Ibm si avvia a chiudere l’intero reparto di ricerca e sviluppo (R&D) in Cina.
La mossa della società tecnologica statunitense comporterà il taglio di più di 1.000 posti di lavoro. I tagli arrivano nel bel mezzo delle difficoltà dell’azienda con la domanda in calo per il suo hardware e le sfide nei mercati in crescita come la Cina.
Il gruppo tecnologico statunitense affronta una concorrenza più dura mentre Pechino favorisce i rivali locali tra le tensioni con Washington, commenta il Financial Times ricordando che la società aveva chiuso un’altra grande unità di ricerca e sviluppo, il China Research Lab con sede a Pechino, nel 2021. Ibm diventa così l’ultima azienda americana a ritirarsi dalla seconda economia più grande del mondo tra le crescenti tensioni tra Usa e Cina.
Tutti i dettagli.
LA DECISIONE DI IBM IN CINA
Un portavoce di Ibm ha dichiarato che “questi cambiamenti non incideranno sulla nostra capacità di supportare i clienti nella regione della Grande Cina”.
La società ora punta al trasferimento su altre basi infrastrutturali all’estero, come dichiarato da Jack Hergenrother, vicepresidente di IBM Global Enterprise Systems Development, alla riunione di tutto lo staff dell’Ibm China System Center.
LE CAUSE
Secondo il Ft, l’attività locale di Ibm affronta i rivali cinesi che beneficiano delle direttive dall’alto di Pechino ai governi locali e ai gruppi statali per acquistare più prodotti tecnologici dai fornitori nazionali.
“Negli ultimi anni, Ibm ha costantemente ridotto la propria presenza, parte del disaccoppiamento”, ha affermato un ex dipendente. Le vendite della divisione cinese sono diminuite di quasi il 20% nel 2023 rispetto all’anno precedente, mentre la regione Asia-Pacifico nel suo complesso ha contribuito per l’11,7% dei 62 miliardi di dollari di ricavi di Ibm, segnala ancora il quotidiano finanziario britannico.
I TAGLI PREVISTI
Dai registri aziendali cinesi emerge che Ibm ha più di 7.500 dipendenti nel paese, con un grande ufficio nella città nord-orientale di Dalian. La riduzione di personale interessa le attività tra Pechino, Shanghai, Dalian e altre sedi. I dipendenti hanno affermato che oltre 1.000 dipendenti stavano perdendo il lavoro, distribuiti tra diversi uffici nelle città della Cina continentale e lavorando in due unità incentrate sulla ricerca: China Development Lab e China Systems Lab.
Ad alcuni dipendenti Ibm interessati in Cina è stata data la possibilità di trasferirsi in altri paesi, mentre ad altri è stata offerta una buonuscita in base alla durata del loro impiego se avessero accettato i loro pacchetti di uscita entro tre settimane, hanno affermato due membri dello staff al Ft.
GLI ADDII CINESI
Come detto, Ibm è solo l’ultima grande azienda a stelle e strisce a dire addio a Pechino.
A maggio, Microsoft ha offerto di trasferire centinaia di dipendenti cinesi che lavoravano su cloud e intelligenza artificiale, mentre gli Stati Uniti continuavano a limitare l’accesso della Cina a tecnologie sensibili. Sempre il colosso di Redmond aveva precedentemente chiuso il suo sito di social network LinkedIn nel paese, rileva il Financial Times.