skip to Main Content

Blackrock Louisiana

Perché BlackRock torna a bacchettare le società petrolifere

Larry Fink, amministratore delegato di BlackRock, ha criticato le aziende petrolifere per la vendita dei loro asset inquinati a società non quotati. E propone la creazione di nuovi veicoli di investimento. Tutti i dettagli

 

Larry Fink, presidente e amministratore delegato di BlackRock, la più grande società di investimento al mondo, pensa che la transizione verso le energie “pulite” abbia bisogno di un ripensamento radicale e ha criticato le società petrolifere che vendono parte delle loro attività a investitori privati invece di quotarle.

Questa pratica di cessione, sostiene Fink, rischia di creare un grosso fenomeno di arbitraggio sul mercato: in breve, si parla di arbitraggio quando un soggetto acquista un bene o un’attività finanziaria su un certo mercato per poi rivenderlo su un altro, facendo leva sulle differenze di prezzo e puntando a massimizzare il profitto.

COSA HA DETTO FINK DI BLACKROCK

Nel suo intervento al Green Horizon Summit, nel contesto della COP26 di Glasgow, Fink ha detto che “non possiamo chiedere alle aziende quotate di andare avanti senza il resto della società. Si creerà il più grande arbitraggio del mercato dei capitali. Stiamo vedendo che negli ultimi anni sono stati venduti più idrocarburi a società private che in qualsiasi altro momento. Questo non cambia affatto il mondo. In realtà lo rende ancora peggiore, perché si sposta da società pubbliche divulgate a imprese private opache. Quindi, la missione sta fallendo”.

COSA FANNO LE AZIENDE PETROLIFERE

Alcune società petrolifere, per rispondere alle pressioni dell’opinione pubblica e degli azionisti, stanno vendendo parte dei loro asset più inquinanti a società private. Questi asset continuano però a esistere, spiega Fink, ma nelle mani di privati che non devono rispettare gli stessi livelli di trasparenza. Per il numero uno di BlackRock, questa pratica è paragonabile al greenwashing.

Fink afferma che le società petrolifere “devono muovere rapidamente verso un modello di business più decarbonizzato. Ma, allo stesso tempo, sono i fornitori numeri uno di energia, di gas e petrolio, in una società che è ancora totalmente dipendente da loro”. I combustibili fossili soddisfanno infatti ancora l’80 per cento circa della domanda energetica globale, nonostante la crescita delle fonti rinnovabili.

LA PROPOSTA DI FINK

Per risolvere il problema, Fink propone di creare nuovi veicoli finanziari dedicati allo scorporo degli asset petroliferi; i proventi delle vendite verranno poi utilizzati dalle società energetiche per investire nelle tecnologie pulite. Fink sostiene che ci sia “bisogno di creare questi tipi di veicoli come abbiamo fatto con le banche durante la crisi finanziaria; dobbiamo creare nuovi veicoli, nuovi processi di pensiero”.

BlackRock aveva già invitato le aziende energetiche ad adeguarsi al nuovo contesto della “sostenibilità” (anche nella finanza), consigliando loro di mettere a punto strategie ambiziose mirate alla riduzione del loro impatto climatico.

“TRANSIZIONE GIUSTA”

Per Fink occorre anche “reimmaginare in che modo distribuire rapidamente nuovi capitali per rendere il mondo più verde” ma anche per scongiurare che “nel breve periodo […] avremo il petrolio a 120-140 dollari”, altrimenti la transizione energetica non sarebbe “equa o giusta”.

I PAESI IN VIA DI SVILUPPO

Fink teme che i paesi in via di sviluppo non si uniranno alla transizione verso le energie verdi “perché non possono permetterselo”: lasciarli indietro o colpevolizzarli rischia di “creare più polarizzazione nel mondo, più incertezza politica”. Pensa anche che la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale debbano ripensare il proprio ruolo e garantire che i paesi in via di sviluppo ricevano fondi sufficienti per contrastare i cambiamenti climatici.

“Se vogliamo seriamente elevare la quantità di capitale che sta andando al mondo in via di sviluppo, in questo momento è di soli 150 miliardi di dollari circa, e tutte le stime [dicono] che dovremo arrivare a mille miliardi di dollari all’anno per i prossimi trent’anni per spostare davvero l’intero mondo, compreso il mondo in via di sviluppo, su una piattaforma più sostenibile”.

BlackRock ha fatto sapere di aver raccolto 673 milioni di dollari che confluiranno in un fondo infrastrutturale focalizzato sul clima e su progetti di questo tipo nei mercati emergenti. La società puntava a raccogliere investimenti per almeno 500 milioni.

Back To Top