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Perché Amazon getta la spugna sull’acquisto di iRobot

Amazon rinuncia ad acquisizione iRobot, operazione finita nel mirino dell'Antitrust Ue, e il produttore dell'aspirapolvere robot Roomba licenzia il 31% del personale. Tutti i dettagli

Niente robot aspirapolvere Roomba nel carrello della spesa di Amazon.

Il colosso dell’e-commerce ha annunciato la rinuncia all’acquisizione da 1,4 miliardi di dollari iRobot, che produce il robot Roomba. Le due società, in un comunicato, hanno dichiarato che “non ci sono possibilità di un’approvazione da parte delle autorità”.

Contestualmente, iRobot ha annunciato un significativo piano di ristrutturazione per ridurre i costi e ha affermato che taglierà circa il 31% della sua forza lavoro, ovvero 350 posti di lavoro. La società ha inoltre affermato che Colin Angle si è dimesso dalla carica di amministratore delegato. Alla notizia, il titolo di iRobot cede il 15% nel premercato.

Inoltre Amazon pagherà una penale di 94 milioni di dollari a iRobot. Meno di tre settimane fa, Amazon non aveva rispettato la scadenza per offrire risposte all’Unione europea. “La Commissione europea ha informato Amazon del suo parere preliminare secondo cui la sua proposta di acquisizione di iRobot potrebbe limitare la concorrenza nel mercato degli aspirapolvere robot”, rendeva noto lo scorso novembre Bruxelles.

Tutti dettagli.

LA STRATEGIA DEL COLOSSO DELL’E-COMMERCE

Era l’agosto 2022 quando il colosso dell’e-commerce fondato da Jeff Bezos aveva annunciato l’accordo con iRobot. Il più grande rivenditore online del mondo, che già possiede Alexa e Ring, stava spingendo per espandere la sua scuderia di dispositivi domestici intelligenti e per espandere l’assistenza sanitaria virtuale del gigante dell’e-commerce, ricorda Reuters.

L’acquisizione avrebbe consentito ad Amazon di investire in iRobot e di supportarla nella “riduzione dei prezzi sui prodotti che i clienti già apprezzano”, secondo l’azienda.

L’accordo aveva originariamente valutato la società produttrice di Roomba a 1,7 miliardi di dollari, ma una serie di esami normativi hanno prima abbassato il prezzo di acquisto prima di portare le due aziende ad annullare definitivamente l’operazione.

INTRALCIATA DAI REGOLATORI UE

Amazon ha affermato che la proposta di acquisizione di iRobot non ha avuto alcun percorso verso l’approvazione normativa nell’Unione Europea. All’inizio di gennaio Reuters ha riferito che l’accordo sarebbe stato bloccato dalle autorità di regolamentazione antitrust della Commissione europea e che le sue principali preoccupazioni erano che Amazon potesse contrastare i rivali di iRobot sul suo mercato online, in particolare in Francia, Germania, Italia e Spagna.

LA POSIZIONE DI AMAZON SULLA RINUNCIA A IROBOT

Il vicepresidente e consigliere generale di Amazon David Zapolsky si dice “deluso per il fatto che l’acquisizione di iRobot da parte di Amazon non abbia potuto procedere”. “Ostacoli normativi indebiti e sproporzionati – aggiunge – scoraggiano gli imprenditori, che dovrebbero essere in grado di vedere l’acquisizione come una strada verso il successo, e questo danneggia sia i consumatori che la concorrenza, esattamente le cose che i regolatori dicono di cercare di proteggere”.

SULL’OPERAZIONE OPINIONI CONTRASTANTI

Se i critici si sono opposti fin da subito all’accordo, affermando che rafforzerebbe la già potente posizione di Amazon.com nei dispositivi domestici intelligenti, c’è anche chi lo sosteneva.

Per il responsabile dell’associazione industriale. Computer & Communications Industry Association Daniel Friedlaender, “le dimensioni o la redditività di un’azienda non dovrebbero essere usate come scusa dalle autorità di regolamentazione dell’Ue per sostenere che non può innovare in un settore completamente diverso. In questo caso, ad esempio, semplicemente non ci sono ragioni valide per impedire a un’impresa di acquisire un produttore di elettrodomestici in difficoltà”, riporta Adnkronos.

“Se l’Europa – continua Friedlaender – adotta una politica di fusione guidata da obiettivi politici che servono solo alla politica industriale, piuttosto che ad un mercato competitivo, ciò porterà alla fine a meno concorrenza e meno innovazione nell’Ue. È dannoso per i consumatori e per l’industria europea. Invia il messaggio sbagliato sia agli investitori globali che alle start-up dell’Ue: non appena si raggiunge una certa dimensione, ci si può dimenticare di future fusioni e acquisizioni. L’Europa non può e non deve creare un ambiente in cui alle aziende non sia consentito investire o acquisire aziende in settori correlati. Né la legge sulla concorrenza, né il Digital Markets Act dovrebbero essere utilizzati per limitare o restringere artificialmente mercati sani o acquisizioni legittime”, ha concluso.

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