Per fortuna Paolo Ardoino, annunciando l’investimento di Tether (azienda che gestisce la stablecoin più utilizzata al mondo, USDt, ancorata al dollaro e con una capitalizzazione di 141,8 miliardi) in BeWater, realtà a capo sia di Will Media sia di Chora Media, ha sottolineato – anche in modo un po’ forzato e inusuale – che i giornalisti continueranno a essere indipendenti e a poter lavorare senza “inginocchiarsi alle narrazioni sponsorizzate e politicizzate semplicemente per poter sopravvivere”. Per fortuna per i giornalisti, appunto, a iniziare dal gruppo fondato da Guido Brera, Mario Gianani, Roberto Zanco e Mario Calabresi che dirige Chora, perché altrimenti il nuovo editore, considerato il suo pensiero esplicitato in molteplici interviste rilasciate nelle ultime ore e in altrettanti interventi sui social, potrebbe creare qualche imbarazzo a Cecilia Sala e agli altri giornalisti del mondo Chora.
PAOLO ARDOINO, UN ITALIANO ALLA CASA BIANCA
L’italiano più influente nel mondo delle cripto è appena rientrato dalla visita alla Casa Bianca dove sembra essere stato ricevuto con tutti gli onori dalla nuova amministrazione, benché non fosse presente il principale inquilino. Del resto il funzionamento stesso di Tether rende la stablecoin un partner da tenere in considerazione visto che la maggior parte dei soldi che gli investitori decidono di mettere nel salvadanaio ideato dal nostro connazionale viene investita in titoli del Tesoro Usa (con un guadagno che corre soprattutto nel periodo di inflazione e si assottiglia quando si taglia il costo del denaro). Nel maggio 2024 Tether, che ha sede nelle Isole Vergini britanniche, deteneva più di 90 miliardi di dollari in titoli del Tesoro americani. Lo stesso Paolo Ardoino a Repubblica ha dichiarato: “Siamo il 19° possessore del debito Usa. Così contribuiamo alla centralità del dollaro e alla stabilità finanziaria globale”.
A TRUMP PIACCIONO LE CRIPTO. SOLO SE PRIVATE
Trump si è rivelato così interessato a tale meccanismo che World Liberty Financial, una società di criptovalute fondata lo scorso anno con Steve Witkoff – inviato diplomatico speciale di Trump – e il supporto del tycoon stesso, ha annunciato nella notte italiana tra il 25 e il 26 marzo il lancio di USD1, una stablecoin ancorata in rapporto 1:1 con il dollaro statunitense e che sarà supportata al 100% da buoni del Tesoro Usa a breve termine. Tutto questo senza passare dalla Fed, particolare non di poco conto.
Tutto questo, soprattutto, mentre la coppia presidenziale adorna le meme coin e il Trump Media & Technology Group (detentore del social Truth) annunciava una partnership con la piattaforma di trading Crypto.com per il lancio di fondi negoziati in borsa (Etf) dedicati agli investitori interessati alle criptovalute. Con l’ovvia conseguenza di aumentare dubbi e critiche da parte di chi fa notare che così facendo l’attuale presidente Usa non è super partes ogni volta che interviene sull’argomento delle valute digitali. Ed è già intervenuto pesantemente in questi pochi mesi di avvio di mandato, togliendo dal campo statunitense ogni moneta virtuale “battuta” dalle banche centrali: un’ottima notizia per chi gestisce quelle private, una pessima per i singoli Paesi che le emettono. Tra cui l’Europa che, sebbene tra mille difficoltà, portava avanti il proprio progetto di Euro digitale.
LE AFFINITA’ TRA PAOLO ARDOINO E DONALD TRUMP
“Adesso si avvertono segnali di cambiamento”, il commento fiducioso di Paolo Ardoino – I legislatori statunitensi stanno iniziando a riconoscere che Bitcoin non è una minaccia, bensì un’opportunità. La verità è che Bitcoin rafforza la sovranità finanziaria e offre un’alternativa all’instabilità delle politiche monetarie centralizzate, incentivando l’innovazione. È diventato un fenomeno troppo grande per essere ignorato, e i governi lungimiranti capiscono che abbracciarlo, piuttosto che cercare di sopprimerlo, è un passo determinante nel percorso verso la leadership economica nell’era digitale”.
L’imprenditore italiano promuove l’idea del tycoon di dotare gli Usa di una riserva di Bitcoin, una sorta di gemello digitale di Fort Knox dell’era dei metaversi: “Una riserva governativa in Bitcoin segnala un pensiero strategico a lungo termine, da parte degli stati. Fornisce una copertura contro la svalutazione monetaria, uno strumento per la resilienza economica, un asset che opera indipendentemente da qualsiasi singolo governo o banca centrale. A differenza dell’oro, Bitcoin è completamente trasportabile, istantaneamente verificabile e non può essere sequestrato o limitato da forze geopolitiche. Questo lo rende particolarmente attraente per i Paesi che cercano di rafforzare la loro posizione finanziaria, in un mondo in cui la fiducia nelle politiche monetarie tradizionali si sta erodendo. Coloro che lo adotteranno nel breve saranno meglio posizionati per il futuro, mentre chi esiterà rischierà di rimanere indietro”.
Quanto a possibili collaborazioni con l’amministrazione Trump, Paolo Ardoino ha detto: “Ci impegniamo attivamente con i legislatori Usa e a livello globale per sostenere la crescita responsabile degli asset digitali, rafforzando al contempo la forza del dollaro statunitense nell’economia globale. Come emittente di USDt, la stablecoin più utilizzata al mondo, Tether svolge un ruolo cruciale nell’espandere l’accesso al dollaro nei mercati dove i servizi bancari tradizionali sono limitati o poco affidabili. La domanda di USDt riflette la persistente supremazia del dollaro come valuta di riserva globale preferita, e siamo orgogliosi di facilitarne l’adozione nelle economie emergenti e nel commercio digitale”. Del resto “Al di là del ruolo che abbiamo nell’inclusione finanziaria, figuriamo tra i principali possessori di titoli del Tesoro statunitense, al diciannovesimo posto, apportando un contributo diretto alla liquidità e alla stabilità dei mercati del debito USA. I nostri investimenti seguono una strategia che predilige asset caratterizzati da sicurezza ed elevata liquidità, assicurando che USDt mantenga una copertura completa e la fiducia degli utenti in ambito internazionale, contribuendo al tempo stesso alla solidità del sistema finanziario globale”.
Probabilmente non piace chi esprime il pensiero libero.
Il rischio che vedo io è che quando tutti gli Europei useranno l’Euro Digitale, i cittadini che dissentiranno con il governo potranno essere messi a tacere con la minaccia di confisca immediata.
Ho detto la parte… https://t.co/RvGkhMNKau
— Paolo Ardoino (@paoloardoino) March 30, 2025
A PAOLO ARDOINO E A DONALD TRUMP NON PIACE L’EURO DIGITALE?
L’affinità è totale, pare, anche per ciò che riguarda l’euro digitale che Trump ha stretto all’angolo nell’evidente tentativo di sfruttare la posizione preminente degli Usa nel settore dell’e-commerce per smerciare più cripto possibili durante le transazioni online indebolendo la credibilità della variopinta moneta – reale – europea. In un mondo in cui il contante andrà sempre più marginalizzandosi, non è un tema secondario. Per questo i ministri economici dell’Eurozona sono agitati. Non Paolo Ardoino, che sembra invece entusiasta delle ultime mosse di Trump in materia e su X scrive: “Il rischio che vedo io è che quando tutti gli Europei useranno l’Euro Digitale, i cittadini che dissentiranno con il governo potranno essere messi a tacere con la minaccia di confisca immediata. Ho detto la parte silenziosa ad alta voce sembra… Negli Stati Uniti, infatti, per eliminare questo rischio si è deciso di proibire al governo di lanciare una CBDC (Central Bank Digital Currency)”.
Come in tutte le questioni complesse, naturalmente anche questa non va banalizzata con posizioni pro o contro Trump, ma andrebbe sviscerata riflettendo su numeri, dati, modelli predittivi e analisi. Chissà se le testate finite nel portafogli di Tether affronteranno tali questioni con l’attenzione e l’imparzialità che meritano. Noi resteremo fiduciosi all’ascolto.