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Patrimonio Destinato, che cosa cambia nel fondo sovrano di Cdp con il decreto Sostegni bis

Tutte le ultime novità che emergono dal decreto Sostegni bis sul fondo Patrimonio Destinato della Cassa depositi e prestiti (Cdp)

 

Il 26 maggio l’assemblea di Cassa Depositi e Prestiti ha approvato la costituzione del Patrimonio Rilancio, lo strumento straordinario e a carattere temporaneo, alimentato da risorse del Ministero dell’Economia e delle Finanze e gestito da Cdp nell’ambito di un patrimonio del tutto autonomo e separato.

La misura è rivolta alle imprese italiane con fatturato superiore a 50 milioni di euro, che potranno rafforzare la propria struttura patrimoniale grazie a un portafoglio di interventi, con limitati impatti sulla governance, quali strumenti ibridi di patrimonializzazione e aumenti di capitale., ricorda una nota del gruppo Cassa depositi e prestiti (che vede un ribaltone ai vertici: il governo ha nominato come amministratore delegato Dario Scannapieco al posto di Fabrizio Palermo).

Ieri è emersa anche una novità sul dossier dal decreto Sostegni bis, con una critica indiretta rispetto all’attuale impostazione del fondo architettata dal dicastero dell’Economia quando ero retto da Roberto Gualtieri.

Infatti si legge nella relazione illustrativa al decreto Sostegni bis che si “intende consentire, anche per gli anni dal 2021 in poi, l’apporto di liquidità al Patrimonio Destinato, in alternativa, parziale o totale, all’apporto di titoli di Stato., permettendo di superare una serie di complicazioni, legate soprattutto all’oscillazione del valore dei titoli di Stato”.

Ecco il passaggio preciso che si legge nella relazione illustrativa, descrivendo obiettivi e portata dell’articolo 17 del decreto Sostegni:

“La disposizione di cui al comma 1, in conformità alla Comunicazione (2021/C 34/06) del 28 gennaio 2021 con cui la Commissione europea ha esteso i termini delle misure di supporto pubblico, proroga al 31 dicembre 2021 i termini entro i quali possono essere effettuate interventi di supporto pubblico attraverso lo strumento del Patrimonio destinato, quali la sottoscrizione di prestiti obbligazionari subordinati (attualmente previsti fino al 30 giugno 2021) e le misure di ricapitalizzazione (attualmente previsti fino al 30 settembre 2021). La norma di cui al comma 2 intende consentire, anche per gli anni dal 2021 in poi, l’apporto di liquidità al Patrimonio Destinato, in alternativa, parziale o totale, all’apporto di titoli di Stato., permettendo di superare una serie di complicazioni, legate soprattutto all’oscillazione del valore dei titoli di Stato”.

Resta il mistero per cui il comunicato stampa di ieri di Cdp parli di Patrimonio Rilancio mentre il decreto parla di Patrimonio Destinato visto che il fondo è lo stesso.

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ESTRATTO DI UN LANCIO DI REUTERS SU PATRIMONIO RILANCIO/DESTINATO:

Ad oggi, sono circa 100 le aziende che hanno già manifestato interesse ad attingere agli interventi del fondo, spiegano due fonti vicine al dossier.

In prevalenza sono imprese con fatturato fino a 500 milioni, ma ci sono anche casi di aziende che superano ampiamente questa soglia.

Le imprese interessate, continuano le fonti, operano nei settori infrastrutture e costruzioni, hotel, meccanica, filiera dell’automotive e dei veicoli commerciali, agro-alimentare, tessile, mobili, moda.

Impegnando le risorse messe a disposizione dal Tesoro, Cdp può intervenire tramite iniezioni di capitale, sottoscrizione di obbligazioni convertibili o bond subordinati (convertibili o meno).

Finora Cdp ha riscontrato maggior attenzione per strumenti subordinati convertibili e subordinati tout court, spiega in particolare una delle fonti.

Il Tesoro ha iscritto a bilancio fino a 44 miliardi di emissioni entro fine 2022 per alimentare Patrimonio Rilancio.

Parte dei 24,5 miliardi in programma quest’anno saranno però utilizzati per riportare sotto le insegne di Via XX Settembre la società di assicurazione del credito Sace, oggi controllata da Cdp, in una operazione da 4,25 miliardi.

Il Tesoro ha approvato questo mese un decreto che prevede l’emissione di 3 miliardi di titoli come primo apporto.

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SCHEDA SU PATRIMONIO RILANCIO (FONTE: CDP)

Patrimonio Rilancio prevede tre tipologie di operatività:

Fondo Nazionale Supporto Temporaneo (FNST): interventi temporanei in aziende sane che hanno subìto impatti derivanti dall’emergenza Covid-19, coerenti con le misure previste dalla Commissione Europea nel “Quadro Temporaneo per le misure di aiuti di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del Covid-19” (c.d. Temporary Framework). Gli strumenti previsti dal FNST sono aumenti di capitale, prestiti obbligazionari convertendi, prestiti obbligazionari subordinati convertibili e prestiti obbligazionari subordinati;

Fondo Nazionale Strategico (FNS): investimenti, sia di carattere diretto che indiretto, con il coinvolgimento di altri investitori di mercato, in imprese caratterizzate da solide prospettive di crescita, al fine di supportarne i piani di sviluppo. Si tratta di operatività a condizioni di mercato, che prevede, in particolare, la sottoscrizione di aumenti di capitale e prestiti obbligazionari convertibili;

Fondo Nazionale Ristrutturazioni Imprese: dedicato agli investimenti a condizioni di mercato in aziende caratterizzate da temporanei squilibri patrimoniali e finanziari e adeguate prospettive di redditività, in co-investimento con altri player di mercato e anche mediante interventi di carattere indiretto con il coinvolgimento di Fondi di turnaround.

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