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Come vanno gli affari di Mario Calabresi con i podcast di Chora Media?

Tutti i numeri di Be Content (controllata all'85,75% da Be Water e al 14,25% da Mario Calabresi) attiva nel campo del digital journalism e del podcasting con il marchio Chora Media (che ha acquisito Will)

In affanno Chora Media, la società di podcast guidata da Mario Calabresi, incoronato delfino dal sindaco Beppe Sala per le comunali di Milano.

Non sembrano così lontane le elezioni per il nuovo sindaco del capoluogo meneghino, in programma nel 2027, visto che già si inizia a parlare del papabile successore di Sala. Come riportato ieri da Milano Today, durante un intervento a margine dell’apertura della Digital Week, a chi gli chiedeva se Mario Calabresi fosse il candidato giusto per la successione, l’attuale primo cittadino di Milano ha risposto: “Non so se ci stia pensando o lo stia immaginando ma penso che Calabresi sia una delle persone di livello che possono iniziare a riscuotere interesse”.

Beppe Sala ha ammesso di stare facendo un po’ di “scouting” nella società civile. Da parte sua il giornalista e scrittore Calabresi, già direttore di Stampa e Repubblica, si dichiara “onorato” ma glissa, esaltando l’entusiasmo per il suo attuale lavoro. Ovvero la guida di Chora Media (la cui società è Be Content srl), nata nel 2020, autoproclamatesi “prima podcast company italiana”.

In effetti la società milanese “ha realizzato podcast tra i più ascoltati di sempre in Italia, come il podcast di informazione di esteri Stories della giornalista Cecilia Sala, le serie di approfondimento Il dito di Dio e Dove nessuno guarda del giornalista Pablo Trincia, e il podcast di intrattenimento Non hanno un amico dell’attore e comico Luca Bizzarri” ricordava lo scorso febbraio Il Post.

Eppure sulla giovane società pesa un rosso in bilancio di oltre 7 milioni di euro. Tanto che a nemmeno tre anni dalla sua fondazione ha costretto i soci (Guido Maria Brera e Calabresi appunto) a ricorrere alla ricapitalizzazione.

Tutti i dettagli.

LA REPLICA DI MARIO CALABRESI ALL’ENDORSEMENT DI BEPPE SALA

Niente campagna elettorale in vista per Mario Calabresi alle comunali di Milano. “Sono molto onorato della stima che mi ha espresso il sindaco Sala, che ringrazio – ha detto Calabresi all’Ansa – ma sono anche molto felice del mio lavoro, che mi sono costruito e che mi entusiasma”. Il giornalista ha quindi chiarito che non intende entrare nel dibattito politico e si è detto convinto che “a tempo debito verrà trovata la soluzione migliore per garantire a Milano un sindaco all’altezza”.

L’EVOLUZIONE DI CHORA MEDIA GUIDATA DA MARIO CALABRESI

Il giornalista è occupato infatti a guidare la nuova fase di Chora Media.

A inizio anno Be Content ha finalizzato l’acquisizione di Is Media Srl (società dietro al progetto giornalistico nato su Instagram nel 2019 Will) per un corrispettivo di 5,2 milioni di euro. Si è completata così l’integrazione aziendale tra Chora Media e Will avviata nel 2022, che resteranno comunque indipendenti con autonome strategie editoriali e contenutistici. L’obiettivo di questa fusione è creare “il primo polo italiano dell’informazione nativa digitale in audio e video”.

LA PROPRIETÀ

Con un capitale sociale di 120.000 euro, Be Content srl è controllata all’85,75% da Be Water Spa. La società è di proprietà di Guido Brera, Mario Gianani e Filippo Sugar.

Compongono il cda oltre al presidente e ad Mario Calabresi: Riccardo Haupt, Roberto Zanco, Guido Maria Brera, Barbara Salabè e Mattia Guerra.

LA GOVERNANCE DOPO LA FUSIONE DI CHORA MEDIA E WILL

Come già detto, in occasione della fusione tra Chora Media e Will, Mario Calabresi è stato confermato nel ruolo di ceo e nominato presidente del Consiglio di Amministrazione, mentre Riccardo Haupt, ex ceo di Will Media, ha assunto la posizione di consigliere delegato e Chief Operating Officer. Riccardo Haupt ha la responsabilità della gestione dell’azienda, sovraintendendo alle aree di produzione, partnership e finanza. Filippo Loverre è stato nominato nuovo Head of Sales del gruppo.

I NUMERI DI BE CONTENT

Passando ora ai conti, la società ha registrato nel 2023 un fatturato pari a 4,2 milioni di euro, in crescita rispetto a i 3 milioni di euro dell’anno precedente con un incremento di 1,2 milioni, secondo la visura camerale depositata. Il giro d’affari dei podcast funziona quindi, ma la profittibilità sembra lontana.

Nel 2023 Be Content ha chiuso l’esercizio di bilancio ancora in rosso: la perdita si attesta a 3,1 milioni di euro, in peggioramento rispetto al rosso di 1,8 milioni di euro del 2022. La perdita 2023, sommata alle perdite portate a nuovo pari a 4,5 milioni di euro, determina una perdita totale di 7,6 milioni di euro. L’Ebitda si attesta negativo per 2,6 milioni. I costi della produzione si attestano a 7,2 milioni di euro, confrontandosi con i 5,6 milioni di euro dell’anno precedente. Ma quanto costa allora realizzare un podcast? “Può avere un costo industriale tra i 10 e gli 80mila euro per un prodotto di cinque-sei puntate. Ovvio che questo costo è indicativo, dipende dal variare di diversi parametri” spiegava ad Affaritaliani Mario Calabresi.

Tornando ai numeri, il totale debiti di Be Content srl per il 2023 è pari a 7,8 milioni di euro, in riduzione almeno rispetto a 11,2 milioni di euro del 2022.

LA POSIZIONE DELLA SOCIETÀ

Come si legge nella relazione di bilancio, il presidente e ceo Calabresi specifica che “il risultato è la fotografia di un anno particolarmente difficile, in cui è cambiato il modello di business delle piattaforme audio e di conseguenza il loro rapporto con i produttori di contenuti e in cui si è registrato un rallentamento del settore della trasformazione audiovisiva”.

“In una situazione complicata la società ha dovuto cambiare il proprio modello di ricavi ma ha continuato a investire per costruire mercato e creare Ip di valore” prosegue la società nella nota.

I BRANDED CONTENT AL CENTRO DEL MODELLO DI BUSINESS

Sempre Il Post spiegava che “per il 2023 i ricavi di Chora derivano per l’80% da branded content (podcast prodotti con partner e aziende che li pagano) e pubblicità (in quota poco significativa), per il 15% da contratti in esclusiva (Stories, per esempio, era un’esclusiva Spotify che Spotify retribuisce) e per il 5% dai corsi di formazione”.

Quindi sembra ancor più lecita la domanda di Startmag dell’anno scorso con cui si interrogava su podcast mania o branded podcasting follia? Da Ferrovie a ActionAid, passando per Intesa Sanpaolo e gruppo Hera, fino a Ducati: anche nel 2024 si è allungata la lista chi sponsorizza i contenuti di Chora Media. Basta guardare infatti alla sezione podcast del sito della società: già alla prima riga dell’elenco compare infatti: il podcast “Brillanti” con il contributo di Fondazione Cariplo, “Salute Circolare” serie podcast a cura di Aboca, “Storie di luce” promossa da Enel e “Nel mio tempo e nel mio spazio” in collaborazione con Coop Lombardia. Queste sono soltanto alcune, ma la lista è lunga.

Eppure queste collaborazioni/sponsorizzazioni, oggi chiamati appunto branded content, sembrano pagare fino a un certo punto.

OTTIMISTA SUL RISULTATO POSITIVO PER IL 2024

“Ora si chiude la fase di startup ed è possibile affermare finalmente che la macchina funziona e percorre la giusta direzione, come emerge con chiarezza dall’andamento del primo trimestre 2024 in linea con le previsioni del piano industriale che mira alla profittabilità”, si legge ancora nella nota di Be Content nella relazione di bilancio. “Con una crescita dei ricavi del 30% circa e una riduzione dei costi, come da piano, di circa il 15%. La fusione con Is Media, con le sinergie nel taglio dei costi, nella proposta editoriale e commerciale e nell’organizzazione, sta dando risultati più che soddisfacenti, tanto che quest’anno si prevedere di chiudere il bilancio della società 2024 in positivo”, conclude la società.

NECESSARI DUE AUMENTI DI CAPITALE

In realtà, per risanare il bilancio più che il piano di riduzione costi, è intervenuta una ricapitalizzazione.

Lo scorso maggio il cda ha deliberato due aumenti di capitale, di cui il primo più consistente per 8 milioni di euro e il secondo gratuito di 63mila euro a servizio di un piano di incentivazione. “Ciò significa che l’aumento di capitale di 8 milioni appena deliberato e la cui sottoscrizione scadrà il 31 maggio 2024 vedrà i due soci versare entro quella data, rispettivamente, altri 450mila euro e 50mila euro” riportava Affaritaliani lo scorso dicembre.

SUPER FIDUCIOSO ANCHE GUIDO BRERA

“Dopo i primi sei mesi del 2024 possiamo affermare con ragionevole sicurezza che il fatturato di BeContent, la società nata dalla fusione di Chora Media e Will, dovrebbe arrivare a fine anno intorno ai 12 milioni, in notevole aumento rispetto ai 9 con cui abbiamo chiuso il 2023”, ha dichiarato Guido Maria Brera lo scorso giugno.

I BRANDED CONTENT PORTERANNO PROFITTO?

Secondo il racconto di Brera&co ad Affaritaliani, il nuovo corso verso la crescita (e magari il pareggio in bilancio) di Be Content poggerà sulla trasformazione delle “idee che caratterizzano i video giornalistici di Will e i podcast di Chora Media in prodotti audiovisivi, come un mini-studio americano. L’obiettivo, ovviamente, è quello di alzare l’asticella del fatturato e passare alla fase due”.

“Altra idea su cui stiamo lavorando con sempre maggiore impegno è quello di portare i talent di Chora, Will e Be Water Film a teatro, realizzando spettacoli come già fanno per esempio Federico Buffa o Ale e Franz. In questo modo, alla fine del 2026 avremo un’azienda che poggia saldamente su tre gambe – audio, video e live – capace di raggiungere i suoi obiettivi”, ha spiegato alla testata la consigliera Barbara Salabè.

“L’altra “gamba” per accrescere i ricavi – prosegue Affaritaliani – è quella del branded content, cioè delle sponsorizzazioni che acquistano i podcast. Un’attività svolta in prima persona da Mario Calabresi e Riccardo Haupt. Infine, un’ulteriore linea di ricavi dovrebbe essere quella della formazione attraverso la new Media Academy e dei festival, quasi un elemento prodromico al lancio dei live del futuro”.

Non resta che attendere il bilancio 2024 per scoprire se questo mix porterà Chora Media al break even come auspicato da Calabresi.

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