una strategia ritenuta insostenibile anche dai sindacati francesi. CFCT, Force Ouvière e CFDT protestano per il “silenzio assordante”.

Ovviamente l’azienda ha le sue ragioni. Inutile negarlo. Il business rappresenta oltre il 18% della sua attività (con 36.000 dipendenti e 112 negozi in 56 città). Nel 2021 hanno rappresentato la seconda e la sesta società estera per fatturato. Auchan, ha 30.000 dipendenti e 255 negozi (63 ipermercati, 193 super) nel Paese e genera il 10% del suo fatturato. Decathlon, anch’esso appartenente alla galassia Mulliez, gestisce 61 negozi in Russia.

Quello che però ha fatto scattare l’indignazione è che non solo l’insegna non vuole lasciare la Russia ma vorrebbe anche approfittare della partenza dei suoi concorrenti per crescere. Nella lettera inviata ai fornitori Leroy Merlin prevede di sostituire “per i prossimi tre-quattro mesi” i prodotti importati, quelli “per i quali ci sono attualmente difficoltà di produzione o fornitura”, con merci prodotte in Russia visto l’aumento delle richieste.

Questo fine settimana, il quotidiano britannico Telegraph ha dedicato un articolo sulla strategia del gruppo Mulliez in Russia ampiamente ripreso, in particolare dal sito web di notizie Business Insider. Non mancano in Russia i sostenitori del marchio. La scelta di Leroy Merlin di rimanere gli è valsa l’elogio del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.

“Le vendite di Leroy Merlin (articoli per la casa e giardinaggio) sono aumentate significativamente” da quando la Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio, secondo The Telegraph. La decisione del gigante della vendita al dettaglio di espandere le operazioni commerciali in Russia arriva mentre altro marchi chiudono temporaneamente i negozi nel paese. Giganti della vendita al dettaglio come H&M, Starbucks e Ikea, uno dei concorrenti dell’azienda negli articoli per la casa, hanno tutti interrotto le attività dirette in Russia dall’inizio dell’invasione il 24 febbraio.

La famiglia Mulliez non sta andando affatto bene in Francia e quindi, pregiudicarsi anche il mercato russo, potrebbe trasformarsi in un errore dai possibili effetti pesanti sul futuro. Così come non calcolare le conseguenze sulla corporate branding e sulle attività nel resto dei mercati dove è presente. Per una azienda transnazionale non è certo una decisione facile.

La politica francese che conta, abbozza. Nestlé ha ceduto alle pressioni e ha deciso di lasciare la Russia dopo essere stata sotto attacco informatico. Anonymous ne ha pubblicato il database prelevando 10 giga di dati, di e-mail, password, clienti aziendali Nestlé, insieme a un campione di dati di più di 50.000 clienti business. Un disastro. Difficile prendere una decisione per qualsiasi azienda anche perché, per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, molte multinazionali sono impegnate con attività economiche importanti su entrambi i fronti. Per non parlare delle conseguenze future sui potenziali alleati oggi non esplicitamente in campo.

Fatico sempre ad immaginare le aziende con l’elmetto calato. Soprattutto quelle della GDO food e no food. Non è nella loro natura. Le multinazionali però possono fare tanto. Sia per dare segnali chiari ai Paesi che le ospitano che per i profughi e per le popolazioni coinvolte. Ma anche più avanti nella fase della ricostruzione che verrà. L’esempio che stanno dando le aziende tedesche, e non solo, è molto importante. L’impegno umanitario e la coerenza nei comportamenti, in questa fase, sono fondamentali.

 

Articolo pubblicato su mariosassi.it

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