Il governo olandese ha assunto il controllo dell’azienda di microchip Nexperia, che ha sede nei Paesi Bassi ma è di proprietà cinese, con l’obiettivo di impedire il trasferimento della sua produzione. In un comunicato, il ministero dell’Economia dell’Aia ha parlato appunto dell’esistenza di “una minaccia alla continuità e alla salvaguardia sul suolo olandese ed europeo di conoscenze e capacità tecnologiche fondamentali”.
È la prima volta che i Paesi Bassi agiscono in questo modo facendo ricorso al Goods Availability Act, una legge del 1952 che conferisce all’esecutivo dei poteri speciali per garantire la disponibilità di beni essenziali durante uno stato di emergenza nazionale: in questo caso, i “beni essenziali” sono i semiconduttori per le automobili e per l’elettronica di consumo.
CHI CONTROLLA NEXPERIA
Dopo la separazione da Nxp Semiconductors, un’azienda olandese di microchip, nel 2017 Nexperia – che ha sede a Nijmegen – è stata acquisita da un consorzio statale cinese per 2,7 miliardi di dollari.
Nel 2018 questo consorzio ha iniziato a vendere le azioni di Nexperia al gruppo tecnologico cinese Wingtech, che ne è diventato l’azionista di maggioranza l’anno successivo.
LE RAGIONI DELL’INTERVENTO GOVERNATIVO
Il ministero dell’Economia dei Paesi Bassi ha giustificato l’intervento governativo – risalente allo scorso 30 settembre, ma reso pubblico il 12 ottobre – con le “gravi carenze e azioni di governance” di Nexperia. “La decisione”, ha aggiunto, “mira a prevenire una situazione in cui i beni prodotti da Nexperia (prodotti finiti e semilavorati) non sarebbero disponibili in caso di emergenza”.
Il governo olandese potrà ora bloccare o revocare le decisioni prese dal consiglio di amministrazione di Nexperia. Dopo aver sospeso il il direttore esecutivo Zhang Xuezheng, l’esecutivo ha anche ordinato la nomina di un direttore indipendente e non cinese, che rappresenterà l’azienda e deterrà il potere di voto decisivo. Inoltre, tutte le azioni di Nexperia (tranne una) sono state poste sotto custodia.
Wingtech, l’azionista maggioritario, ha dichiarato che la mossa dell’Aia “costituisce un atto di eccessiva interferenza dettato da pregiudizi geopolitici e non da una valutazione dei rischi basata sui fatti”; inoltre, “viola gravemente la tradizionale difesa da parte dell’Unione europea dei principi dell’economia di mercato, della concorrenza leale e delle norme del commercio internazionale”. L’azienda ha anche fatto sapere di aver richiesto assistenza al governo cinese.
IL RUOLO DEGLI STATI UNITI
L’anno scorso gli Stati Uniti avevano inserito Wingtech in una entity list, ovvero una “lista nera” contenente tutti quei soggetti con i quali è vietato commerciare liberamente: Wingtech è stata accusata di aiutare il governo cinese ad acquisire tecnologie sensibili per la manifattura di microchip, un settore nel quale Pechino è in ritardo.
Da anni gli Stati Uniti stanno cercando di impedire alla Cina di accedere ai microchip avanzati e ai macchinari di chipmaking in modo da frenarne lo sviluppo industriale e militare. I Paesi Bassi partecipano attivamente a questo sistema di controlli sulle esportazioni perché sul loro territorio ha sede Asml, la più importante azienda al mondo di apparecchi per la fabbricazione di chip, con un monopolio sulle tecnologie di litografia ultravioletta estrema (Euv, in gergo): si tratta di un processo estremamente sofisticato che permette di creare circuiti su scale ridottissime. Asml non è autorizzata a vendere in Cina né i suoi macchinari Euv, né quelli per la litografia ultravioletta profonda (Duv).
Il mese scorso il dipartimento del Commercio americano ha introdotto nuove regole che estendono le restrizioni alle vendite anche alle sussidiarie delle imprese presenti nella entity list: significa che Nexperia sarebbe stata soggetta a restrizioni commerciali perché Wingtech ne è la proprietaria.
I PRECEDENTI
Già da prima dell’aggiornamento delle regole del dipartimento del Commercio americano, la questione della proprietà cinese si era già rivelata problematica per Nexperia. Nel novembre 2022 l’azienda si era vista bloccare dalle autorità britanniche l’operazione di acquisto dell’azienda di semiconduttori Newport Wafer Fab per ragioni di sicurezza nazionale.
E IN ITALIA…
La posizione rilevante, quando non maggioritaria, di investitori cinesi nelle aziende nazionali è un tema rilevantissimo anche per l’Italia: ci sono circa settecento casi in tutto, ma l’attenzione del governo è focalizzata su una manciata di grandi società attive nei settori dell’energia, dei trasporti, della tecnologia e della finanza, scriveva Bloomberg quest’estate.
L’esempio più discusso è quello di Pirelli, azienda milanese di pneumatici il cui maggiore azionista è la compagnia statale cinese Sinochem, con una quota del 37 per cento.
– Leggi anche: Sinochem non ha violato il golden power su Pirelli
Ma la presenza della Cina è forte anche in Cdp Reti, la controllata di Cassa depositi e prestiti che amministra le partecipazioni nelle aziende italiane di infrastrutture energetiche: Terna (elettricità), Snam e Italgas (gas). State Grid Corporation of China, la compagnia statale che gestisce la rete elettrica della Cina, possiede il 35 per cento di Cdp Reti.
Poi c’è Ansaldo Energia, società genovese di impianti energetici oggi detenuta per la quasi totalità da Cdp Equity di Cassa depositi e prestiti. La quota della compagnia elettrica cinese Shanghai Electric è stata ridotta drasticamente a seguito di alcune operazioni di ricapitalizzazione, passando prima dal 40 al 12 per cento, e poi allo 0,5 per cento. Ciononostante, scriveva Bloomberg, la pur marginale presenza cinese nell’azionariato continua a impedire ad Ansaldo Energia “di partecipare ad alcuni appalti e gare pubbliche negli Stati Uniti”.