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Pensioni Inps

Pensioni, che cosa dovrà fare il governo. L’analisi di Cazzola

Se il governo riuscirà a durare, dovrà individuare una soluzione finale per il trattamento anticipato di pensione. Per questo motivo è stato sbagliato non fare nulla adesso sulle pensioni. Ecco come. L'analisi di Giuliano Cazzola

 

“Quaeta non movere et mota sedare’’ ha sempre rappresentato la linea di condotta dei governi che vogliono evitare agitazioni e conflitti: una linea suggerita dalla millenaria sapienza della Chiesa cattolica. Anche il governo Conte 2, impegnato a sciogliere i nodi di una legge di bilancio da tutti ritenuta complessa ed onerosa, ha scelto di attraversare con prudenza, passo dopo passo, la ‘’terra di nessuno’’ per non inciampare in una mina.

In Italia per occuparsi di pensioni – anche quando si fanno le cose giuste – è necessario avere molto coraggio e la capacità di rintuzzare con i minori danni possibili l’offensiva su più fronti scatenata dagli interessi colpiti, ai quali vanno tutti in soccorso, non solo i partiti e i sindacati, ma principalmente i media tv, sempre pronti a sbattere in prima serata un plotone di persone macilenti ai quali è stato levata o spostata in avanti l’opportunità di accedere alla pensione e che adesso non sanno come fare.

Peraltro, portando a scadenza quota 100 si arriva in prossimità delle elezioni del presidente della Repubblica, dopo la fine del ‘’semestre bianco’’ quando le Camere non possono essere sciolte in anticipo. Chi scrive – in queste settimane – si è sgolato ad indicare che non sarebbe bastato abolire o modificare quota 100 (misura peraltro meritoria) se non si fosse intervenuti anche sull’altro ‘’colpo di piccone’’ inferto dal Conte 1 alla riforma Fornero.

Si tratta del blocco a 42 e 10 mesi per gli uomini (un anno in meno per le donne) fino a tutto il 2026 dei requisiti per il trattamento anticipato ordinario, a prescindere dall’età anagrafica. Le generazioni del baby boom che si accingono ad andare in quiescenza in questi anni sono in grado – per la loro storia lavorativa e contributiva, stabile e continuativa) di raggiungere il requisito di anzianità richiesto, ad un’età spesso inferiore ai 62 anni necessari per quota 100. Lo dimostra il monitoraggio dell’Inps (tab.1), dove emerge che l’età media effettiva di pensionamento (64 anni) di quanti hanno utilizzato quota 100 è più elevata di quella media (62 anni) riguardante coloro che si sono avvalsi dell’altro canale.

Non avrebbe avuto senso chiudere la finestra (quota 100) lasciando aperta la porta. C’è poi un problema che occorrerà affrontare, prima o poi. Che cosa succederà quando le due scorciatoie giallo-verdi verso la pensione anticipata verranno a scadenza? A legislazione vigente, trattandosi di deroghe temporanee all’impianto Fornero, dovrebbero tornare ad applicarsi le regole stabilite nel 2011.

È evidente che si formerebbe un ‘’gradone’’ tra il passaggio dal regime derogatorio a quello permanente. Immaginate i lamenti, le proteste, gli operatori dei talk show scatenati ad inseguire per le strade i pensionati che hanno potuto avvalersi del regime agevolato mettendoli a confronto con quanti – per una differenza di pochi giorni legati alla maturazione dei requisiti – vedranno allontanarsi il traguardo a lungo agognato. Il precedente governo a trazione leghista, una soluzione l’aveva delineata: finita la sperimentazione la regola generale del pensionamento anticipato sarebbe approdata a 41 anni di contributi (effettivi o no?) a qualunque età.

Ma l’operazione avrebbe avuto un costo tanto elevato da incoraggiare gli ultras leghisti a lasciar perdere e a guadagnare tempo. Ma i nodi verranno al pettine. Se l’attuale governo riuscirà a durare, dovrà cimentarsi – attraverso un confronto con i sindacati – nell’individuazione di una soluzione finale per il trattamento anticipato di pensione. Per questo motivo è stato sbagliato non fare nulla adesso. Se ad un certo punto ci si imbatte in uno ‘’scalone’’ troppo elevato, la soluzione non può essere solo quella di abbassarlo. Sarebbe più virtuoso creare un percorso di salita armonico, alzando del necessario gli scalini precedenti.

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