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Carige

Bcc, Cassa centrale banca saluterà Carige?

Secondo le ultime indiscrezioni Ccb non sarebbe intenzionata a diventare azionista di maggioranza di Carige. L'articolo di Emanuela Rossi

Tornano ad agitarsi le acque del mar ligure. Secondo le ultime indiscrezioni Cassa Centrale Banca non sarebbe intenzionata a diventare azionista di maggioranza di Carige acquistando la quota del Fondo Interbancario di Tutela dei depositi, che a fine 2019 era stato protagonista del salvataggio dell’istituto di credito con un rafforzamento patrimoniale di 900 milioni di cui 700 milioni tramite aumento di capitale. Solo il 3 marzo scorso, in un’intervista al Messaggero il presidente del Fitd, Salvatore Maccarone, assicurava che le trattative con Ccb per cedere il controllo di Carige andavano avanti: “Stiamo dialogando” aveva detto.

Intanto il consiglio d’amministrazione della banca genovese ha approvato i risultati del 2020 e ha comunicato che le perdite sono state pari a più di 251 milioni.

I DATI CARIGE DEL 2020

Il 2020 si è chiuso piuttosto male per Carige. In settimana il consiglio d’amministrazione ha approvato i risultati definitivi per gli undici mesi di gestione ordinaria dello scorso anno che erano stati comunicati il 23 febbraio. Fino a gennaio 2020, infatti, la banca era commissariata. In una nota la banca ha fatto sapere di aver realizzato perdite nette per 251,6 milioni, più del rosso di 185,3 milioni evidenziato nei dati preliminari diffusi a fine febbraio. Confermato invece il risultato ante imposte, -161,1 milioni, mentre il board ha valutato in 66,3 milioni le imposte differite non ascrivibili in bilancio, a seguito della valutazione sulle probabilità di recupero nel tempo delle Dta ossia le attività fiscali differite, rivedendo così il risultato netto definitivo. Al 31 dicembre 2020, a livello consolidato, le Dta iscritte a bilancio ammontavano a 827 milioni e le Dta fuori bilancio a 491 milioni.

Le cifre, ha sottolineato il board, vanno lette “in un quadro economico condizionato dalla crisi sanitaria, in grado di modificare radicalmente l’evoluzione prevedibile delineata nel Piano Strategico 2019-2023 approvato antecedentemente all’insorgere dell’emergenza”. Per questo motivo vengono valutati “positivamente i risultati conseguiti dalla Banca nel corso dell’esercizio 2020, che confermano il rispetto di tali previsioni a livello di ricavi e di costi (margine di intermediazione e spese amministrative) e registrano il conseguimento di performance superiori all’esercizio precedente e alle medie di sistema nei volumi intermediati e nelle principali voci economiche”. Dunque “la contabilizzazione di maggiori accantonamenti e rettifiche di valore rispetto a quanto previsto è coerente al mutato contesto e in linea all’attenta politica di gestione del rischio”.

COSA STAREBBE PENSANDO CCB

Se il consiglio d’amministrazione getta acqua sul fuoco, comunque Cassa Centrale Banca non sarebbe più così convinta dell’operazione Carige e, secondo indiscrezioni del Messaggero, avrebbe offerto al Fitd “un prezzo modello ‘banche venete’, vale a dire 1 euro” e vorrebbe “anche la dote”. In sostanza il gruppo di credito cooperativo starebbe pensando di imitare Intesa Sanpaolo quando, a giugno 2017, pagò Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza 1 euro e ricevette dallo Stato 5 miliardi. Ccb chiederebbe invece solo 500 milioni ovvero la cifra di un nuovo ipotetico aumento di capitale. Nessuna compensazione, invece, arriverebbe dalle Dta per 1,2 miliardi che, in caso di fusione, potrebbero trasformarsi in capitale.

Di fronte a un tale scenario il Fondo, che si sta confrontando con le banche consorziate, potrebbe decidere di tenersi la banca ligure per altri 6-8 mesi “in attesa di aggregarlo a uno dei nuovi poli attesi, come Agricole-CreVal o le fusioni che avranno quali protagonisti Unicredit, Mps, Banco Bpm, Bper”. Intanto proseguono le interlocuzioni tra Ccb e Fitd anche attraverso gli advisor Pwc e Kpmg che “hanno compiuto una due diligence dagli esiti divergenti”.

Nelle prossime ore, spiega ancora il giornale romano, la capogruppo del credito cooperativo (insieme a Iccrea) dovrebbe riunire il board per prendere una decisione definitiva sulla questione mentre, per quanto riguarda il Fondo, ci sono due appuntamenti in programma per mercoledì 17, ovvero la riunione del Comitato di gestione e il cda.

CCB E L’OPERAZIONE CARIGE

Ma cos’è successo in questi anni nell’asse che dal Trentino porta in Liguria? Ccb è entrata in scena all’atto del salvataggio di Carige, a settembre 2019, acquistando per 63 milioni l’8,34% del capitale mentre il Fondo Interbancario è divenuto azionista di maggioranza con l’80% e sborsando, insieme allo Schema volontario, circa 615 milioni. Sin da fine 2019, però, si è cominciato a parlare dell’ipotesi che la Cassa in seguito potesse prendere anche la quota del Fondo e salire fino al 91%. Un anno fa Ccb ha poi sottoscritto un contratto con opzione d’acquisto per rilevare l’80% del Fitd per 304 milioni entro il 31 dicembre 2021. Ma per la capogruppo trentina, anche a causa della pandemia, scrive ancora il Messaggero, i vecchi accordi non sarebbero più validi e poi, visto il deterioramento degli attivi di Carige, il timore è che la Bce possa chiedere un’altra ricapitalizzazione. Ancora in bilico l’altro progetto ovvero il ritorno a Piazza Affari dopo che la Consob ha sospeso il titolo, il 2 gennaio 2019. Si era tornati a parlare di quotazione entro l’estate ma i tempi, a questo punto, potrebbero decisamente allungarsi.

PROSSIMI APPUNTAMENTI

Per Carige intanto è in programma per il 20 aprile l’assemblea chiamata ad approvare il bilancio individuale al 31 dicembre 2020, il bilancio consolidato e la relazione sulla politica in materia di remunerazione e sui compensi corrisposti. Per la parte straordinaria, invece, i soci dovranno deliberare sulla proposta uscita dal cda qualche giorno fa di riduzione facoltativa del capitale sociale a copertura delle perdite. Una riduzione – si evidenziava nella nota che ha seguito la riunione del board – che non ha alcun effetto sui coefficienti di vigilanza della banca.

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