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Cosa architetta la Bce sull’euro digitale

Le mosse della Bce, le posizioni dell’Abi e alcuni spunti non troppo confortanti per le banche.

Prosegue, pur a fatica, la strada che porta all’euro digitale. Nei giorni scorsi la Banca centrale Europea ha pubblicato il secondo rapporto sui progressi relativi alla sua preparazione, iniziata il 1° novembre 2023, ma le cose sembrano andare per le lunghe come detto da Piero Cipollone, membro del Consiglio direttivo dell’Eurotower e presidente della task force dell’Eurosistema dedicata all’euro digitale.

Quando la valuta entrerà in circolo, però, “avrà un percorso molto più veloce ed entrerà in competizione con tutte le altre forme di pagamento” ha sostenuto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, al Salone dei Pagamenti che si è svolto a Milano a fine novembre.

CIPOLLONE: OCCORRE PRESTO LEGISLAZIONE IN TEMA

Ospite della sesta edizione dei Geoeconomy Talk organizzati da Rcs Academy, Cipollone – come riferisce l’agenzia Askanews – ha ammesso: “Speravamo che la legislazione potesse essere a questo punto promulgata, invece abbiamo ancora qualche ritardo”. L’ex Bankitalia ha ricordato che “la Commissione ha emesso una proposta di regolamento nel giugno del 2023” e che ora il Parlamento Ue sta discutendo con il Council working group. “La speranza – ha aggiunto – è che ci sia un po’ di accelerazione per poter vedere la legislazione emanata. Questo perché noi non potremmo mai emettere l’euro digitale senza avere una legislazione in piedi”.

CIPOLLONE: EURO DIGITALE PER DIFENDERE EURO

Nella stessa occasione il componente della Bce ha evidenziato che l’euro digitale servirà anche a mantenere i “vantaggi enormi” offerti dalla moneta unica. “Come decisione, l’euro è stato un grande successo – ha proseguito Cipollone, secondo quanto riferito da Askanews -. Oggi l’euro pesa come moneta internazionale per circa il 20%. Dobbiamo difendere questo peso e forse accrescerlo perché ha dei vantaggi enormi. Avere una valuta di riserva importante è un beneficio importante per le nostre imprese e per le nostre economie. Il problema è che questa posizione non è garantita per sempre, è garantita se l’euro viene usato come valuta di riserva ma anche come mezzo di scambio”.

PATUELLI

Sul tema della legislazione che tarda ad arrivare ha speso parole anche Patuelli. “Ci sono ancora passi giuridici da compiere in Europa, ma dobbiamo essere consapevoli che la terza forma dell’euro ci sarà” ha detto al Salone dei Pagamenti, come riferito dall’Ansa. “L’euro digitale ci sarà e dovrà sottostare alla stessa normativa antiriciclaggio che c’è per le altre forme di pagamento. Non sarà un meccanismo elusivo delle norme antiriciclaggio, ma uno strumento per combattere ‘nerolandia’”. Il presidente dell’Abi ne è certo: “L’anno prossimo non saremo qui a parlare solo di consuntivi del settore, che saranno sicuramente in crescita, ma verremo a parlare anche della nuova frontiera dei pagamenti, che è indubbiamente l’euro digitale, che non è una nuova moneta, ma è la terza forma della stessa moneta: euro uno e trino”.

IL SECONDO RAPPORTO BCE SU PROGRESSI PREPARAZIONE

Nei giorni scorsi, intanto, la Bce ha fatto il punto sulle prossime tappe pubblicando il suo secondo rapporto sui progressi relativi alla fase di preparazione dell’euro digitale, avviata il 1° novembre 2023, “con l’obiettivo di gettare le basi per una possibile emissione” della valuta, come si legge in una nota diffusa da Francoforte. Dopo la pubblicazione del primo rapporto, informa ancora il comunicato stampa, la Banca Centrale ha aggiornato il regolamento dello schema per l’euro digitale, mirato ad armonizzare i pagamenti in euro digitale in tutta l’Eurozona. Il documento aggiornato include pure i contributi di sette nuovi gruppi di lavoro avviati lo scorso maggio così da sviluppare ulteriormente sezioni chiave del regolamento, tra cui gli standard minimi per l’esperienza degli utenti e la gestione dei rischi. Parallelamente, l’Eurotower ha concluso una selezione di candidature, avviata a gennaio, per individuare potenziali fornitori di componenti e servizi correlati all’euro digitale. I candidati selezionati sono stati invitati a presentare offerte. La procedura sarà completata nel 2025.

Nel frattempo, sono state avviate nuove attività di ricerca e sperimentazione per raccogliere informazioni sulle preferenze degli utenti e per orientare il processo decisionale per un possibile euro digitale. I risultati di queste attività saranno pubblicati a metà del prossimo anno. Inoltre, a seguito di una call lanciata a novembre, la Bce collaborerà con stakeholder chiave, tra cui commercianti, fornitori di servizi di pagamento, aziende fintech e università, per formare partenariati di innovazione in modo da testare pagamenti condizionati (ossia pagamenti effettuati automaticamente al verificarsi di condizioni predefinite) e da ricercare altri possibili usi innovativi della moneta digitale. Un rapporto sui risultati è atteso per luglio 2025.

E ancora: Francoforte sta lavorando con esperti delle banche centrali nazionali dell’Eurosistema e delle autorità nazionali competenti per sviluppare una metodologia che definisca i limiti di possesso dell’euro digitale, bilanciando l’esperienza degli utenti con le implicazioni per la politica monetaria e la stabilità finanziaria. Il processo – conclude la nota – include consultazioni con gli operatori di mercato tramite l’European Retail Payments Board e si basa anche su dati bancari accolti ad hoc.

IL REPORT DI MEDIOBANCA SULLE “BANCHE CHE FANNO CATENACCIO”

Va ricordato che lo scorso anno Mediobanca aveva prodotto un report, non pubblico, dal titolo eloquente: “Digital currency -d€ feedback: banks in catenaccio tactics”. Ne emergeva che sul tema euro digitale, all’interno dell’area euro, le banche non avessero una posizione comune tanto che la Federazione Bancaria Europea non aveva neppure presentato un documento comune per la consultazione indetta dalla Commissione Ue e che ha portato alle osservazioni di 101 soggetti tra banche, associazioni bancarie nazionali e società di pagamenti. In questi documenti gli istituti di credito evidenziavano soprattutto la necessità di chiarimenti sul modello di compensazione per remunerare gli investimenti da sostenere per il nuovo servizio. Inoltre si chiedeva di porre un limite più basso dei 3.000 euro ipotizzati dalla Bce alla disponibilità di contante digitale di cui ogni cittadino avrebbe potuto disporre. “Le banche – più che fare catenaccio – dovrebbero passare al contrattacco ovvero aprirsi su ciò che hanno da perdere ed essere proattive su ciò di cui hanno bisogno per essere promotrici più entusiaste del progetto” scriveva Piazzetta Cuccia nel report. Infatti “il successo dell’euro digitale dipende largamente dall’appeal finale del prodotto e dalla sua distribuzione (in cui le banche sono la chiave) e la Bce (il supervisore) è fortemente determinata ad arrivare al successo”.

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