Il whatever it necessary della Merkel di oggi che ha fatto seguito alle preoccupazioni della Lagarde espresse ieri in teleconference (al punto da paragonare il caso attuale a quello della crisi del 2008), è sembrato essere preparatorio di ingenti manovre sia da parte dei governi (Germania in primis) sia parte della Bce. Questa mattina è stato annunciato un pacchetto di misure dalla BoE.
Eppure, i mercati sembrano insensibili all’impatto delle possibili manovre in arrivo. Perché mai?
Se si osservano i listini azionari europei, si può notare come presentino performance molto simili da inizio anno nell’ordine di circa -22% da inizio anno, ivi inclusa Uk. Un valore simile si riscontra anche negli Usa se si va ad osservare l’indice Russell 2000 sulle piccole e medie aziende, ossia un indice prettamente domestico. Poco meno penalizzato l’indice nipponico Nikkei (-18%).
Valori diversi si osservano per l’indice S&P500 (-14%), Nasdaq (-10%) e Nasdaq 100 (-7%). Molto meno marcata ancora la perdita nel caso dell’indice di Shanghai CSI 300 (-2%).
Da questa breve panoramica emerge come i mercati di fondo stiano di fatto lavorando sull’ipotesi pandemia, penalizzando in modo praticamente uniforme tutti principali indici globali.
La minore penalizzazione di indici come S&P500 ed il Nasdaq può essere probabilmente attribuita all’impatto del forte flusso di buyback, una caratteristica peculiare del mercato Usa. A testimonianza di ciò il fatto che, appena ci si sposta nel comparto delle piccole e medie imprese dove il flusso buyback è molto meno forte, le performance US sono praticamente uguali al resto del mondo.
In estrema sintesi, i mercati finanziari sembrano essersi sintonizzati sulla frequenza pandemia e di conseguenza trattano tutti allo stesso modo, ad eccezione della Cina dove il fenomeno è in fase avanzata di rientro.
Un’ulteriore conseguenza è che le manovre in ordine sparso o solo annunciate dai primi della classe non sortiscono effetto.
È come se il mercato stesse lanciando un messaggio chiaro: unitevi e fateci sapere come intendete reagire in modo coordinato, esattamente quanto era stato promesso solo una settimana fa durante il G7.
All’appello manca una reazione forte degli Usa visto che ieri Trump ha illuso gli operatori preannunciando i dettagli di un mega piano di sgravi fiscali che ancora non è arrivato. Così anche la Fed che si sta limitando a tagli dei tassi e qualche limatura al rialzo della liquidità offerta tramite repo.
Vista la situazione occorre molto di più e molto più coordinato, a partire dalla Bce di domani.
L’impressione è che però occorrerà ancora tempo affinché tutti i paesi percepiscano i rischi derivanti dal coronavirus e di conseguenza approntino le risposte conseguenti, fiscali e monetarie.
Nel frattempo, rimbalzi corposi e rapidi possono essere possibili ma verosimilmente altre turbolenze seguiranno fino a quando arriveranno manovre davvero all’altezza, a partire dal piano taglio annunciato da Trump che potrebbe arrivare a totalizzare fino a 800/1000 Mld$ (la sospensione della tassazione delle buste paghe fino a fine anno) oltre ad un QE della Fed rivisto e corrette che potenzialmente potrebbe mettere in campo fino al 90% del suo bilancio ossia circa 3500Mld$.
Sembra lo stesso film già visto a fine 2008 come sequenza e con approdo finale a marzo 2009, quando il governo Us varò il piano TARP da 700Mld$, e la Fed a marzo portò il QE a 1750Mld$ (il 90% del bilancio di allora).
La storia sembra ripetersi, incluso il lieto fine (facciamo gli scongiuri!!), ma con ancora una curva molto a gomito da attraversare tra probabilmente fine marzo ed aprile.
Del resto, seguendo l’oroscopo cinese è l’anno del topo. In Cina l’ultimo anno con questo segno fu proprio il 2008.