La relazione del neopresidente di Confindustria Emanuele Orsini, ascoltata ieri all’Assemblea 2024, fa ben sperare. Finalmente una posizione chiara rispetto alle cause del declino della produzione industriale italiana, in calo da un anno e mezzo. Correttamente, Orsini mette in luce che la “transizione” è in realtà una rivoluzione industriale, che porta dunque con sé costi esorbitanti e tempi lunghi.
GLI ERRORI DEL GREEN DEAL, SECONDO ORSINI
Parole chiare sul Green Deal: “Il Green Deal è impregnato di troppi errori che hanno messo e mettono a rischio l’industria. Noi riteniamo che questo non sia l’obiettivo di nessuno. La decarbonizzazione inseguita anche al prezzo della deindustrializzazione è una debacle. La storia e il mercato europeo dell’auto elettrica che stiamo regalando alla Cina, parlano da soli! La filiera italiana dell’automotive è in grave difficoltà, depauperata del proprio futuro dopo aver dato vita alle auto più belle del mondo e investito risorse enormi per l’abbattimento delle emissioni.”
CAMBIARE LA DISCIPLINA ETS: L’IMPATTO SU CARTA E CERAMICA
Parole chiare anche su plastica e ceramica, penalizzate dalle regolamentazioni green che svantaggiano l’industria italiana: “Bisogna essere chiari: la disciplina degli ETS deve essere assolutamente cambiata. Continuando così, regaleremo ai nostri competitor internazionali, come sta avvenendo per l’automotive, anche l’acciaio, il cemento, la metallurgia, la ceramica, la carta. Con ricadute negative sugli investimenti, sulla crescita e sull’occupazione”. Non si poteva dire meglio.
COMPETITIVITÀ, MATERIE PRIME E NUCLEARE
Netta la presa di posizione sulla competitività: mancano gli investimenti, manca un prezzo più basso dell’energia, manca una industria delle materie prime. Serve una discussione chiara sul nucleare.
IL TEMA DELLE RETRIBUZIONI
Apprezzabile anche il passaggio sulle retribuzioni: “se le retribuzioni sono al di sotto della media europea il costo del lavoro è più elevato”. Da qui la richiesta al governo di rendere permanente il taglio del cuneo fiscale. Al netto di alcuni altri aspetti, un programma di lavoro che finalmente mette in fila le giuste priorità. Un ultimo esempio? Nelle 20 pagine di relazione non c’è scritto nemmeno una volta “ESG”.