L’Antitrust americano alla carica contro Visa.
Il 24 settembre il dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti (DoJ) ha annunciato di avere avviato una causa antitrust nei confronti di Visa, accusando il colosso mondiale di avere soppresso illegalmente la concorrenza nel settore delle carte di debito.
Il governo federale ha affermato che “per oltre un decennio, Visa ha siglato di fatto accordi esclusivi con le banche e con gli esercizi commerciali, incoraggiandoli a far passare le loro transazioni attraverso la sua rete di pagamenti”.
Per il New York Times, la procedura antitrust è arrivata al termine di una indagine durata anni, nel quadro della strategia dell’amministrazione Biden per contrastare gli atteggiamenti monopolistici delle grandi aziende. Arriva anche solo tre anni dopo che il Dipartimento di Giustizia ha intentato una causa per impedire a Visa di fondersi con la startup di tecnologia di elaborazione dei pagamenti Plaid. Nel gennaio 2021 Visa ha annullato il previsto acquisto da 5,3 miliardi di dollari della società Plaid, citando la causa antitrust del Dipartimento di Giustizia, poi archiviata.
Da parte sua Visa, tramite la dichiarazione della Executive Vice President, General Counse Julie Rottenberg, ha affermato che la causa non tiene conto del “universo in continua espansione di aziende che offrono nuovi modi per pagare beni e servizi”.
Tutti i dettagli.
L’ACCUSA DEL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA
Per più di un decennio, sostiene il dipartimento di Giustizia Usa, il colosso delle carte di credito con sede a San Francisco ha abusato della sua posizione dominante nel mercato delle carte di debito per costringere le aziende a utilizzare la rete Visa invece di quella dei concorrenti e per impedire a nuove alternative di entrare nel mercato.
Nello specifico, secondo la denuncia del DOJ, depositata presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York, Visa sfrutta il vasto numero di transazioni sulla sua rete per imporre impegni di volume ai commercianti e alle loro banche, nonché agli istituti finanziari che emettono carte di debito. Ciò rende difficile per i commercianti utilizzare alternative, come processori di pagamento più economici o più piccoli, al posto della tecnologia di elaborazione dei pagamenti di Visa, senza incorrere in quelle che il DOJ ha descritto come “sanzioni per slealtà” da parte di Visa.
Secondo l’accusa infatti Visa penalizza commercianti e banche che non utilizzano la tecnologia di elaborazione dei pagamenti di Visa per elaborare transazioni di debito, nonostante esistano alternative.
I NUMERI
D’altra parte Visa guadagna una commissione incrementale da ogni transazione elaborata sulla sua rete.
Secondo la denuncia del DoJ, il 60% delle transazioni di debito negli Stati Uniti avviene sulla rete di debito di Visa, consentendole di addebitare oltre 7 miliardi di dollari di commissioni ogni anno per l’elaborazione di tali transazioni.
LE CONSEGUENZE DELLA CONDOTTA ILLECITA
“Sosteniamo che Visa abbia accumulato illegalmente il potere di estorcere commissioni che superano di gran lunga quelle che potrebbe addebitare in un mercato competitivo”, ha affermato il Procuratore generale Merrick B. Garland in una dichiarazione. “Commercianti e banche trasferiscono tali costi ai consumatori, aumentando i prezzi o riducendo la qualità o il servizio. Di conseguenza, la condotta illecita di Visa non influisce solo sul prezzo di una cosa, ma sul prezzo di quasi tutto”.
LA REPLICA DI VISA
Respinge le accuse Visa.
“La causa odierna ignora la realtà che Visa è solo uno dei tanti concorrenti in uno spazio di debito in crescita, con nuovi entranti che stanno prosperando”, ha affermato Rottenberg aggiungendo “Chiunque abbia acquistato qualcosa online o abbia pagato in un negozio, sa che esiste un universo in continua espansione di aziende che offrono nuovi modi per pagare beni e servizi”.
Pertanto, la causa è “infondata” e la società si difenderà “vigorosamente” ha concluso.