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Non solo Renault. Ecco le aziende francesi che non lasciano la Russia (con l’ok di Macron)

Renault ha annunciato la ripresa della produzione a Mosca, nonostante le sanzioni internazionali alla Russia per l'invasione dell'Ucraina. Non è la sola azienda francese a procedere in questo senso: ecco cosa fanno Total, Auchan, Decathlon e Leroy Merlin

 

Al contrario di tante aziende internazionali, che hanno tagliato i rapporti economici con la Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina, la casa automobilistica francese Renault ha annunciato lunedì la ripresa della produzione nei suoi stabilimenti a Mosca. Aveva sospeso le attività il mese scorso, dopo l’inizio della guerra, parlando di problemi logistici.

L’APPOGGIO DEL GOVERNO FRANCESE

La decisione di Renault di riprendere le operazioni a Mosca è sostenuta dal governo francese, che è il principale azionista della società con una quota del 15 per cento.

RENAULT E AVTOVAZ

Dal 2016 Renault controlla il produttore automobilistico russo AvtoVAZ, possedendo una quota del 67,6 per cento della sua società madre, Lada Auto Holding. La restante quota del 32,3 per cento appartiene a Rostec: è un grosso conglomerato industriale statale che si occupa di difesa, è guidato da un oligarca molto vicino al presidente Vladimir Putin ed è partner anche di Pirelli.

Rispetto alle altre aziende europee del settore auto, dunque, la presenza di Renault in Russia è molto maggiore – possiede 40mila dipendenti nel paese – ed è pertanto più esposta ai piani degli Stati Uniti, dell’Unione europea e del Regno Unito per l’isolamento economico di Mosca.

NUMERI E DIFFICOLTÀ DI AVTOVAZ

Nel 2021 AvtoVAZ ha venduto 350mila veicoli, garantendo a Renault profitti per 186 milioni di euro, pari al 12 per cento circa del totale del gruppo francese. AvtoVAZ è nata come azienda statale ai tempi dell’Unione sovietica, producendo – come ricostruisce il Guardian – automobili tipicamente associate al regime comunista: il marchio Lada, per esempio.

Lunedì AvtoVAZ ha fatto sapere di aver riattivato lo stabilimento di Mosca, ma di aver sospeso parzialmente la produzione in una fabbrica a Togliatti e in una a Izevsk per carenza di componenti elettroniche. Le difficoltà di approvvigionamento di parti auto potrebbero crescere assieme al via via maggiore isolamento economico della Russia: le sanzioni imposte dall’Occidente vietano ad esempio le esportazioni di semiconduttori verso il paese.

NON SOLO RENAULT: LE ALTRE AZIENDE FRANCESI IN RUSSIA

Oltre a Renault, altre importanti aziende francesi non hanno mostrato intenzione di abbandonare il mercato russo.

Tra queste c’è la compagnia energetica TotalEnergies, che possiede una quota del 19,4 per cento in Novatek (il maggiore produttore russo di gas liquefatto) e delle partecipazioni rilevanti in due progetti sul GNL: Yamal LNG (20 per cento) e Arctic LNG 2 (10 per cento). Anche le compagnie petrolifere britanniche BP e Shell possiedono asset importanti nel paese, ma hanno comunque deciso di rinunciare alle operazioni. TotalEnergies ha però specificato che non stanzierà fondi per nuovi progetti in Russia.

Anche la catena di supermercati Auchan, l’azienda di fai-da-te Leroy Merlin e la società di articoli sportivi Decathlon continuano a operare in Russia. Auchan possiede 311 punti vendita nel paese, Leroy Merlin ne ha 112 e Decathlon 60.

Addirittura, stando alle fonti del Telegraph, Leroy Merlin starebbe valutando un’espansione della presenza in Russia, approfittando della ritirata dei concorrenti.

IL RUOLO DI MACRON

Secondo Le Figaro, venerdì scorso il presidente francese Emmanuel Macron – assieme ai ministri dell’Economia, dell’Industria e dell’Agricoltura – ha tenuto un incontro con i dirigenti di una quindicina di aziende francesi particolarmente esposte alla Russia: banche, gruppi industriali, compagnie energetiche, società agricole e della grande distribuzione.

Alla riunione erano presenti Frédéric Oudéa di Société générale, Catherine McGregor di Engie, Guillaume Faury di Airbus, Ross McInness di Safran, Stéphane Israël di Arianespace, Patrice Caine di Thales, Cristel Bories di Eramet, Benoît Potier di Air Liquide e Yves Claude di Auchan.

LE VENDITE DI ARMI

Come rivelato dal giornale online Disclose, la Francia ha continuato a vendere equipaggiamento militare alla Russia dal 2014 (anno dell’invasione della Crimea) fino al 2020, nonostante l’embargo imposto dall’Unione europea. Parte di queste attrezzature sono oggi utilizzate dalle truppe russe in Ucraina.

Il ministero francese delle Forze armate ha confermato l’inchiesta di Disclose, precisando però che le vendite sono avvenute in un contesto di legalità, trattandosi di forniture legate a contratti stipulati prima del 2014. Le esportazioni francesi di armamenti verso la Russia sono diminuite notevolmente negli ultimi anni: il loro valore è passato dagli 80 milioni di euro nel 2014 a 5,5 milioni nel 2018 a 300mila euro nel 2020.

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