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Giorgetti Esg

Perché Giorgetti stronca l’Europa sugli obblighi Esg per le banche

L'Ue impone alle banche di integrare i rischi ambientali, sociali e di governance (Esg) nelle strutture di governance, nei quadri di gestione dei rischi e nei processi di pianificazione strategica ma per il ministro dell'Economia, Giorgetti, si tratta di parametri "pervasivi" che rischiano di azzoppare i nostri operatori bancari. Tutti i dettagli

 

Che “i banchieri facciano bene i banchieri” e non si occupino “della tutela di interessi che nulla hanno a che fare con la vecchia e sana attività di intermediazione del denaro”.

Sono le parole del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti al convegno ‘La banca non è un algoritmo’, organizzato dalla Banca Popolare di Sondrio, in riferimento all’approccio e alle richieste di Bruxelles alle banche in ambito di ESG – tema da tempo molto divisivo e che nasconde luci e ombre.

ORIGINE E OBIETTIVI DEGLI ESG

I parametri ambientali, sociali e di governance, più noti come Esg, hanno le loro origini nel secolo scorso tra il 1994 e il 1995 ma è con l’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), nel 2004, che l’acronimo prende piede, soprattutto negli Stati Uniti e con un focus particolare sull’ambiente.

L’attenzione raggiunge anche il Vecchio Continente e con l’avvento della pandemia l’Unione europea decide di dare un’importante svolta alle sue politiche ambientali richiedendo sforzi significativi a governi e aziende per adempiere a obiettivi di vasta portata.

A COSA SERVONO

I rating ambientali, sociali e di governance (Esg) – spiega la Commissione europea – forniscono un parere sul profilo o sulle caratteristiche di sostenibilità di un’impresa o di uno strumento finanziario, sull’esposizione ai rischi per la sostenibilità o sull’impatto sulla società e/o sull’ambiente.

L’iniziativa mira a rafforzare l’affidabilità e la comparabilità dei rating Esg. Inoltre punta a garantire che le agenzie di rating del credito integrino i pertinenti rischi Esg nei rating del credito, che valutano il merito di credito di una società o di uno strumento finanziario.

RISCHIO GREENWASHING

Lo scorso 5 febbraio Consiglio e Parlamento Ue hanno trovato un accordo provvisorio in merito alla proposta di regolamento sulle attività di rating Esg, che mira a consolidare la fiducia degli investitori nei prodotti sostenibili, spesso finiti al centro di accuse di greenwashing anche a causa della poca chiarezza e trasparenza nella definizione di cosa si intende per Esg.

Secondo un rapporto della società di ricerca RepRisk, specializzata nei rischi ambientali, il numero di casi di greenwashing da parte di banche e società di servizi finanziari di tutto il mondo è aumentato del 70% nel 2023 rispetto all’anno precedente e la maggior parte di questi casi è stata commessa da istituzioni finanziarie europee.

GLI ESG NEGLI ACCORDI DI BASILEA

I tre accordi di Basilea, il cui ultimo (Basilea III) è stato concordato per affrontare le ricadute della crisi finanziaria mondiale del 2007-2008, riguardano la regolamentazione bancaria internazionale e prevedono, tra le altre cose, di “rafforzare la resilienza delle banche nei confronti dei rischi ambientali, sociali e di governance (ESG)”.

Come afferma il Consiglio Ue nel paragrafo dedicato alla “attenuazione dei rischi sconosciuti”, “l’Ue tiene conto delle sfide globali emergenti, quali i rischi finanziari legati al clima”.

COSA VUOLE L’UE DALLE BANCHE

“Le banche – secondo quanto si legge nel documento – svolgono un ruolo fondamentale nella mitigazione dei cambiamenti climatici. L’Ue impone alle banche di integrare i rischi ambientali, sociali e di governance (Esg) nelle strutture di governance, nei quadri di gestione dei rischi e nei processi di pianificazione strategica. Ciò comporta l’individuazione, la valutazione, il monitoraggio e la gestione dei rischi ESG nell’ambito delle pratiche di gestione globale del rischio”.

“Le banche – prosegue il Consiglio europeo – sono incoraggiate a considerare l’impatto delle loro attività di prestito e di investimento sui fattori ambientali e sociali, nonché sulle questioni di governance”. Inoltre, dovranno:

  • “tenere conto dell’obiettivo dell’Ue di conseguire la neutralità in termini di emissioni di CO2 entro il 2050, come pure dei pertinenti obiettivi dell’Ue in materia di sostenibilità nello svolgimento dei compiti interni di gestione dei rischi e di conformità;
  • avere un fattore di ponderazione del rischio inferiore per l’esposizione al sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue (40%) al fine di combattere i cambiamenti climatici e sostenere il ruolo delle banche nel finanziamento della transizione verde”.

COSA HA DETTO GIORGETTI SUGLI ESG

A queste richieste da parte dell’Ue, il ministro Giorgetti, intervenendo al convegno ‘La banca non è un algoritmo’, organizzato dalla Banca Popolare di Sondrio, non ha risparmiato critiche: “La situazione rischia di diventare ancora più complessa se chiediamo al sistema bancario di soggiacere non solo alle finalità prudenziali ma anche a interessi sistemici, come avviene con la progressiva pervasività dei parametri Esg”.

“Dobbiamo pretendere che ‘i banchieri facciano bene i banchieri’ – ha dichiarato il ministro -, ma non possiamo pretendere che nel loro lavoro quotidiano si facciano carico della tutela di interessi che nulla hanno a che fare con la vecchia e sana attività di intermediazione del denaro. Se non sarà così, costringeremo i nostri operatori bancari a correre zoppi nel mercato mondiale, non accorgendoci che nello stesso tempo nuovi attori, come quelli del private debt, stanno aggredendo lo stesso mercato rilevante”.

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