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Palenzona sveglia il Mef di Giorgetti sui casini degli anti Palenzona in Crt

Che cosa sta succedendo in Crt e che cosa ha fatto il ministero dell'Economia. Fatti, nomi, indiscrezioni e la lettera integrale del Mef

 

Scazzi interni, tensioni ai vertici, pareri legali, denunce alla magistratura, chat calienti. Così il caso Crt induce anche il flemmatico ministero dell’Economia a cercare di capire cosa sia successo e cosa stia accadendo ai vertici della fondazione bancaria Cassa di risparmio di Torino dopo l’uscita di scena di Andrea Varese, il segretario generale dell’ente sfiduciato dal consiglio di amministrazione, e soprattutto dopo le dimissioni di Fabrizio Palenzona dalla presidenza della fondazione che è azionista tra l’altro di Unicredit, Generali, Cdp, F2i, Mundys, Banca Asti e Banco del Fucino, oltre a gestire un patrimonio di oltre 3,6 miliardi e ad erogare 70 milioni di euro sul territorio al non profit ogni anno.

Il Mef quindi accende i riflettori sul cda che ha messo in minoranza Palenzona in due occasioni, prima sfiduciando Varese e poi portando alle dimissioni il presidente. Un cambiamento di rotta del Tesoro rispetto alle prime posizioni piuttosto atarassiche attribuite dalle agenzie di stampa al dicastero di via Venti Settembre.

Al di là di quello che agenzie e giornali hanno scritto nei giorni scorsi, il Tesoro ha svolto monitoraggi necessari e indispensabili per verificare le cose che venivano scritte e denunciate. Quindi il Mef ha presentato esposto in procura all’indomani della segnalazione pervenuta da Palenzona e si pronuncerà al termine di tutte le verifiche e sugli aspetti di competenza se ci saranno violazioni dimostrate, sottolineano ambienti del ministero retto da Giorgetti.

Ecco le ultime novità, i motivi degli scontri, la lettera del Mef e non solo.

LA LETTERA DEL MEF A CRT

«Si chiede a codesta Fondazione di far pervenire una adeguata informativa sui fatti, corredata delle valutazioni di ciascun organo di indirizzo», ha scritto il direttore generale del ministero dell’Economia, Marcello Sala, in «riferimento alle vicende che hanno visto il presidente Palenzona rassegnare le dimissioni» in una lettera inviata il 24 aprile al consiglio di indirizzo, al consiglio di amministrazione e al collegio sindacale dell’ente torinese. (in fondo all’articolo c’è la lettera integrale).

CHE COSA SCRIVE IL MEF SU CRT

Il dicastero dell’Economia retto da Giancarlo Giorgetti (Lega) chiede anche di accedere ai verbali delle tre ultime riunioni del board: «Saranno altresì trasmessi i verbali delle deliberazioni del Consiglio di indirizzo del 19 aprile e dei Cda del 19 aprile e del 22 aprile nonché ogni deliberazione assunta nel mentre anche non approvata». La richiesta, specifica il Mef, riveste «carattere di urgenza» e sarà riscontrata al termine «di 10 giorni dalla ricezione della stessa e il Collegio Sindacale, posto a vigilanza della legge e dello Statuto, informerà tempestivamente il ministero in ordine a eventuali impedimenti al rispetto del suddetto termine, provvedendo a fornire motivazione degli stessi».
Il «patto occulto» Il Mef era stato chiamato in causa dal segretario Varese, con una segnalazione all’Autorità di Vigilanza (ossia appunto il Tesoro), nel momento in cui era emersa l’esistenza di un «patto occulto» all’interno della fondazione nato con lo scopo di orientare nomine e decisioni.

LE MIRE SU CDP E F2I

Ma c’è un non detto finora sulla vicenda. Il patto che stavano costruendo gli anti Palenzona mirava a spartire le nomine nelle partecipate: le mire della vicepresidente di Crt, Caterina Bima, erano – o lo sono ancora – di entrare a far parte del cda della Cassa depositi e prestiti (controllata dal Mef e partecipata da 66 fondazioni di estrazione bancaria) su designazione appunto delle fondazioni azioniste di Cdp. Ma Palenzona si opponeva – sempre secondo le stesse indiscrezioni – a un patto che di fatto dava la possibilità a chi è già ai vertici degli organi di Crt a fare parte dei board delle società partecipate, come appunto Cdp, F2i e Asti.

Ambienti finanziari milanesi fanno notare – come scritto nei giorni scorsi su Start Magazine – la rilevanza di un parere legale (a sostegno delle tesi di Palenzona) firmato dal noto giurista Andrea Zoppini, già sottosegretario alla Giustizia nel governo Monti, vicino anche ai vertici di Intesa Sanpaolo.

ECCO LA LETTERA INTEGRALE DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA A CRT:

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL GIORNALE SUL CASO CRT

Nel frattempo, si è appreso di altri pareri legali che erano stati richiesti da Palenzona prima dell’invio dell’esposto al Mef. «Ritengo in definitiva» che «il Presidente debba senza indugi formulare al Mef, in qualità di autorità di Vigilanza, apposito esposto in merito al Patto, trasmettendo altresì il relativo documento», così conclude il suo parere l’avvocato Andrea Zoppini, tra i più brillanti legali italiani, in merito all’opportunità di segnalare al Mef il patto occulto promosso dall’allora consigliere Corrado Bonadeo, che avrebbe potuto creare una sorta di fondazione nella Fondazione per orientare le politiche più strategiche dell’ente. Una scelta contestata dai quattro membri del cda ribelli, che hanno sfiduciato il segretario generale Andrea Varese e spinto Palenzona a dimettersi.

A completare il filotto di pareri, si aggiunge anche quello dell’avvocato Roberto Sacchi che scrive: «Il Patto, ove sottoscritto, costituisce un accordo in contrasto con le norme di legge e dello Statuto». Per completezza, aggiunge il legale, anche il fatto che il Patto non sia stato sottoscritto «non esclude – a maggior ragione degli inviti alla riservatezza (quindi all’opacità) contenuti» nelle mail del 23 e del 27 marzo 2024 «dell’avvocato Bonadeo – che già oggi, a prescindere dalla sottoscrizione del Patto, si è in presenza di una oggettiva rottura della legalità dell’azione della Fondazione». Le mail citate nel parere legale sono quelle inviate da Bonadeo a Francesco Galietti, che avrebbe voluto facesse parte del patto occulto. La prima, del 23 marzo, allegava un documento chiamato «modulo cooptati» da firmare con l’invito a non dire a nessuno di quella iniziativa. Bonadeo e Galietti facevano parte di un gruppo di consiglieri che avevano favorito l’ascesa alla presidenza di Palenzona e che, non riproposti dalle terne degli enti designati, per rimanere consiglieri d’indirizzo avrebbero dovuto essere cooptati. La seconda, il 27 marzo, aveva in allegato un documento Patto di Consultazione e pre-adesione a gruppo consiliare La Fondazione di Domani nel Consiglio d’Indirizzo FCRT. «Firmeremmo anche questa limitatamente al nostro gruppo per ora, e sempre in via riservata», scriveva Bonadeo nel testo della mail che figura su documenti che Il Giornale è stato in grado di consultare. Galietti a quel punto decise di non firmare, proprio per il timore che si venisse a creare un contropotere in grado di condizionare il funzionamento della Fondazione. Proprio lui porterà poi a conoscenza dell’esistenza del documento il presidente Palenzona nella mattinata del 27 marzo. La reazione di Bonadeo, affidata ad alcuni whatsapp, è stata veemente: «Sei tu Giuda?» avrebbe scritto a Galietti. E poi: «Hanno in mano il patto di consultazione inviato oggi cazzo» e, dopo un iniziale diniego di Galietti, avrebbe precisato che i documenti inviati ai consiglieri erano diversi e per questo avevano capito che il traditore era lui. Alla fine, la denuncia inviata al Mef, un documento di 78 pagine, conterrà anche una memoria dello stesso Galietti che spiega nel dettaglio tutti i passaggi.

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